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Le aquile (spennate) della morte amano il diavolo!

Autore:
Padre Hervé Benoît
Fonte:
CulturaCattolica.it
Pubblichiamo questo articolo di giudizio su quanto accaduto al Bataclan, su esplicita richiesta dell'autore. Ci pare una riflessione sofferta e che provoca ad una autentica consapevolezza.

Gregorio di Nissa: “Quando si dice che Dio infligge un castigo doloroso a coloro che fanno un uso perverso della loro libertà, bisogna capire che siamo noi stessi l’origine e la causa di tali sofferenze” (La vita di Mosè, 2, 87)

Il nostro grado d’afflosciamento intellettuale e morale è tale che bisogna avvolgersi di precauzioni per proferire la minima riflessione... Cominciamo con l’essere chiari con i lettori scioccati dal titolo di quest’articolo, dal suo contenuto o dai titoli e qualifiche del suo autore: sappiano che sono stati resi ai morti gli ossequi pubblici e privati.
Pace ai defunti, dunque, e, ora, in piedi gli esseri umani ancora su questa terra!
Innanzitutto, una lettura mistica.
L’idea circola sui social network, in modo molto timido ovviamente, come una sorta di nota stonata e di cigolio nella meccanica dello sgomento collettivo: nessuno si mette veramente in gioco! D’altronde, ne scaturirebbe l’intimazione e verrebbe applaudito il richiamo all’ordine! Ve ne infischiate? Allora, sarete accusati d’essere bigotti, reazionari e pieni di complessi!
E’ bene allora che qualcuno si sacrifichi: che volete farci? Nella mia culla di giovane prete, c’era l’invito a “leggere i segni dei tempi” e con questo sono cresciuto.
Quali “segni”? Non i corpi ammucchiati, le strade insanguinate e le urla dei feriti, ma immagini soggiacenti, sullo sfondo, ma così intense da rendere ciechi.
Cosa abbiamo visto? Sono le 21 di questo funesto venerdì 13, al Bataclan. Davanti a 1500 persone in trance, strette e scaldate come in una matrice, le Aquile della Morte Metallica - Eagles of Death Metal in versione originale - intonano: “Chi amerà il diavolo? Chi amerà la sua canzone? Chi amerà il diavolo e la sua canzone?...”. Nessuno, per ovvi motivi, ne ascolterà la conclusione: “io amerò il diavolo e la sua canzone!”
Abbiamo anche ascoltato la seguente frase del Vangelo secondo san Luca, proclamata la mattina stessa, durante la messa: “Dove c’è un cadavere ci sono gli avvoltoi”. Alcuni autori traducono “avvoltoi” proprio con “aquile”, ma il concetto è lo stesso: i rapaci che si cibano dei morti. Ecco, allora, alcuni segni! Li vedo moltiplicati, sulle tee-shirt, sui tatuaggi e sulle copertine dei dischi: “morte... diavolo...”. Vedo anche gli ingredienti che stanno bene con essi: violenza, sesso, sballo, godimento, baccano, ..., codici condivisi della cultura di massa.
Non mi si dica, con un pudore moccioso e perbenista, che non si tratta che di “metallo”. Fumo negli occhi! Non mi dite nemmeno che trattasi solo di parole o che è solo per ridere: a forza di non prendere niente sul serio, tutto finisce per diventare tragico. Se allevate pitbull perché siano cattivi e perversi, in quanto sono utili per intimorire i vicini, non vi stupite se, un giorno, saltano alla gola dei vostri figli. Invocate il diavolo in modo divertito? Lui vi prende sul serio. Uno straordinario esorcista me lo diceva il giorno stesso degli attentati: “Se gli aprite la porta, sarà una gioia per lui entrarvi.”. Non si gioca con le icone: veicolano il sacro...
Vado più lontano e tanto peggio per i lettori sensibili. Guardate le foto degli spettatori alcuni istanti prima del dramma. Questi poveri figli della generazione alla moda, in trance estatica, “giovani, festosi, aperti, cosmopoliti, ...”, come dice il “quotidiano della riverenza”, sono, in realtà, morti viventi e i loro assassini, questi zombi imbottiti di hashish, i loro gemelli siamesi. Come possiamo non vederlo? E’ talmente evidente! Stesso sradicamento, stessa amnesia, stesso infantilismo e stessa incultura... Gli uni s’imbottivano di valori cristiani divenuti folli: tolleranza, relativismo, universalismo, edonismo... Gli altri, di valori musulmani divenuti ancora più folli a contatto con la modernità: intolleranza, dogmatismo, cosmopolitismo dell’odio... Gli uni indossano la maglietta del PSG “Fly Emirates” cancellando la culla di Luigi XIV° e gli altri approfittano dello stesso denaro per farsi offrire un vestito di bombe. Un minuto prima della loro morte, gli uni e gli altri erano chinati sui loro smartphone, come aggrappati al seno della loro balia. Non è il ritorno del Medioevo, contrariamente a quanto dicono gli imbecilli, ma la postmodernità in tutta la sua assurdità. Il dramma dell’umanesimo ateo, che ama il diavolo, la morte, la violenza, che l’afferma... e che ne muore! Un maledetto venerdì sera, il segno della morte e del caos aleggia non solo sulle strade di Parigi: 130 morti è orribile, ma allora 600 che numero è? E’ la quantità d’aborti praticati in Francia lo stesso giorno (Ministero della sanità - grazie Orwell!). Dov’è il vero orrore?
Ascoltate il saggio: “Cari jihadisti, cavalcanti elefanti di ferro e di fuoco, siete entrati con furore nel nostro negozio di porcellana, i cui proprietari da lungo tempo si sono adoperati per ridurre in briciole tutto quello che vi si trovava ammucchiato. [...]. Siete i primi demolitori che affrontano distruttori. I primi incendiari in concorrenza con piromani. L’avremo vinta noi: vi sconfiggeremo perché noi siamo più morti di voi.” (Philippe Muray)
Poi, una lettura politico-sociologica
Cosa abbiamo visto? Rocker californiani di secondo grado, mantenendo la fiamma d’una musica ormai riciclata nel grande bucato consumista, una falsa ribellione finalizzata a succose connessioni con l’industria. Lungi da me l’idea d’incensare il rock e i suoi valori, ma, almeno, alla generazione “beat”, si può concedere il desiderio d’aver voluto far tremare non tanto la società patriarcale, ma il materialismo. Le sue soluzioni erano cattive, ma la rivolta contro Mammona poteva avere una qualche sincerità. Tutto questo oggi è del tutto integrato nella matrice. Peggio ancora, il tentativo di rivolta è stato “ribaltato” per servire al dominio, mediante il divertimento (nel senso etimologico del termine) e l’intorpidimento della minima velleità di rivolta. Possiamo allontanare sdegnati, con il dorso della mano, questi fatti, stimando che rivelano un humour di secondo grado, ma quando un membro del gruppo rivendica il suo gusto per le armi, la pornografia e la metanfetamina ... (Wikipedia), non fa che spacciare un cocktail particolarmente efficace per il controllo sociale. Nessun bisogno di complotti e di polizia: l’appagamento della sete di guadagno dei trafficanti, le nevrosi sociali che pullulano e l’interesse del sistema finanziario bastano a completare l’opera. Migliaia di romanzi smielati e di fiction l’hanno detto meglio di tutti i sociologi. Ecco, d’altronde e in gran parte, perché non possiamo levare la minima osservazione critica sull’argomento, senza essere coperti di stupidaggini: i cani da guardia vegliano...
Non parliamo nemmeno delle parole costernanti da prima comunione di questi rocker rientrati terrorizzati a casa: prima e invece di ringraziare “servilmente” la polizia e l’FBI, hanno affermato: “anche se ormai al sicuro, siamo terrorizzati e cerchiamo ancora di capire cosa è accaduto...”.... Veneravano Satana, ma non erano evidentemente impazienti d’incontrarlo. Ahi noi! Possono farsi notare con i loro tatuaggi virili, le loro ammiratrici in bikini e le loro grosse moto, ma “sono solo mezze cartucce”, come direbbe Audiard: aquile spennate e ben lontane dalla madre dei Maccabei, “questa donna eroica che parlava con un coraggio virile”, come dice la Sacra Scrittura di quei giorni!
Per finire, il sordido e gli interessi ben evidenti ci guadagneranno al gratta e vinci. Nemmeno è, infatti, finita la sepoltura delle vittime che un giornalista del sistema può tranquillamente spiegare: “La campagna mirante a portare la canzone ‘Save a Prayer’ in cima alle vendite dei singoli in Inghilterra, lanciata approfittando degli attacchi terroristici che hanno colpito Parigi venerdì 13 novembre, è al suo culmine” (Le Figaro). Siamo noi i complottisti, gli oscurantisti e i reazionari, ma loro possono tranquillamente nutrirsi sulla schiena dei morti e questo non infastidisce nessuno! Stomachevole! Non sono mostri solo coloro che imbracciano i kalashnikov.

Gregorio di Nissa: “Quando si dice che Dio infligge un castigo doloroso a coloro che fanno un uso perverso della loro libertà, bisogna capire che siamo noi stessi l’origine e la causa di tali sofferenze (La vita di Mosè, 2, 87)

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