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Università «cattolica» [?] di Lovanio: Missione o omologazione?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Indubbiamente una concezione privatistica della fede, cioè rinchiusa nel segreto della coscienza, senza incidenza nella realtà, porta a delle conseguenze molto gravi. Una di queste è l’omologazione alla cultura dominante, che si esprime con l’habitus del politically correct.

Oggi professare o testimoniare la propria fede nei Paesi occidentali non è più una cosa così scontata, e ciò a motivo della forte pressione esercitata dal Pensiero Unico. Numerosi sono infatti i casi di cristiani che sono stati fatti oggetto di “persecuzione” in territori occidentali, dove si reputa vi sia la democrazia. Ma, ed è questa la novità, i frutti marci di una concezione privatistica della fede, coscientemente fatta propria da alcuni cristiani, fanno sì che i cristiani che testimoniano pubblicamente la loro fede subiscano una nuova “persecuzione”, ma, questa volta, in ambienti cristiani ad opera di cristiani, ligi, questi ultimi, al Pensiero Unico.

Ne è un esempio clamoroso quello del professor Mercier che sta subendo un provvedimento disciplinare, e forse anche il licenziamento, in una università “Cattolica”, anzi la più antica università cattolica d’Europa, solo perché in un testo dal titolo La filosofia per la vita, distribuito ai suoi studentiha chiamato l’aborto, che è la soppressione di una vita umana, con il suo vero nome, cioè omicidio.

Interessante a questo proposito l’articolo di Marco Tosatti sulla Nuova Bussola Quotidiana di oggi, che ci dà qualche notizia in più sull’ambiente della Università cattolica di Lovanio, in Belgio, dove è maturato il caso del prof. Mercier. Da questi particolari, si capisce perché il professore sia stato oggetto di tale provvedimento disciplinare. 

In tale università, ad esempio, il Rettore è assistito da una consigliera particolare per la ‘Politique du genre’, cioè della politica di genere, ovvero della ideologia del Gender, che Papa Francesco ha definito “colonizzazione ideologica”. Ma, evidentemente, all’Università Cattolica di Lovanio, di tale indicazione, se ne fanno il classico baffo.

Ma di questo, oramai, non dobbiamo né meravigliarci né scandalizzarci più di tanto perché il “progresso” è arrivato anche da noi. Infatti, un progetto sulla ‘identità di genere’ è stato promosso dalla Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la CISL, e affidato alla professoressa Elisabetta Musi, pedagogista della facoltà di Scienze della Formazione. Oppure, e forse il caso è ancora più eclatante, pensiamo al corso organizzato dalla diocesi di Molfetta (BA) e diretto agli insegnanti, dal titolo: “L’educazione di genere come contributo alla costruzione della identità”. Pensate che tale corso è stato inaugurato dal vescovo in persona, Mons. Domenico Cornacchia, ed in quella serata, molto partecipata, ero presente anche io, da spettatore critico. 

Ma nell’Università Cattolica di Lovano (UCL) si fanno pratiche ben più gravi, come ad esempio prelevare cellule staminali da embrioni umani soprannumerari da fecondazione in vitro, con l’unico vincolo (sic!) che essi non siano oggetto di commercio. Una pratica iniziata in netto contrasto con quanto insegnato dall’allora Giovanni Paolo II.

A tal proposito, ci fa sapere Tosatti, la tensione tra la UCL e la Santa Sede raggiunse momenti di criticità nel 2007 quando i ricercatori, recatisi a Roma da Benedetto XVI per dare spiegazioni sulle loro pratiche scientifiche che minacciavano la dignità dell’embrione in quanto essere umano, pratiche vietate dall’insegnamento della Chiesa, fecero sapere a Le Soir: ”Non torneremo indietro! Quali che siano le minacce della Chiesa…”.

A completare il quadro, nella Università Cattolica di Lovanio si pratica pure l’eutanasia. Lo conferma Rik Torfs, docente di diritto canonico, rettore dell’università, il quale afferma di non essere personalmente a favore dell’eutanasia ma neanche sostenitore dei movimenti anti-eutanasia. Per lui è importante la distinzione tra etica e legge (in Belgio, infatti, l’eutanasia è legale), ed ogni medico, alla fine, deve seguire la propria coscienza. 

E già, il famoso “primato della coscienza”, che torna a galla quando serve a far da foglia di fico a pratiche che nulla hanno a che fare con il rispetto della dignità umana. Infatti, anche i medici nazisti che facevano esperimenti terribili sui corpi dei poveri ebrei avrebbero potuto giustificarsi con la famosa “coscienza”. Una coscienza che però è slegata dalla realtà e intrisa di una libertà che si crede assoluta, e per questo svincolata dalla Verità.

A questo punto, è legittima la domanda: ma in una università cattolica in cui si fa sperimentazione sugli embrioni, si pratica l’eutanasia, si prendono provvedimenti disciplinari verso professori rei di chiamare le cose con il loro nome (aborto=omicidio), si limita gravemente la libertà di espressione del pensiero (cattolico), cosa ne pensa l’arcivescovo di Mechelen-Brussel, neo cardinale Joseph De Kesel, che di quella università è Gran Cancelliere e presidente del Consiglio di amministrazione?

Date queste circostanze, colpiscono le parole che il card. Robert Sarah ha scritto qualche giorno fa in occasione del decennale del Motu proprio Summorum Pontificum: C’è una «grave crisi di fede» che dobbiamo riconoscere «non solo a livello dei fedeli, ma anche e soprattutto presso numerosi preti e vescovi. (...) 
Molti rifiutano di guardare in faccia all’opera di autodistruzione della Chiesa con le sue stesse mani, attraverso la demolizione pianificata dei suoi fondamenti dottrinali, liturgici, morali e pastorali».

Oggi, come sempre, del resto, è forte la tentazione di assimilare la Chiesa al mondo. Ma, come scriveva mons. Luigi Negri: nei “primi secoli, (...) l’esperienza del tentativo di appiattire la Chiesa sulla realtà ebraica, sulla realtà greca, sulla realtà dei popoli barbari è stata smentita: «Non c’è più né greco né giudeo, né schiavo né libero né uomo né donna perché voi siete un essere solo in Cristo Gesù». (...) La Chiesa non è una struttura di mediazione fra un messaggio cristiano e il popolo. La Chiesa è il popolo di Dio, è il popolo generato dal suo Spirito”.

E quindi, ciò che emerge di negativo da questi incresciosi fatti è la volontà da parte di alcuni di sostituire la presenza cristiana, cioè la missione della Chiesa nel mondo, con un falso dialogo, che in realtà diventa il paravento per nascondere un’assimilazione al mondo. Un dialogo che è improntato ad essere lo strapuntino del mondo, e che per questo non potrà mai elevare l’uomo.
E ne vediamo tutte le contraddizioni.

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