Don #Giussani ci guida dal cielo
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Sono passati 14 anni da quando il Signore ha chiamato a sé don Giussani. E per me è stata la perdita di uno dei miei tre «genitori»: mio padre, don Giuss e s. Giovanni Paolo II.
Il tempo che passa conferma la profondità e la bellezza del dono che è stato don Giussani per la Chiesa e per il mondo intero, dono che in me non significa una forma affascinante di «spiritualità», bensì il crescere di una responsabilità che chiede sempre più di maturare e di approfondirsi. Del resto don Giussani ricordava che della Fraternità, cioè del livello adulto della appartenenza al movimento di CL, ciascuno è personalmente responsabile. «Per questo occorre domandare una chiarezza grande di fronte alla nostra responsabilità. Il singolo, infatti, è responsabile di tutta la Fraternità in cui è immerso, qualunque sia la sua condizione attuale, di salute o di malattia, di letizia o di prova […] Ad ognu¬no Dio affida il suggerimento di essere un’avanguardia per la missione.
L’esempio più grande in questo senso ci è dato da co¬loro tra noi cui sono affidate le responsabilità più gra¬vi; anche in campo civile, perché la novità che investe la nostra storia sia esplicitata in loro nella dedizione al proprio servizio. E questa novità non è giudicata innanzitutto dal comportamento morale del singolo, ma dal tipo di responsabilità che ciascuno avverte nel suo servizio dentro la comunità stessa in cui Dio lo chiama.»
Con queste parole don Giussani commentava la bellissima lettera di s. Giovanni Paolo II in cui ricordava lo scopo del movimento: «Il movimento, pertanto, ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale. La strada, quante volte Ella lo ha affermato, è Cristo. Egli è la Via, la Verità e la Vita, che raggiunge la persona nella quotidianità della sua esistenza. La scoperta di questa strada avviene normalmente grazie alla mediazione di altri esseri umani. Segnati mediante il dono della fede dall'incontro con il Redentore, i credenti sono chiamati a diventare eco dell'avvenimento di Cristo, a diventare essi stessi “avvenimento”.
Il cristianesimo, prima di essere un insieme di dottrine o una regola per la salvezza, è pertanto l’“avvenimento” di un incontro. E’ questa l'intuizione e l'esperienza che Ella ha trasmesso in questi anni a tante persone che hanno aderito al movimento».
Ed è con profonda gratitudine che oggi abbiamo celebrato questa Messa con il nostro Vescovo di San Marino-Montefeltro, certi che ««Il cristianesimo ... deve generare dei santi, cioè dei testimoni dell'eterno... Santo è chi riesce a farci intravedere l'eternità, malgrado la grave opacità del tempo».
E questa penetrazione dell'opacità è avvenuta nella storia della Chiesa in ogni tempo e in ogni condizione, ci è giunta da ogni continente e nella più sconcertante varietà di circostanze.
Ho sentito con le mie orecchie don Giussani affermare che la Fraternità è l’ultima chance che il Signore ci offre per la santità. Ebbene, che anche oggi questa coscienza e questo impegno ci guidino con forza.