Lettera aperta a don Federico Pichetto – @ilsussidiario
Riceviamo e pubblichiamo questa Lettera aperta di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio a proposito di un articolo pubblicato domenica 29 gennaio 2017 su http://www.ilsussidiario.net- Autore:
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Caro don Federico,
mi sono deciso a scriverti alcune righe dopo aver letto il solito pezzo pubblicato in questi giorni sul “Sussidiario’’, «La sfida della post-verità alla bellezza del vangelo».
Dico ‘‘il solito pezzo’’ perché credo di averlo letto più o meno con le stesse frasi, la stessa modulazione di forma almeno 7/8 volte. Sembra che tu abbia soltanto questo da dire e mi pare, decisamente, amico mio, un po’ poco.
Sembra incredibile che una persona intelligente come tu sei possa riproporre questa revisione della storia della Chiesa immessa nella storia dell’umanità come una cosa nuova ed approfondita
Dunque, c’è il pericolo terribile (per quel che capisco) che il Cristianesimo possa legarsi strutturalmente a forme di vita, di cultura, di iniziative, di strutture, di opere, perdendo la sua originaria purezza. Il Cristianesimo, per sua natura, dici tu, deve essere puro, cioè non deve confondersi, non deve contattare quella realtà di facce, di uomini, di vita, che tu proclami essere il contesto vero della Chiesa.
La Chiesa, dunque, «ai tempi di Costantino», (ma ti ho visto una volta in un tuo articolo retrodatare l’inizio dell’errore forse già all’epoca degli Apostoli) quando si stringe con l’ellenismo rinunzia alla sua purità originaria, per collegarsi ad una forma culturale contingente, storica, e perciò sostanzialmente negativa.
Racconti una storia di tradimenti - che non sono mai documentati - dall’ellenizzazione del cristianesimo in poi. Come se il Cristianesimo, quando si collega ad una forma di vita (per carità, non si può dire che formi una forma di vita, ma si collega) tradisse la sua originaria purezza.
E poi troviamo questa incredibile storia della Chiesa moderna, dove hanno sbagliato tutti; abbiamo sbagliato ai tempi dell’800, abbiamo sbagliato con la Prima Repubblica, con la Seconda Repubblica. Abbiamo sbagliato sempre e comunque perché abbiamo compromesso l’originaria purezza.
Amico mio, ma non ti rendi conto che «l’originaria purezza» è un’espressione assolutamente ideologica che non ha nessuna consistenza?! La Chiesa è nel mondo! Il problema della Chiesa non è che si possa tirar fuori dal mondo, condannandosi così all’aridità e all’estinzione; il problema unico dello stare nel mondo è quello che ci ha insegnato Giussani: è il metodo con cui si è presenti.
Si è presenti per un annuncio da portare, per un mondo nuovo da creare nel mondo di tutti.
Si è presenti, appunto, per far passare dentro l’esperienza dell’umanità (che peraltro sarebbe inconsistente, incredibilmente debole, incapace di qualsiasi autentica definizione), per far passare dentro il mondo corrotto dell’uomo e della società il mondo di Dio, che lentamente, inesorabilmente, gradualmente, cambia la vita dell’uomo e quindi la storia.
È vero che il Cristianesimo deve essere raccontato, ma deciditi una buona volta, caro Pichetto, a raccontarlo, deciditi a dire cos’è il Cristianesimo nella tua vita e nella vita dei tuoi amici.
Non fermarti. a dire che non si può tradurlo in formule, in idee, in ideologie, in contenuti astratti.
Se è un’esperienza mettila a contatto con la vita dei tuoi fratelli, - come io da tanti anni cerco di mettere a contatto la mia vita, segnata dalla fede, con quella di tutti gli uomini che mi passano accanto e per questo sento fratelli -
Il mio personale consiglio (e spero che tu, almeno in parte, lo accolga) è che non bisogna correre dietro all’ideologia della purezza assoluta, perché la Chiesa è nel mondo.
Don Giussani ci ha insegnato, da par suo, che l’avvenimento di Cristo termina in un popolo, in una comunità: questa comunità è nel mondo e per il mondo, perché comunica al mondo quella vita nuova che il mondo desidera e non può darsi.
È così radicalmente semplice tutto questo!
C’è un gruppetto di amici intorno a te che si sono eletti la responsabilità di denunciare tutti gli errori, mai documentati, mai giustificati.
Questa Chiesa che ha sbagliato da Costantino (e forse prima) fino ad oggi non è mai messa di fronte a delle prove, a delle prove concrete, reali; vi siete assunti la responsabilità di salvare questo Cristianesimo senza faccia, senza storia, senza capacità di rischio, senza capacità anche di errori. Ma attenzione: un Cristianesimo fuori dal tempo e dallo spazio e dalla storia semplicemente non esiste!
Per questo non puoi raccontarlo, caro don Federico, perché un Cristianesimo così si può continuamente dire che deve essere raccontato, ma poi, venuto il momento, non c’è niente da raccontare.
Ecco, forse le mie osservazioni sono sostanzialmente semplici, ma di questa semplicità che ha reso faticosamente lieta la mia vita e me l’ha fatta vivere per Cristo e per i fratelli.
+ Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio