Firmare o no? "Non c'è da insegnare ai gatti ad arrampicarsi"
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Non è per una chiacchiera (alla Funari di «A bocca aperta») che pubblichiamo questo intervento e le ragioni che ci comunica Maurizio Vitali, ma per la convinzione che abbiamo imparato dai Padri della Chiesa: «In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas». E la «caritas» consiste anche nel non censurare e cercare di capire le ragioni degli amici. Quella di CulturaCattolica.it non è una «linea» che vogliamo dettare a chiunque, ma il libero tentativo di mostrare la ragionevolezza della fede, ascoltando chi ci dà le sue ragioni, giocandoci per mostrare la bellezza della vita illuminata dall'avvenimento che ha salvato e salva la nostra vita, e ci colma di ragioni autentiche.
[Don Gabriele Mangiarotti]
Il mio povero papà diceva spesso che “gh’è no de insegnagh ai gatt a rampegà” (non c’è da insegnare ai gatti ad arrampicarsi), così dichiarando somma stima per il gatto e grande senso della propria misura. Il detto mi è venuto in mente quando mi sono posto il problema se firmare o no l’appello di Giuliano Ferrara a Papa Francesco, e ho deciso di no, a differenza di tanti, tantissimi autorevoli amici che invece l’hanno fatto. La sostanza del perché l’ho già detta e sta tutta in quel motto. Lo dico papale papale (appunto): il pontefice saprà ben lui come comportarsi e mi pare che Francesco se la cavi mica male. A noi tocca seguirlo. Capirlo e seguirlo, mica tirarlo per la giacchetta. Seguirlo in quanto Papa, non in quanto capo teo-con o leader pro-life.
Certo che i Papi sono intervenuti, anche con il massimo di peso che è (era) la scomunica su temi storicamente cruciali. Penso all’aborto nel ‘78, e penso ovviamente alla condanna del voto comunista nel ‘48. Se si guarda bene, la condanna riguarda la radice ateistica del comunismo, cioè la radicale negazione della natura religiosa dell’uomo (ovvero della concezione che Gesù ha della vita, direbbe don Giussani, cfr. All’origine della pretesa cristiana, Rizzoli 2001, cap.VIII). Pio XII intese in quel modo proteggere la società cristiana da un’aggressione devastatrice della concezione religiosa dell’uomo. Senza questa concezione l’uomo non trova ragione adeguata per far prevalere l’affermazione dell’altro (diritto alla vita, ecc.) sull’affermazione del proprio libero arbitrio. E’ esattamente questa la situazione odierna, anche all’interno del mondo cattolico. Quante donnette che vanno a messa tutti i giorni giustificano con naturalezza la nipote che ha abortito perché poverina lui guadagna poco, o l’amore omosessuale perché eh se loro si vogliono bene cosa devono fare…
Società cristiana e concezione religiosa dell’uomo si sono in questi decenni dissolti in un generale laicismo. Non conosciamo più Gesù e quindi l’uomo si squaglia, e la ragione pure. Ho l’impressione che il Papa – che ci metto la mano sul fuoco non è filo abortista né filo transgender – si spenda ogni giorno perché l’uomo possa tornare a incontrare e conoscere Gesù e riprendere la ragione. Se a qualcuno ciò sembra astratto e inincidente, per me si sbaglia. Per battere la schiavitù il porsi del cristianesimo (lungo secoli) è stato più efficace delle manifestazioni dei primi cristiani nel foro contro lo sfruttamento del lavoro (che ovviamente non ci sono state). Dopo la sconfitta sull’aborto nel maggio 1981 il Sabato titolò “Si ricomincia da 32”, cioè dal 32% che avevano detto sì alla vita ed erano rimasti fedeli. Non era sbagliato: era parziale e non andava alla radice. Dopo un po’ infatti lo stesso settimanale titolò quasi in polemica con se stesso “Si ricomincia da Uno”. E sul caso Eluana il volantino di CL si intitolava “La carezza del Nazareno”: non per prenderla alla larga, ma per andare al cuore.
A scanso di equivoci, da combattente e reduce delle storiche battaglie contro il divorzio e l’aborto quale sono per ragioni anagrafico-culturali, assicuro che se, poniamo, qualche maestrina progressista d’asilo mettesse in mano al mio nipotino un kit contenente fallo di peluche e vaginetta di non so cosa perché a tre anni bisogna pur sapere come funzionano copula e masturbazione… le stacco le palle (sic) e faccio il diavolo a quattro, anche con dovizia di ragioni e impiego di mezzi socio-politici, oltre che con la mia riverita faccia. Ma senza bisogno che me l’abbia chiesto il Papa di farlo o, putacaso, nemmeno Carròn.