Una nuova visione dell’incesto (?)
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Ci sono notizie che hanno valore non solo per il contributo che veicolano, ma per il segno che, in se stesse, sono.
Pensiamo a quanto è stato detto e scritto a proposito della presenza del Papa su Twitter. Non credo certamente che la fede cambierà volto, e che 140 caratteri daranno un nuovo impulso alla vita e alla coscienza cristiana. Certo però che questo fatto ha una portata notevole: costringe tutti a ripensare alla fede cristiana come a qualcosa di attuale, di presente, che può interpellare l’uomo di oggi, dentro ogni circostanza. Ed è forse per questo suo carattere “sovversivo” rispetto alla mentalità dominante che molto mondo laicista si è scatenato nei più acidi (ed anche più stupidi) commenti: basta guardare su Twitter l’hashtag #Papasutwitter.
Una notizia, quindi, di una portata superiore al fatto in sé.
Voglio allora ripensare ad un’altra notizia, alla sua portata e alle sue conseguenze.
Ho trovato questo riferimento su un nuovo portale cattolico, che vuole sollecitare ad una presenza cristiana del mondo di Internet.
Nell’articolo si parla, in maniera entusiasta, della legge recentemente approvata dal Parlamento, che equipara tutti i figli, comunque nati, concedendo loro identici diritti e status di famiglia.
Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia - così si riporta nell’articolo - non solo è convinto della bontà di questa legge ma afferma che: «L’equiparazione dei figli naturali a quelli nati all’interno del matrimonio è un passo importante nel riconoscimento del valore fondamentale della famiglia nella società».
A me, francamente, questo sembra un modo un po’ strano di riconoscere il “valore fondamentale della famiglia nella società”. Certamente è importante il valore dato ai figli, sia quelli “legittimi” che quelli “naturali”, al punto che nella legge si parla soltanto di “figli” (e sappiamo quanto sia a volte meritoria la decisione di portare a termine una gravidanza, sia dentro che fuori del matrimonio).
Credo però che la famiglia abbia delle caratteristiche diverse dalla semplice convivenza e dalla capacità di generare figli, e che la Chiesa abbia il compito di indicarle.
Certo rimane aperta, nell’articolo, la drammatica svalutazione del frutto dell’incesto: se, infatti, l’articolo è molto chiaro nella descrizione dell’atto di violenza, mi pare sia molto povero, estremamente povero nel giudizio che ne dà (oltretutto non è chiaro chi sia il soggetto di questo giudizio).
Riporto quanto affermato sul sito citato: «Più problematica è invece la parte della legge che permette di riconoscere anche i figli nati da rapporti incestuosi, che potranno essere riconosciuti dai genitori con il consenso di un giudice, mentre fino ad oggi non potevano essere riconosciuti a meno che i genitori non sapessero, al momento del concepimento, di essere parenti. Per Avvenire, con la nuova formulazione “il riconoscimento di un incesto diviene cosa ordinaria, purché autorizzata da un giudice” (Vatican Insider, 28 novembre), e si rischia di far sì che un bambino, “quasi sempre generato in condizioni di prevaricazione e manipolazione familiare, sia anche sottoposto alla patria potestà del genitore abusante”».
Sappiamo (anche se i vari mezzi di comunicazione sono stati molto avari nella documentazione) qual è stato l’iter dell’approvazione alla Camera dei deputati.
Sappiamo che molte organizzazioni (di varia estrazione, e non tutte cattoliche) hanno chiesto, quanto meno, uno stralcio per quanto riguardava la regolamentazione della questione dei figli nati da incesto.
Sappiamo che, con tenacia inspiegabile, tale argomento si è voluto mantenere nella legge approvata (e - in modo disgustoso - anche applaudita).
Ci sorge allora una domanda, che abbiamo già formulato in un articolo pubblicato il 9 gennaio 2011: “Ma non sarà che tutto quanto accaduto risponde a quella logica di distruzione dell’istituto familiare che i radicali (al seguito di Sartre e soci) perseguono da tempo?”
Nel Senato della Repubblica italiana, il 14 ottobre 2008, è stato presentato un analogo disegno di legge (S. 1155) avente per oggetto l’abrogazione del reato di incesto e dei reati contro la morale familiare, a firma dei senatori radicali Donatella Poretti e Massimo Perduca. Nella relazione al disegno di legge – che il 10 novembre 2008 è stato assegnato alla 2ª Commissione permanente (Giustizia) in sede referente – i proponenti giustificano l’iniziativa sull’assunto che il reato d’incesto «crei confusione tra peccato e reato, tipica di leggi di Stati confessionali e non laici come il nostro», arrivando a citare espressamente – ed a sproposito – il Presidente della CEI mons. Bagnasco.
Dagli anni ’70, del resto, esiste un tentativo ideologico di sdoganare il tabù dell’incesto in nome della liberalizzazione sessuale. Già l’attivista Shulamith Firestone, una canadese di origini ebraiche icona del movimento radicale femminista in quegli anni (fu tra i fondatori del New York Radical Women, del Redstockings, e del New York Radical Feminists) nel suo famosissimo best seller The Dialectic of Sex (1970), sintesi in salsa femminista delle idee di Sigmund Freud, Wilhelm Reich, Karl Marx, Frederick Engels, e Simone de Beauvoir, riteneva che con l’erosione della famiglia e l’eliminazione dei tabù relativi all’incesto ed alla repressione sessuale (considerati conseguenze inevitabili della vita familiare), sarebbe finalmente nato qualcosa di nuovo.
La psicosessualità al potere – secondo la Firestone – avrebbe dato vita ad un nuovo tipo di amore, un amore veramente libero, e con esso la possibilità di un vera felicità.
Più esplicito è stato lo psicologo Americano Wardell Baxter Pomeroy nel suo controverso libro A New Look at incest (1977), una nuova visione dell’incesto, in cui la teoria a favore dei rapporti sessuali tra consanguinei si spinge davvero avanti: Possiamo registrare molte relazioni sessuali serene e reciprocamente appaganti tra padri e figlie. Questi possono essere occasionali o duraturi, ma non hanno alcun effetto negativo (…). L’incesto tra adulti e giovani può rappresentare un’esperienza capace di soddisfare ed arricchire (…). Quando sussiste una mutua e sincera attenzione per l’altra persona, piuttosto che un atteggiamento di egoistico possesso focalizzato sul proprio godimento sessuale, allora la relazione incestuosa può davvero funzionare perfettamente. L’incesto può arrivare ad essere una piacevole, innocua e persino arricchente esperienza.
Non sarà che gli entusiasti estimatori della legge siano da considerarsi alla stregua degli “utili idioti” che, con il loro voto (e la loro irresponsabile leggerezza) hanno dato man forte a quella “crepa nella diga” già da tempo denunciata da CulturaCattolica.it?
Se così fosse, come parlare del “passo importante nel riconoscimento del valore fondamentale della famiglia nella società”?
Se “ideologia” è quel sapere che nasconde le intenzioni reali, allora il voto favorevole dei 366 deputati è stato un avallo a quelle intenzioni nascoste che sono un altro passo contro il bene dell’uomo della società.
Chiesa, riprendi la tua forza profetica e sappi dare dei giudizi che, anche se vanno controcorrente, saranno di aiuto e di conforto a tutti gli uomini di buona volontà!
Come hanno detto recentemente i Vescovi americani, non accettiamo che la fede venga “riscritta” con una grammatica diversa da ciò che il nostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato.