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Caro Zaia, il «mona» sei tu

Autore:
Mondinelli, Andrea
Fonte:
CulturaCattolica.it
Non smetteremo di ricordare che non ci sono cattolici «autocertificati»

Luca Zaia, governatore del Veneto, nell’intervista a L’Espresso si dichiara cattolico, dice di parlare da cattolico e di combattere una «una battaglia per sostenere la vita». Di quale battaglia si tratta? Quella in difesa del diritto alla fecondazione extra corporea eterologa! «Penso che l’approvazione delle linee guida da parte di noi presidenti sia un intervento di civiltà, fondamentale per le circa diecimila persone che ogni anno possono sottoporsi a questa procedura. […] Non teme distorsioni? «Guardi, bisogna partire dalle banalità, spiegare al partito del no, che tira fuori storie inverosimili, che qui si tratta di far incontrare un ovulo e uno spermatozoo, e dar vita a un bambino. E lo dico da cattolico: questa è una battaglia per sostenere la vita».

I casi sono due: o Zaia millanta il suo essere cattolico, oppure crede di esserlo veramente. Considerandolo in buona fede, propendiamo per il secondo caso. E qui mettiamo il dito in una piaga che, pur affliggendo le nostre comunità, non è assolutamente affrontato con i giusti passi nella pastorale delle nostre parrocchie, oratori e movimenti vari. La piaga purulenta è esattamente questa:
«Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane. Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano attivamente alla vita ecclesiale, cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita, giungendo così al soggettivismo morale e a taluni comportamenti inaccettabili. Dobbiamo allora interrogarci, con grande lucidità e coraggio, su quale cultura della vita sia oggi diffusa tra i singoli cristiani, le famiglie, i gruppi e le comunità delle nostre Diocesi. Con altrettanta chiarezza e decisione, dobbiamo individuare quali passi siamo chiamati a compiere per servire la vita secondo la pienezza della sua verità» [Evangelium vitae n.95].
Quali sono i passi che siamo chiamati a compiere per servire la verità? Verità che è ormai diventata la parola tabù delle nostre comunità, come una volta lo era la parola sesso ai tempi remoti de Marco Caco, come direbbero i Veneti (omaggio a Zaia)?
Se qualcuno volesse obiettare che non è vero, allora ci mostri che i passi compiuti “per servire la vita secondo la pienezza della sua verità” sono nella linea magisteriale di San Giovanni Paolo II, indicati chiaramente nei punti seguenti al 95 di EV, che vi ripropongo in sintesi:
1. Nesso inscindibile tra vita libertà e verità (Legge morale naturale).
2. Riconoscersi creature che ricevono da Dio la loro vita.
3. Sessualità, amore nella castità per la maturazione della persona.
4. Sofferenza e morte.
Balza subito all’occhio che questi sono i tabù più profondi della nostra società civile e anche, ahinoi delle nostre parrocchie. Se i punti sopra citati non saranno rimessi al centro della nostra esistenza e della nostra battaglia allora parlare della difesa della vita è un parlare a vanvera, è un’illusione. Per questo la difesa della vita compendia in sé tutta la lotta per la difesa della civiltà umana e per questo è al centro dell’attacco della cultura della morte a cui capo vi è colui che menzognero e omicida fin dal principio.
L’arma decisiva, unita indissolubilmente a questi passi ancora da compiere, è quella della preghiera e del digiuno, personale, familiare, comunitaria. È il n.100 di EV (del 1995!):
«[…] Ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, Creatore e amante della vita. Gesù stesso ci ha mostrato col suo esempio che preghiera e digiuno sono le armi principali e più efficaci contro le forze del male (cf. Mt 4, 1-11) e ha insegnato ai suoi discepoli che alcuni demoni non si scacciano se non in questo modo (cf. Mc 9, 29). Ritroviamo, dunque, l'umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall'Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell'amore».
I corsivi, che sottolineano le parole chiave, sono del Santo Padre, che ci avverte che: « È certamente enorme la sproporzione che esiste tra i mezzi, numerosi e potenti, di cui sono dotate le forze operanti a sostegno della «cultura della morte» e quelli di cui dispongono i promotori di una «cultura della vita e dell'amore». Ma noi sappiamo di poter confidare sull'aiuto di Dio, al quale nulla è impossibile».
Si tratta di rimettere al primo posto e adoperare “le armi principali e più efficaci contro le forze del male”. Abbiamo abbastanza fede per farlo? Chiediamola!
Altrimenti, i risultati sono e saranno quelli che leggerete nell’intervista in calce: il catastrofico ribaltamento della realtà. Altro che sale della terra…

Regina della famiglia e Madre della Vita, prega per noi!

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