Vietato il tortellino
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Circolare Ministeriale n. XYZ, "Si informano i cittadini che a partire dal giorno 1 gennaio 2015 a Bologna in tutti i luoghi pubblici, mense, e self service, sarà vietato servire tortellini.
Il divieto è un gesto di doveroso rispetto nei confronti dei cittadini residenti ma appartenenti ad altra nazionalità.
A breve questa ordinanza sarà emanata in tutte le altre città del nostro paese. Pertanto, sarà vietato servire a Bergamo, il Formai de mut e il Taleggio con la polenta taragna, il panettone a Milano, il pandoro a Verona, la pizza a Napoli, in tutta la Puglia bandite le orecchiette con le cime di rapa, in Liguria le trofie al pesto.
Riteniamo questo un gesto rispettoso, d’integrazione e accoglienza nei confronti dei cittadini stranieri non abituati alla nostra tradizione culinaria, non avvezzi ai nostri sapori.
Nei prossimi mesi sarà emanato l’elenco dei vini e dei liquori vietati nel rispetto delle abitudini alimentari di quelle popolazioni che per tradizione o religione si astengono in pubblico dall’uso di alcolici".
Voglio sperare che presto si arrivi a una circolare come questa, magari scritta con un burocratese più adatto ma è un atto inevitabile, di civiltà e giustizia sociale.
Non siete d'accordo?
Del resto se l’esporre in luoghi pubblici il presepe o il crocifisso può essere ritenuto discriminatorio e offensivo, voi capite bene che vedere un piatto di tortellini fumante, per una persona che proviene da un luogo dove il signor Giovanni Rana è uno sconosciuto può essere ritenuto davvero offensivo o di cattivo gusto.
Non vorrete che nel mondo ci riconoscano per il nostro cattivo gusto?
Da parte mia io sono per le contaminazioni etniche e culturali, ritengo che sia davvero interessante e arricchente, incontrare persone di culture differenti, imparare le loro tradizioni, assaggiare i loro cibi, la contaminazione alimentare può dare ottimi risultati. Resto una veneta polentona, il cotechino con la polenta bianca e i fasoi in tecia e verze sofegà o il baccalà alla vicentina sono piatti da esportazione, ma non ho nulla da difendere né da temere se mi avvicino a un ottimo goulash, al batata wada o se un marocchino mi offre una Diffa, c’è sempre da imparare. Così il presepe non può offendere nessun bambino. Sarebbe meglio che tutti conoscessero usi e costumi del paese in cui vivono e dei paesi dove sono nati o vissuti i loro compagni di banco. Sarebbe meglio se si conoscesse anche qualche autore, qualche poeta, la geografia o la storia dei paesi che hanno dato i natali a quell’arcobaleno di visi e di storie che siedono sui banchi delle nostre classi. Sarebbe più bello, più semplice più educativo e soprattutto più umano.