Tu sei un bene per me?
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Sono stata al funerale di G. 47 anni, disabile dalla nascita. Pochi i suoi amici, perché quando sei disabile grave, spesso i tuoi amici sono disabili come te e al tuo funerale vengono solo se qualcuno li accompagna.
Molti i parenti e gli amici che si sono stretti intorno alla famiglia.
Il sacerdote, uno di quei bravi sacerdoti di Paese che ancora conoscono le persone, che si interessano di quanto accade in paese, nell’omelia ha detto che G. ora sta in un posto dove la vita continua e non finisce. Questo deve dare consolazione alla mamma, perché sembra quasi un’ingiustizia che un genitore sopravviva a un figlio, seppure ammalato. Tutto giusto. Non una parola su G. forse non lo conosceva abbastanza.
Mentre invocavamo i Santi perché lo accogliessero in paradiso, ho capito perché sono passati i DAT e perché anche i cattolici in fondo se non li hanno difesi, non li hanno nemmeno osteggiati.
Il punto è che non siamo più capaci di dare un senso alla vita.
Non sappiamo rendere ragione di perché – Tu sei un bene per me –
Quindi o parliamo per slogan o taciamo.
Tu sei un bene sempre, anche quando mi rendi la vita più faticosa, quando sei una croce.
Conoscevo G. solo di vista, quindi non vi so dire se ha insegnato a sua madre la pazienza, l’attesa, il perdono, propendo per il si.
Posso dire che il ragazzo disabile che fa parte della mia famiglia a me l’ha insegnata.
Certo se non ci fosse la mia vita potrebbe sembrare più “libera” e lo sarebbe, non dovrei fare i conti con i suoi desideri, con i suoi impegni, con le sue cattiverie e le sue dolcezze.
Però sono certa che lui è un dono per me e per la mia famiglia. Ha educato i miei figli a prendersi cura degli altri, senza parole, solo con la sua presenza, ha educato noi a non smettere mai di essere genitori, di dire e ridire ciò per cui vale la pena vivere, anche quando pare che i figli non ascoltino, anche quando tutto sembra inutile. Perché quando meno te l’aspetti il seme da frutto.
Si parla molto di inclusione e dove vivo io, devo dire che anche molto si fa, però mi pare che si eluda il nucleo, il centro della questione.
Perché tu sei un bene per me?
Perché se non trovo risposta, finirò solo per vedere la fatica, il costo sociale, il tuo incedere incespicando e sarà normale finire per credere che in fondo non valga più la pena e che un Dio buono se lo fosse davvero ti prenderebbe con sé. E se non ci pensa Lui, lo facciamo noi che sappiamo fare meglio.