Condividi:

Le «famiglie» dell'Appendino

Fonte:
CulturaCattolica.it

Apprendo da “Il Giornale”, in un articolo di Sergio Rame, che a Torino con la “sindaca” Chiara Appendino non si parlerà più di “famiglia”. D’ora in poi la parola si declinerà solo al plurale.
In Giunta ci sarà, infatti, l’assessorato alle Famiglie. Non solo. In tutti gli atti della città, compresa l’iscrizione all'asilo nido, il sindaco di Torino ha imposto di parlare di “famiglie” in modo da racchiudere in questo concetto qualunque tipo di unione: dalle coppie omosessuali alle unioni civili.
Il neo assessore alle Pari opportunità, Marco Alessandro Giusta ha dichiarato: «Il passaggio dal concetto di famiglia a quello plurale di famiglie negli atti dell'amministrazione non è solo una questione nominalistica, ma un cambio di approccio che consiste nel dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio».
E non è un caso che l’Appendino abbia nominato come assessore della propria giunta il presidente dell’Arcigay di Torino. Questo, del resto, sembra essere il profilo futuro delle amministrazioni locali a guida 5 Stelle.
Sempre “Il Giornale” ci spiega che «le scelte della Appendino non devono stupire» perché «nel programma presentato in campagna elettorale la grillina aveva messo nero su bianco che avrebbe modificato lo Statuto della Città per introdurre il riconoscimento formale del concetto di “famiglia omogenitoriale”; una mossa che porterà, presto o tardi, alla dicitura “Genitore 1” e “Genitore 2” sui moduli scolastici e sugli altri atti che riguardano le famiglie con figli».
Lo sapevano tutti prima di votare. Probabilmente anche quei cattolici, parroci compresi, che hanno votato convintamente per il MoVimento 5 Stelle. Magari anche con la buona intenzione di punire Renzi.
Bene ora questi cattolici, parroci compresi, sono serviti!
Povera città di don Bosco.
Ma, del resto non ci si deve meravigliare che questo sia accaduto proprio a Torino. Vittorio Messori nel suo libro “Il Mistero di Torino”, ha scritto che durante la visita di San Giovanni Paolo II alla Città della Mole, nel 1988, lo stesso Papa proferì queste parole: «La città di Torino era per me un enigma. Ma, dalla Storia della Salvezza, sappiamo che là dove ci sono i Santi entra anche un altro che non si presenta con il suo nome. Si chiama il Principe di questo mondo, il Demonio». A Torino questo Principe è di casa. E a volte ama pure travestirsi con un grembiulino e tenere in mano un compasso.
Sempre durante quella famosa visita, e precisamente il 4 settembre 1988, in Piazza Santa Maria Ausiliatrice il Papa Santo invitò Torino a convertirsi.
Beh, dopo ventotto anni, pare proprio che quell’invito, purtroppo, sia caduto nel vuoto. Preghiamo per Torino e i torinesi.

Vai a "Ultime news"