E se le fake news fossero prodotte dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede?
Rimane aperta la domanda «Cui prodest?». Che vantaggio c’è a confezionare notizie che poi vengono in qualche modo se non smentite, almeno corrette? La santa Chiesa deve essere testimone di un giornalismo capace di appassionare alla verità, limpido e coraggioso, soprattutto in questi tempi di menzogna e di strumentalizzazioni- Autore:
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In occasione della discussione animata a proposito della lettera di Papa Benedetto XVI a Mons. Dario E. Viganò, sono andato a rileggere l’ultimo messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni sociali, il cui tema era «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). FAKE NEWS e giornalismo di pace».
Forse varrebbe la pena che il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede se lo andasse a leggere (o rileggere). Sembra che Papa Francesco – descrivendo la logica delle «fake news» – avesse come modello ispiratore quanto accaduto in quella occasione.
Leggiamo il cuore del messaggio:
Certamente ogni uomo ragionevole e senza pregiudizi, soprattutto se immune dalla malattia dei «lecca-calze» stigmatizzata dal papa stesso e da altri chiamata «categoria dei turiferari», potrebbe rendersi conto della confezione della notizia ingannevole di cui si sta parlando. Basterebbe pensare alla scelta di rendere nota la lettera di Benedetto XVI alla vigilia del V anniversario di pontificato (così che TUTTI i media l’hanno presentata come una lettera che intendeva denunciare le «stolte» contrapposizioni tra Benedetto e Francesco) e poi, sorprendentemente, l’avere censurata la parte finale, ove papa Benedetto dichiarava di non avere letto né di avere tempo e intenzione di leggere i «libriccini» che spiegavano la teologia di Papa Francesco.
Quello che poi sconcerta, almeno me, è quanto afferma Sandro Magister, che ha pubblicato l’intero contenuto della lettera:
«Io alla presentazione dei libretti sulla teologia di papa Francesco c'ero. E c'erano con me una ventina di altri vaticanisti. Ebbene, Viganò la lettera l'ha letta tutta, mentre contemporaneamente veniva distribuito il comunicato stampa che includeva tra virgolette solo i due paragrafi che hanno prodotto il risultato che sappiamo. Il giorno dopo ho cercato di vedere se era stato pubblicato da qualche parte il testo integrale della lettera. Invano. E allora mi sono detto: Basta! Ho ricuperato la videoregistrazione della performance di Viganò e da lì, dalla sua viva voce, ho trascritto il testo completo della lettera. Quindi almeno una ventina di vaticanisti avevano udito con le loro orecchie tutto quello c'era scritto nella lettera di Benedetto XVI, eppure l'effetto è stato quello che sappiamo. Non è stata una pagina brillante per la professione. E la colpa non è stata solo di Viganò.» |
Tutto questo rivela la drammatica verità indicata da papa Francesco: «Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità.»
Certo allora chi ha architettato tutto questo dovrà rispondere del male diffuso, magari poi anche tirando conseguenze sul piano professionale. Forse sarebbe ora di prendersi le proprie responsabilità, assumendo l’atteggiamento di servitore della verità e non manipolatore – più o meno volontario – delle coscienze, in particolare dei piccoli. Per non ricadere nella figura stigmatizzata dal Giusti di «strumenti ciechi di occhiuta rapina».
Rimane aperta la domanda «Cui prodest?». Che vantaggio c’è a confezionare notizie che poi vengono in qualche modo se non smentite, almeno corrette? La santa Chiesa deve essere testimone di un giornalismo capace di appassionare alla verità, limpido e coraggioso, soprattutto in questi tempi di menzogna e di strumentalizzazioni. Colpisce il titolo di un articolo che così descrive l’increscioso episodio: «IL GIALLO: Il Vaticano sbianchetta la lettera di Ratzinger» Il Papa non ha bisogno di mezzucci perché se ne riconosca l’autorità o il valore. Questi danneggiano il Papa e la Chiesa.