Zelanti censori
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Carissimo Mario,
abbiamo letto la tua intervista a IntelligoNews, e non possiamo che esprimerti tutta la nostra vicinanza, comprensione, amicizia, solidarietà... Insomma, dirti la stima e il desiderio di vivere una compagnia che renda possibile un impegno serio per l'uomo, la vita, la famiglia e... la libertà.
Nel nostro piccolo sappiamo che cosa vuol dire subire attacchi mediatici. Già anni fa il sito www.culturacattolica.it è stato oscurato perché avevamo semplicemente chiesto che «Il padre delle spose» di Banfi venisse trasmesso in fascia oraria protetta. Allora sia Repubblica che il Corriere, che avevano dato inizio alla campagna denigratoria, non solo non ci hanno fatto le scuse dovute, ma neppure hanno dato notizia dell'attacco. Per fortuna altri mezzi di comunicazione più liberi ci hanno difeso, e quanto accaduto non si è più ripetuto.
Quello che fa paura in questo nostro mondo, piccolo mondo, non è solo quello che hai scritto, ma il fatto che hai avuto il coraggio e l'intelligenza di creare una rete, che, per il solo fatto di esistere, ha mostrato che «il re è nudo», cioè che esiste una vasta realtà di uomini e di donne che non si identificano con il politically correct di Scalfarotto e compagni.
La paura del mondo è che si sappia in giro quello che le tenebre operano. Come una grande massoneria che può agire indisturbata nel silenzio complice e connivente di tanti "intellettuali" che preferiscono mestare nell'ombra, gestendo il loro potere, piuttosto che accettare il libero confronto delle idee.
Mario, va avanti e non ti scoraggiare. Un popolo ti ama e ti segue; non solo ti è vicino per quello che sei, ma perché ha capito che c'è un uomo che ha il coraggio di stare dalla sua parte. Quello che ora ci vuole è che la rete che hai iniziato non si fermi, e che coloro che amano la verità della vita non si lascino intrappolare dai mezzi repressivi del potere mediatico.
In questo cammino ti siamo vicini, e vogliamo camminare con te.
Un abbraccio carico di stima e di amicizia.
don Gabriele Mangiarotti, Luisella Saro e sr Maria Gloria Riva