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Lettera aperta alle Monache Adoratrici di Monza

Fonte:
CulturaCattolica.it
Queste sono le parole dei vari media per descrivere quanto accaduto. Forse sarebbe meglio andare sui giornali per un più nobile motivo: «così ho deciso di uscire di persona. Mi auguro che non venga fatta alcuna strumentalizzazione di quanto successo»

Carissime sorelle Adoratrici di Monza,

ho letto con sgomento la notizia, su Repubblica e su vari altri giornali, del vostro invito ad allontanarsi rivolto a chi pregava sul sagrato della vostra Chiesa.
Erano credenti che esprimevano il loro dolore e disappunto per la manifestazione del cosiddetto «orgoglio omosessuale» che si sarebbe tenuta di lì a poco a Monza.
Siete uscite dalla clausura per esprimere il vostro dissenso rispetto a un popolo che pregava.
Certo, capisco: ci possono essere tanti motivi, insieme alla paura di essere strumentalizzati.
Ma questo vostro gesto non ha impedito la strumentalizzazione contraria: anche le Adoratrici di Monza sono contro gli “ultracattolici”, e hanno fatto intorno a loro terra bruciata.
Così un gesto che oltretutto poteva passare inosservato (sappiamo infatti che tanti-troppi preferiscono non apparire per paura della gogna mediatica del politically correct – e del resto le foto dell’accaduto lo dimostrano) questo gesto è diventato l’occasione che ha contribuito a mostrare la divisione tra i cattolici stessi e la loro irrilevanza.
Siete state anche voi usate per uno scopo malvagio. Che tristezza!
Da sempre la presenza delle Monache Adoratrici a Monza è stata segno di libertà spirituale, di giudizio (ancorché silenzioso) contro lo strapotere dei potenti. Uno spazio di libertà contro l’omologazione del pensiero unico.

Carissime sorelle, non cercate il consenso del mondo, lasciate alla adorazione eucaristica il suo sapore profetico di testimonianza del vero e del bello, di una fede capace di ridare speranza all’uomo d’oggi! E lasciate che un piccolo resto creda ancora di trovare in voi accoglienza e comprensione, rifugio e conforto.
Nel passato alcuni cristiani hanno sacrificato all’imperatore: non ne è venuto un bene per la Chiesa né una maggiore libertà per i credenti. E forse non hanno neppure scampato il martirio.
Oggi l’adorazione deve essere il segno della presenza di un Dio che salva, onorato da chi lascia tutto per raggiungere tutti.
Risuonano nel mio cuore gli esempi dei martiri, anche di coloro che, come i Maccabei nell’Antico Testamento, hanno scelto di andare controcorrente. Ed era la testimonianza di quella «corrente» che scaturiva dal cuore di Dio e dal rispetto delle sue leggi.
Ritornate a riagganciare i rapporti con chi prega per la vita della famiglia, fate sapere che siete vicino a chi crede che il disegno di Dio è un bene per tutti.
Sappiate essere il segno profetico come sempre è stata la vostra comunità a Monza. Che nei tempi difficili è sempre stata rifugio per coloro che avevano a cuore il bene dell’uomo e della società, con forza e coraggio. Anche quel coraggio che nel silenzio non si piega al Diktat dei potenti.
Che l’Eucaristia ritorni ad essere il vessillo del bene per tutti, speranza di pace, promessa di immortalità.

Queste sono le parole dei vari media per descrivere quanto accaduto. Forse sarebbe meglio andare sui giornali per un più nobile motivo:


Corsera: «La Madre Superiora del convento, però, si è presentata personalmente per allontanare i presenti. Gesto che la religiosa – Madre Maria Benedetta dell’«Unità» – ha giustificato dicendo che «non erano autorizzati» a stare in quel luogo, in quanto «proprietà privata», secondo quanto riportato da Cittadinomb.it.»

Repubblica: «Peccato però che il loro presidio, ieri pomeriggio, si sia dovuto spostare dall'ingresso del monastero delle Monache Sacramentine al limite della piazza: e questo perché, mentre lo sparuto gruppo iniziava la recita del rosario, una suora è uscita dal convento invitandoli a lasciare il sagrato e spostarsi più in là.»

Il Cittadino MB: «Qui non potete stare, è proprietà privata». Con queste parole madre Maria Benedetta, superiora da un paio di settimane della comunità monastica delle sacramentine, ha chiesto ai membri del Comitato Teodolinda che venerdì sera si sono dati appuntamento davanti alla chiesa di via Italia, di allontanarsi dal sagrato: erano lì dopo avere organizzato una “preghiera pubblica di riparazione” per il Brianza Pride. «Mi hanno detto che avevano il permesso della Questura e che stavano semplicemente pregando, ma io ho ribadito che non era stato chiesto a noi alcun permesso, e che quella era proprietà del monastero – continua la monaca -. La maggior parte di loro si è subito allontanata spostandosi al di là delle catene. Solo un piccolo gruppo è rimasto, e con tono polemico ha cominciato a lanciare provocazioni anche contro di me».
Una volta ribadito nuovamente il concetto madre Maria Benedetta è tornata in clausura. «Verso le 19.40 ho ricevuto un messaggio che mi informava che tutti i manifestanti, una trentina in tutto, avevano lasciato il nostro sagrato – conclude –. Prima ancora di uscire per parlare con loro avevo chiamato la Polizia locale per segnalare l’accaduto ma mi hanno detto che non potevano mandare nessuno, e così ho deciso di uscire di persona. Mi auguro che non venga fatta alcuna strumentalizzazione di quanto successo. Ripeto: sono stati allontanati perché non avevano l’autorizzazione a rimanere lì».

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