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Osservazioni di una #mamma qualunque. Il Libro di Paola #Belletti

Fonte:
CulturaCattolica.it
E’ nell’affidarsi a quella Tua volontà, che si misura il nostro rapporto con Dio, la capacità di affidarsi totalmente o con la condizionale.

Ci sono amiche che sono cresciute con te e amiche che incontri per la prima volta e scopri di avere una sintonia del cuore che ti fa dire “siamo amiche”, questo mi è accaduto con Paola Belletti, autrice del libro: “Osservazioni di una mamma qualunque”.
Una donna che si racconta così, (per chi ama la precisione, le date vanno aggiornate aggiungendo 1 anno):

“Sono Paola. Figlia da 40 anni, moglie da 11 e mamma da 10. Tutti e tre gli stati sono a tempo indeterminato. Ho quattro figli. Tre femmine e un maschio. 10, 9, 5 e 1 anno. Le prime due insieme a molti doni, profondità, intelligenza, bellezza, talenti musicali e molto, molto ancora da scoprire, si stanno sudando un po’ di più alcune conquiste scolastiche (aggiungerei, dopo un po’ di penare “chissenefrega” perché la scuola serve per la vita non la vita per la scuola).
La terza ha iniziato a parlare a 10 mesi, è precoce in molte cose, particolarmente intuitiva e piena di meraviglie da scoprire (…) Il piccolo è malato seriamente. E abbiamo iniziato a scoprirlo, seppur con alterne vicende e molte incertezze, durante la gravidanza . Alla 23esima settimana. E’ seguito un vero calvario. Ora lo curiamo al meglio delle nostre possibilità. E lui ci ricambia con la sua bellezza e molta gioia”
Paola ha un sorriso misurato, una scrittura semplice ma profonda, un modo di raccontarsi che fa in modo che tra le righe del suo libro ognuno trovi un po’ il suo essere uomo o donna. Racconta la quotidianità, che a volte è buffa, altre seria o dolorosa, mai disperata anche se il dolore di un figlio incide il cuore di chi lo ha generato e ti interroga, ti mette in discussione, mette alla prova il tuo essere madre e padre, qualche volta può anche far vacillare la tua fede in quel Dio buono. Buono con chi? Se questo piccolo sta già sul calvario da prima di nascere? Ti verrebbe da gridare, del resto pure Cristo al Monte degli Ulivi chiese: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”
E’ nell’affidarsi a quella Tua volontà, che si misura il nostro rapporto con Dio, la capacità di affidarsi totalmente o con la condizionale.
Una persona che ho incontrato oggi mi ha detto: “io ho un rapporto personale e intimo con Cristo, non sono praticante, di tanto in tanto lo invoco, ma fatico a credere in Dio dopo Auschwitz” Ma che c’entra Dio con la malvagità degli uomini ho pensato, e poi mi è venuto in mente Ludovico, il figlio di Paola, che c’entra Dio con la sofferenza dei piccoli che non si può nemmeno imputare alla malvagità degli uomini.
Eppure, siamo fatti a sua immagine e somiglianza, “siamo nati e non moriremo più” diceva Chiara Corbella, altra Santa dei giorni nostri. Ci sono cose che non capiamo, fatiche che vorremmo non dover vivere eppure, tutto è buono, tutto concorre alla nostra santità, sembra un controsenso, ma più siamo docili alla Sua volontà, e più il mistero si svela.
Ma quanta fatica, quante preghiere e quante lacrime.
Lo recitiamo sempre distrattamente, ma è una frase che dovrebbe farci tremare il sangue nelle vene, “sia fatta la Tua volontà”
Scrive Paola nel capitolo “si esigono miracoli” “…Voglio volere la Tua volontà. Provo a chiedere che si compia Quella (la Tua, di volontà) anche se mi pare brutta. Anche se mi fa paura. Anche se proprio non mi riesce di fidarmi.
No perché a fidarsi, nel dire questa frase, potremmo finalmente, Dio ne sia lodato, rilassarci. “
Già, non allegri, ma lieti, quando davvero in sprazzi di giornata mi viene da alzare gli occhi al cielo e di riconoscere la Sua presenza in ogni incontro, in ogni fatica, allora mi vien da dire che non c’è nulla di cui mi devo lamentare, devo solo ringraziare per la ricchezza di attimi di cui è fatta la vita. Poi, il peccato originale sempre in agguato mi fa perdere la pazienza, mi fa sentire la solitudine di certe sere e mi fa dimenticare che anche la tristezza è una grazia che plasma l’anima. Allora grazie, a questa amica che con la sua penna, e la chiacchierata notturna, mentre guidava verso casa e io speravo che le mie chiacchiere non la facessero sopire, mi ha fatta sentire in sintonia, sulla stessa strada. Grazie.

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