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Il cinismo è una virtù (?)

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere»
(1Corinzi 10,12)

Dove sono spariti quelli che un giorno sì e l’altro pure appiccicano le frasi di Papa Francesco tagliate storpiate manomesse, a giustificare le umane (loro) fragilità?
Quelli che Papa Francesco apre ai gay, ma anche alle unioni di fatto, ma anche all’aborto (ricordate i titoli dopo l’intervista rilasciata a padre Spadaro?) Quelli che si riempiono la bocca di misericordia, ma solo per sé e per i propri amici?
Ieri, all’ospedale di Rieti, è nato un bambino. Tre chili e mezzo. La madre è una suora.
Non entro nella vicenda (chi sono io per giudicare?), né mai mi sono permessa di entrare nelle vicende personali degli uomini e delle donne che fanno notizia. Perché il cuore dell’uomo è un guazzabuglio, come direbbe Manzoni.
Non so quando si sia innamorata, questa donna, né di chi. Non so e non mi interessa cos’è accaduto nel dettaglio. Certo, quella suora avrebbe potuto confidarsi con qualcuno (è davvero in-verosimile il suo «non sapevo»…). Ma non sono, in realtà, cose che mi riguardano. Per me e per chi legge, la lezione è un’ altra.
Ha provato, Scalfari, a far dire al Papa che il peccato è abolito, che il Bene e il Male non sono oggettivi, ma definiti da ciascuno secondo il proprio arbitrio, e che unico criterio del vivere è la coscienza del singolo, soggettivamente intesa. Ci ha provato. Ma nessuno, neanche il Vicario di Cristo, neanche in quest’epoca di relativismo esasperato, può “abolire” il peccato, perché il peccato è in noi: dentro ad ognuno. Se Scalfari ascoltasse sul serio Papa Francesco, l’avrebbe sentito ripetere più e più volte «sono un peccatore cui Dio ha guardato».
E’ questa fragilità dell’uomo – io credo – che più di tutto disturba. Ma come, una suora? Sì, anche una suora. Lei come me, come noi. Come tutti. Video meliora proboque deteriora sequor.
«Ha ceduto alle tentazioni», ha detto la madre superiora. Che non è una giustificazione: buffetto sulla guancia e via. E’ la consapevolezza, tutta cristiana, della fragilità della natura umana, insieme alla certezza che nessuno è esente dal male. Non io che scrivo, non voi che leggete. Non le suore e i preti. Non il Papa. Che infatti si confessa spessissimo. E’ la conoscenza, realistica, di come è fatto il cuore dell’uomo.
E’ questo che Scalfari e i moderni ateologi non comprendono, né il self made man, né le donne che eleggono a criterio del vivere la propria autodeterminazione. Il riconoscimento della propria umana fragilità spinge all’umiltà e ad invocarla, quella misericordia di cui tanto si parla, perché, proprio come ci ricorda Papa Francesco, «la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a Lui con cuore sincero e contrito».
Se, oltre al gossip, qualcosa da questa storia vogliamo dunque imparare, sia questa: quanto è facile per tutti “cadere” e, insieme, l’indicazione di una strada possibile per rialzarsi e riprendere il cammino.
E allora non si usi questa vicenda per la solita tiritera contro la castità: ve l’avevamo detto che la Chiesa è rimasta indietro (duecento anni? di più?) e deve aggiornarsi, ed è ora che suore e preti possano, se vogliono, anche sposarsi. Non è questo il punto. Non sarebbe questo il deterrente. Dentro ogni vocazione c’è il tarlo della tentazione e del tradimento al primo sì d’amore. Dentro ogni vocazione, la fedeltà è un percorso, anzi una domanda. Preghiera di essere ogni giorno guidati. E sostenuti.
E non si usi, questa storia, come l’ho vista (mal)trattata ieri e oggi sui media, nella loro instancabile caccia all’untore (leggi: la Chiesa). Ditemi: che effetto fa questa suora che ha partorito un bimbo, accanto alla notizia dei 400 preti che Papa Benedetto ha ridotto allo stato laicale perché avevano espresso attenzioni verso i minori? Piatto ricco mi ci ficco. Una goduria, per il laicismo imperante: titoli in prima pagina e poi mezzo foglio di nefandezze legate alla Sposa di Cristo. Touché! Del resto, cosa volete che gliene importi, alla stampa, di questa suora, di questo bambino. Miele per mosche.
Come spiegare, altrimenti, l’indifferenza omertosa e complice nei confronti dei bimbi ogni giorno ammazzati dentro e fuori il grembo materno, e gli aborti selettivi, e l’eutanasia per i bambini in Belgio (e chissà, silente, in quanti altri posti ancora), mentre la nascita di questo bambino non se l’è fatta scappare nessuno, e non sto a dirvi i commenti sul web.
Sotto sotto, io credo, il non detto è l’ingenuità sciocca della suora. Poteva tacere. Poteva abortire. Questa nostra cultura di morte avrebbe preferito così. E perdonato.

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