“La verità si esprime in amore e l’amore fiorisce in bellezza”
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“La verità si esprime in amore e l’amore fiorisce in bellezza”, scriveva Pavel Florenskji. E pare quasi di rileggere San Tommaso quando sosteneva che “pulchritudo est veritatis splendor”, la bellezza è lo splendore della verità.
Questo nesso inscindibile tra verità e bellezza è stato il fils rouge della serata che venerdì 17 ottobre a Bassano del Grappa ha avuto come protagonista padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, che ha ricevuto Bassano il Premio Internazionale medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica. Un riconoscimento decisamente prestigioso: a precederlo nell’albo dei premiati ci sono i principali esponenti della cultura cattolica degli ultimi trent’anni: don Luigi Giussani, Augusto Del Noce, Cornelio Fabro, don Divo Barsotti, Vittorio Messori, mons. Luigi Negri, l’allora cardinale Joseph Ratzinger.
Sembra quasi che padre Scalfi non possa parlare della sua attività e della sua storia senza tirare in ballo la bellezza. Nei numerosi interventi che sulla stampa hanno preceduto la consegna del Premio questo concetto ricorreva con insistenza.
Si tratta evidentemente di una bellezza che non è pura estetica, ma che assume una connotazione più alta, più profonda, esistenziale, che rappresenta una tale provocazione per il cuore dell’uomo che l’unica reazione possibile non può che essere uno stupore, che è poi ciò che ci muove, ci affascina e ci fa andare a fondo sul senso delle cose.
La Bellezza genera stupore e, diceva Gregorio di Nissa, “solo lo stupore conosce” e consente di interrogarsi seriamente su di sé e sul proprio stare al mondo. Lo stesso stupore che padre Scalfi ha sempre confessato di aver provato nel suo primo incontro con la Divina Liturgia bizantina, e che poi lo ha portato a dare vita a una grande opera come Russia Cristiana e tutte le esperienze che poi nel tempo sono sorte attorno ad essa. “Russia cristiana - ha ammesso Scalfi durante la cerimonia di premiazione, rispondendo alle domande del giornalista Luigi Geninazzi - è nata al di fuori da ogni mia previsione”, ma obbedendo alla realtà. Un’opera dettata dalla volontà di dimostrare che anche nel dominio dell’ateismo, in Russia c’era un forte sentimento religioso: “nei miei primi viaggi rimasi colpito dal fatto che il popolo non aveva perso la fede. C’era sicuramente una grande confusione, ma il sentimento religioso di fondo era ancora molto forte”. L’ideologia comunista, insomma, non era riuscita ad estirpare dal cuore degli uomini la domanda di Dio. “Un giorno incontrai in chiesa una signora e scambiando due parole con lei, quando seppe che ero un sacerdote e che avevo una copia del Nuovo Testamento in tasca, mi chiese se poteva averlo. Glielo diedi e lei si inginocchiò di fronte a me, mi baciò i piedi, e piangendo mi disse che avrebbe pregato per me ogni giorno della sua vita.”
Per l’espressione di questo sentimento diffuso nel popolo russo fu fondamentale il Samizdat, il circuito di auto editoria clandestina che l’occidente conobbe grazie all’opera di Russia Cristiana: “Marx diceva che le forze produttive determinano la coscienza; il Samizdat ribadiva invece la libertà personale e la centralità della persona nella storia. Il suo scopo non era tanto combattere il comunismo, che era una falsità della vita e sarebbe caduto da solo. Il Samizdat voleva aiutare gli uomini a crescere nella loro fede, educare persone nuove per una società nuova”.
La responsabilità personale, ha concluso Scalfi, è centrale anche nel dialogo ecumenico: “l’ecumenismo parte dalla persona, dal basso, non dai ‘piani alti’. Io collaboro all’ecumenismo quanto più sono unito a Cristo. Nel tempo tanti hanno inteso l’ecumenismo come un negoziato in cui ciascuno cede qualcosa della propria identità. Invece l’ecumenismo è l’esatto opposto. La soluzione è che i cattolici siano sempre più cattolici e che gli ortodossi siano sempre più ortodossi. Preghiamo tanto, Dio ci unirà.”