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Riprendiamoci Halloween 4 - Il Carnevale cattolico, festa di "pazzia" ma non di immoralità

Autore:
Jacob, Giovanna
Fonte:
CulturaCattolica.it

La verità è che Halloween non ha radici pagane. Le origini di questa festa devono essere cercate molto più a sud che in Irlanda, precisamente a Roma. L’unica ragione per cui ancora oggi in Nord America la gente si maschera e fa baldoria la notte del 31 ottobre è che molti secoli prima della scoperta dell’America, in un primo novembre del secolo VIII, un Papa consacrò una cappella della basilica di san Pietro a tutti i santi, e decise che ogni primo novembre nella città di Roma si festeggiasse la festa di Ognissanti. Un secolo più tardi (835), il re franco Luigi il Pio decretò, su richiesta di papa Gregorio IV, che ogni primo novembre si festeggiasse Ognissanti in tutti i territori carolingi.
E la vigilia di Ognissanti? Bisogna tenere presente che in origine, i cristiani festeggiavano tutte le vigilie delle feste liturgicamente importanti, non solo la vigilia di Natale. Con ogni probabilità la vigilia di Ognissanti era festeggiata in tutta Europa, non solo in Irlanda, anche se è qui che si formò il primo germe della festa di Halloween come la conosciamo oggi. E con ogni probabilità, leggende popolari su apparizioni di anime purganti e di demoni nei giorni dei santi e dei morti esistevano in tutta Europa, non solo in Irlanda (come si è accennato, leggende di questo tipo si tramandano ancora in certe zone d’Italia). Sicuramente queste leggende non avevano alcuna seria giustificazione teologica (l’idea che in certi momenti speciali la barriera fra aldilà e aldiquà diventi più sottile appartiene piuttosto alla cultura esoterica) e tuttavia affondano le loro radici proprio nella teologia cattolica. In altri termini erano certamente leggende, ma leggende cristiane. Le storie di morti e demoni a passeggio fra i vivi avevano un indubitabile valore pedagogico: in primo luogo invitavano i fedeli a pregare per le anime dei defunti, in secondo luogo li aiutavano a non dimenticare che anche loro un giorno sarebbero stati defunti (“memento mori”), in terzo luogo li invitavano a temere gli inganni e le seduzioni del tentatore.
Qualcuno potrebbe obiettare che, se queste leggende potevano cristianamente avere qualche senso, invece non si capisce che senso possa avere, dal punto di vista cristiano, una festa come quella di Halloween. Non bastava tenersi queste istruttive leggende? C’era proprio bisogno di costruirci attorno una festa mascherata piena di dolcetti e scherzetti? Fare festa significa anche ridere e scherzare. Ha senso ridere e scherzare della vita, della morte e di tutte le cose più serie? Ebbene sì, per la Chiesa ha senso. Non a caso, fin dalle origini la Chiesa ha stabilito che tutti i giorni santi siano anche giorni di festa: non soltanto giorni in cui si va a messa, ma giorni in cui ci si diverte in compagnia seguendo precisi rituali, che variano di festa in festa. Così ad esempio ancora oggi a Natale ci si scambiano doni, all’Epifania i bambini ricevono le calze piene di dolci e carbone di zucchero, alla vigilia del mercoledì delle ceneri ci si maschera e a Pasqua si rompono le uova di cioccolato. Consideriamo che nelle epoche più cristiane di feste legate al calendario liturgico ce ne erano molte di più di quelle che sopravvivono a stento oggi. Se i puritani guardavano con sospetto alle feste e in generale a tutte le forme di divertimento, per i cattolici invece ogni occasione era buona per fare festa. Infatti, il Cristianesimo cattolico romano è una religione festosa, che invita a guardare con ottimismo alla vita. Il cattolico è ottimista anche quando fa i conti con i lati oscuri della vita (il peccato, il dolore, la morte) perché sa che Cristo li ha sconfitti. Quindi il cattolico può festeggiare, ridere e scherzare anche pensando alla morte e al diavolo: ed eccoci ad Halloween. Insomma, Halloween è una festa nata per esorcizzare la paura della morte e del diavolo. Perché temerli, se Cristo li ha sconfitti entrambi? E spiace davvero che ai moderni crociati anti-Halloween una festa nata per celebrare la vittoria di Cristo sul demonio appaia proprio come una festa in onore del demonio.
Si è detto che in origine si festeggiavano non soltanto i giorni liturgicamente importanti ma anche le vigilie. Che forma potevano avere concretamente le feste di vigilia? Probabilmente, erano tutte simili alla più famosa festa di vigilia: il martedì grasso, festa della vigilia del mercoledì delle ceneri. Bisogna denunciare che in Italia la propaganda anti-Halloween sta partorendo una propaganda anti-carnevale. I troppi cattolici plagiati dalla propaganda anti-Halloween che viene dagli Usa cominciano a guardare con sospetto alla più nostrana delle nostre feste. Il loro ragionamento è semplice: se Halloween è una festa pagana malamente tinteggiata di cristianesimo, tanto più allora deve esserlo il carnevale, che in origine si sovrapponeva ai Saturnalia orgiastici dell’antichità romana. Nelle loro prediche contro la festa che viene dagli Usa, gli zelanti crociati anti-Halloween cominciano ad infilarci frecciatine avvelenate contro il giovedì grasso e il martedì grasso, che essi descrivono come giorni consacrati al vizio e al peccato. Secondo la loro fantasiosa interpretazione, il carnevale sarebbe la continuazione sotto mentite spoglie degli antichi Saturnalia: all’inizio del Medio Evo, per rendere meno pesanti le privazioni della Quaresima, il Papa avrebbe concesso controvoglia alle genti romane, non ancora pienamente cristianizzate, il permesso di sfogare impunemente i loro bassi istinti negli stessi giorni in cui un tempo si festeggiavano i Saturnalia.
In realtà il carnevale cristiano non è la continuazione sotto mentite spoglie dei Saturnalia: è una radicale alternativa, priva di aspetti orgiastici, ai Saturnalia. Nella tradizione medievale, il carnevale non era il tempo delle orge ma il tempo della “pazzia”: «Semel in anno licet insanire». Durante i festeggiamenti si ballava, ci si facevano scherzi e si ci si burlava dei potenti e degli ecclesiastici. Come in tutte le feste, anche a carnevale c’era gente che si abbandonava agli eccessi viziosi: ma così facendo tradivano lo spirito autentico del carnevale. In epoca illuminista il carnevale, specialmente nella Venezia di Goldoni e Casanova, si tinse di libertinaggio sessuale. Si narra che, nascosti dai costumi e dalle maschere, che garantivano l’anonimato, le persone più maliziose ne approfittassero per abbandonarsi impunemente ad avventure pre-matrimoniali ed extraconiugali. La cattiva fama assunta dal carnevale veneziano non fece che rafforzare i pregiudizi puritani su questa festa cattolica, che in terra americana sopravviveva solo a New Orleans. Ma il libertinaggio sessuale appartiene all’illuminismo, non al carnevale. Infatti durante il tempo della “pazzia”, si sospendevano momentaneamente le convenzioni sociali, ma non le regole della morale. Se nei giorni normali non è moralmente lecito fornicare, non lo è neppure nel giorno della pazzia. Se invece nei giorni normali si rispettano le autorità laiche e religiose, nel giorno della pazzia è lecito deriderle. Se nei giorni normali non sta bene indossare costumi eccentrici (a meno che non si desideri espressamente essere derisi) ed è tassativamente vietato coprirsi il volto (se lo fai, oggi rischi di farti fermare dalla polizia), nel giorno della pazzia invece è tassativo fare queste cose. E poi il giorno successivo, quando si celebra l’eucarestia, la pazzia deve cessare e bisogna tornare alla routine quotidiana. Come il martedì grasso precede il mercoledì delle ceneri, così Halloween precede la festa dei santi. Halloween è un piccolo carnevale nel cuore dell'autunno. Come a carnevale, ad Halloween «licet insanire».
Tanto il carnevale di fine inverno quanto il carnevale di fine estate sono soprattutto feste mascherate. Se togli i costumi e le maschere, che ne resta? Sia detto ancora una volta che costumi e maschere non sono il lasciapassare per commettere liberamente atti immorali (questo pregiudizio puritano sulle maschere di carnevale è stato rilanciato da Stanley Kubrick nel film Eyes wide shut, in cui i partecipanti ad una specie di orgia satanica coprono il volto con le caratteristiche maschere della tradizione veneziana). Costumi e maschere sono prodotti dell’immaginazione fantastica, e indossarli significa entrare - nel breve tempo concesso dal calendario liturgico alla “pazzia” - in una dimensione fantastica. Credo non sia mai stato sottolineato abbastanza questo fondamentale carattere fantastico e onirico del carnevale cattolico.
(continua)

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