Lettera a una ragazza che non conosco
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Questa mattina sono entrata in ufficio, una mattina grigia, di questo inverno brianzolo uggioso.
Il collega che lavora alla scrivania di fronte alla mia era al telefono, aveva gli occhi rossi, e dalle sue parole non c’è voluto molto a capire che stava parlando di qualcuno che si è tolto la vita, un giovane, figlio di suoi amici.
Un giovane, un altro giovane che ha chiuso con questa vita. Non lo conoscevo, ma un figlio che si toglie la vita, sono convinta apra ferite insanabili in chi gli vuole bene e interroghi anche chi pur lontano, è solo sfiorato dalla notizia della tragedia.
"Risposta non c’è, nemmeno io so perché l’ho fatto" ebbe a dire, alcuni anni fa, una persona che tentò il suicidio e si salvò, parlando con un gruppo di ragazzi che stavano vivendo la tragedia del suicidio di un amico.
Già, perché, noi che restiamo, vorremmo avere una risposta, che almeno ci dia delle ragioni, in un certo senso ci scagioni, attenui quel senso di impotenza e forse anche di colpa, che inevitabilmente affiora.
Era depresso, ammalato, indebitato, diteci qualcosa! Invece, a volte, chi si toglie la vita non lascia nulla, un biglietto, una parola, forse, se pensasse di doversi congedare da qualcuno troverebbe una ragione, pur flebile, che lo tenga legato a questo mondo, o forse no, chissà.
La tecnologia in questi casi è incredibile, perché in un battibaleno su internet trovi le foto, attimi di vita, sorrisi e sguardi malinconici di chi non c’è più e di coloro che per qualche motivo gli sono stati vicini. Tutto quello che è stato postato, twittato, assume una nuova valenza.
Il mio collega con la voce rotta dal pianto mi ha letto il post di un’amica di questo ragazzo.
“Più di una volta nella vita i FATTI ci hanno dimostrato che siamo da soli in questa vita.
Non vi aiuta pregare, chi state pregando tutti voi? AverLo amico non vi può rendere felici, non vi possono aiutare i vostri amici, i vostri amori, la vostra famiglia e nemmeno il prete... Per quanto speriamo di poter essere sostenuti, amati, voluti, desiderati o aiutati, NOI TUTTI SIAMO SOLI CON NOI STESSI.
Salvatevi e fate di voi stessi il compagno più desiderabile. AMATEVI E VI AMERANNO, SALVATEVI E SARETE SALVATI.”
L’avrei abbracciata, perché il suo post descrive l’angoscia, l’amarezza, ma anche la solitudine di questi figli, sempre “connessi”, eppure così soli.
Chiedi: "Chi pregate?"
Posso dirti chi prego io. Prego quel Dio Padre che non ci toglie la libertà, di fare il bene, ma anche di farci del male, di negare la vita a un figlio che cresce nel nostro ventre, o di negarla a noi, incapaci di riconoscere la vita come dono, le fatiche come un ostacolo superabile. Prego La Madonna, donna e madre, che ha patito le pene atroci di una madre che ha visto il figlio morire, abbandonato dai suoi, ingiuriato, dilaniato nella carne, la prego perché accolga tra le sue braccia il vostro amico Jacopo e accolga il vostro dolore così straziante. Sono certa che ci ritroveremo e che la morte è la nascita alla vita del cielo.
Credere in Dio non è una panacea, un anestetico, è una grazia, è sentirsi figli, conoscere la misericordia e il perdono che permette di ricominciare. Carissima “figlia” scrivi: "amatevi e sarete amati" ma, dove si impara ad amare, se non sentendosi voluti, sentendosi amati, noi per primi?
Non ci si salva da soli, perché la forza di volontà, la determinazione non è abbastanza. Quello che vorrei dire a te e a tutti coloro che si sono riconosciuti nelle tue parole cliccando “mi piace” è che ci sono schiere di uomini e donne, di vostri coetanei, che possono testimoniare che si sono salvati, grazie a qualcuno che ha dimostrato loro di amarli, che ha indicato loro una strada buona, grazie all’incontro con qualcuno che ha creduto in loro.
Non siamo fatti per la solitudine, siamo fatti per la felicità e chi sperimenta la felicità sperimenta l’eternità. Quando ti innamori la vita cambia colore, tutto diventa bello, lo studio, la spesa, il solito caffè con gli amici, non è cambiato il mondo è cambiato il tuo cuore. Siamo fatti per la felicità, anche se in questo mondo dell’usa e getta, ci siamo abituati a gettare tutto quello che si rompe, anche nei rapporti umani. Vi auguro con tutto il cuore, che questo grande dolore diventi per tutti voi occasione di una vita nuova. Non vi scoraggi la fatica, non vi abbatta il dolore che inevitabilmente fa parte della vita. Nulla accade per il nostro male, e tutto può farci diventare migliori se sappiamo dire “SI”
Il vostro amico sarà sempre con voi, se la sua morte vi avrà dato la possibilità di guardare al mondo e di vivere in un modo vero e speciale, se andrete a fondo del vostro dolore, se cercherete testimoni capaci di dirvi non con le parole, ma con la vita, che vale la pena di stare a questo mondo.
Nella mia esperienza I FATTI, come li chiami tu dimostrano che non si è soli, e sono certa che anche tu saprai guardarti intorno e capire che sei amata di una amore discreto e rispettoso come è quello di Dio,
Un materno abbraccio Nerella