Il desiderio di un abbraccio
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

La tecnologia è una bella cosa, ti permette di condividere in un click un’emozione, un pensiero, una riflessione, a volte anche una preoccupazione o una richiesta di aiuto. Io non sono certo tra coloro che demonizzano la tecnologia, anzi, la utilizzo, mi piace, ma sono consapevole che è un’arma a doppio taglio, ti illude, lo sai che l’amico di FB è virtuale, il più delle volte non ci berrai mai una birra insieme. Spesso incrocerai il suo sguardo al di là della strada e finirete per non salutarvi nemmeno, indecisi su chi sia a dover fare il primo cenno di saluto.
Non esiste contatto skype, messaggio fb, cinguettio twitter, che possano sostituire un abbraccio, una parola sussurrata all'orecchio. Ci pensavo l’altro giorno quando un'amica abbracciandomi mi ha detto “grazie” là per là, mi è parso non ce ne fosse motivo, “grazie per cosa?” devo aver chiesto “perché mi sei amica” ha risposto lei.
Già.
Ed io ho pensato che quello era un regalo inaspettato, un richiamo alla realtà.
Solo qualche ora prima, uscendo da casa ero stata assalita da uno di quei momenti rari (per fortuna) di vero avvilimento, quando non vedi il bene nemmeno se ce l’hai sotto al naso servito su un vassoio d’argento, ti assale lo sconforto, il mondo sembra posarsi per intero sulle tue deboli spalle, ti senti forse anche un poco usata e Quasimodo ti pare l’unico capace di descrivere il tuo stato d’animo.
«Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.»
A volte basta poco, per rialzarsi da terra, per riprendere il cammino, per carità, forse anche un cinguettio tecnologico ma nulla può sostituire l’abbraccio e la parola di un amico.
Van bene i sacerdoti sul web, ogni mezzo è buono per evangelizzare, forse pure nostro Signore avrebbe aperto un profilo FB, ma niente scalda il cuore come la parola buona di un prete che ti attende sulla porta della Chiesa ti conosce per nome e ti tende la mano. Un sacerdote che passa da casa giusto per vedere se l’anziano che non può più andare in Chiesa ha bisogno del conforto della comunione, che condivide con i giovani del muretto quattro chiacchiere perché non dimentichino che lui è una presenza su cui far conto.
Pensiamoci e quando postiamo la foto dell’ultimo dolce che abbiamo cucinato, chiamiamo il vicino della porta accanto a dividerlo con noi, chissà, magari miglioriamo anche i rapporti di buon vicinato, perché la solitudine a volte ci rende cinici e in fondo tutti, abbiamo bisogno di un abbraccio non tecnologico.