Pentecoste 2020
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Raccolgo, all’inizio, alcune considerazioni sul racconto della Pentecoste, così come gli studiosi hanno saputo fare emergere (cfr. Dupont, Studi sugli Atti degli Apostoli):
1) Lo Spirito Santo è sceso sugli apostoli durante la festa nella quale il Giudaismo commemorava la promulgazione della Legge e la conclusione dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo riunito in «assemblea». La Pentecoste cristiana si presenta così come una festa della Nuova Alleanza che rende Chiesa un nuovo popolo di Dio. Questa Alleanza non è più fondata sulle prescrizioni di una Legge imposta agli uomini dall’esterno; ma si fonda sullo Spirito che trasforma i cuori e ispira loro un atteggiamento filiale nei confronti di Dio.
2) Il mistero della Pentecoste riguarda «tutte le nazioni che sono sotto il cielo». Certe tradizioni giudaiche avevano già attribuito una portata universale agli eventi del Sinai. La Legge divina era destinata in linea di principio, a tutti i popoli. In pratica però, solo Israele l’aveva ricevuta ed era necessario aggregarsi ad esso per far parte del popolo di Dio. Toccava all’economia instaurata dallo Spirito essere effettivamente universale: tale essa appare fin dal mattino di Pentecoste. Ma la sua universalità non potrà realizzarsi che progressivamente, via via che la testimonianza degli apostoli si espanderà «fino ai confini della terra». Alla nota di universalità, che è essenziale alla Chiesa nata dallo spirito, corrisponde la sua vocazione missionaria; la Chiesa sarà in stato di missione fino alla fine dei tempi.
3) Al mattino della Pentecoste, l’universalità della Chiesa trova la sua concreta espressione nel dono concesso agli apostoli di «parlare in altre lingue», «nel linguaggio particolare» di ciascuno dei popoli ai quali dovranno portare la loro testimonianza. Leggende rabbiniche immaginavano che un prodigio analogo si era verificato al Sinai; ma esse non potevano distruggere il fatto che la Legge giungeva agli uomini mediante un rivestimento ebraico: la lingua ebraica, lingua della rivelazione, diveniva al tempo stesso lingua sacra. La Chiesa non sarà legata ad una lingua, l’ebraico antico, o l’aramaico parlato da Gesù e dai primi apostoli, o il greco degli autori ispirati del N. T. Lo Spirito dona agli apostoli e per essi alla Chiesa, la lingua … di tutti i popoli.
Possiamo tradurre questo pensiero con quanto affermava s. Giovanni Paolo II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta» e insieme scoprire che la lingua nativa indica la pertinenza della fede alla natura umana, al cuore di ogni uomo. Il cristianesimo, come avvenimento, come evento strutturato, è totalizzante. E cioè suggerisce la sensibilità con cui si affrontano le cose della vita, genera anzi la percezione stessa delle cose, la concezione e la valorizzazione, e poi la progettazione e l'attuazione. Così come sottolineava Paolo VI nella sua Evangelii Nuntiandi: «per la Chiesa non si tratta soltanto di predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza… La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l'incontro con la Buona Novella. Ma questo incontro non si produrrà, se la Buona Novella non è proclamata.»
? La seconda lettura ci parla della varietà dei carismi nel contesto dell’unità del corpo che è la Chiesa. La Chiesa è un corpo segnato dalla unità delle membra, secondo un disegno di utilità. Sono i carismi, i doni, che hanno generato nella storia i vari movimenti. E qui a San Marino, la presenza del carisma di san Francesco è particolarmente significativa. Che lo Spirito santo faccia rinascere volti ed esperienze che rinnovino il volto della terra, e diano voce profetica alla Chiesa, di quella profezia che sa fare crescere l’esperienza degli uomini, in particolare il cammino educativo, rinunciando alla seduzione del mondo. Troppe volte, anche recentemente abbiamo visto che coloro che sono stati al centro dell’attenzione mediatica, poi hanno preferito il successo mondano all’obbedienza alla Chiesa, e dopo avere esaltato l’autorità, ne hanno discusso le scelte se non coincidevano con i propri progetti e calcoli.
? Il Vangelo, in particolare, mostra che il dono dello Spirito, apportatore di pace, porta nel mondo il perdono di Dio, cioè una novità di vita che si può definire come perdono e pace, come responsabilità personale e comunitaria. Già la Lettera a Diogneto così descriveva il volto dei cristiani nel mondo: «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.
A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo… L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito disertare.»