L’islam e la filosofia
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È proprio vero, Venezia ha delle opportunità notevoli sulla frontiera dei rapporti internazionali, in particolare con i paesi del Mediterraneo e del vicino Oriente.
In questi ultimi anni la città e le sue istituzioni si stanno dando parecchio da fare per realizzare quella missione, insita nel dna della propria storia, di costruire ponti di conoscenza reciproca, in particolare con l’Islam.
Da alcuni anni vado sostenendo che la conoscenza reciproca è il primo passo verso la costruzione di un dialogo tra i due mondi culturali così diversi, come il Cristianesimo e l’Islam.
Il vero problema su questa strada è trovare interlocutori islamici che abbiano a cuore questo desiderio di reciprocità, questa apertura mentale che consente di guardare al futuro dell’umanità in termini costruttivi.
Quale futuro vogliamo per le generazioni che verranno?
Vogliamo ancora perseverare nella ricerca di chi per primo ha pestato il piede dell’altro, o desideriamo costruire un sistema di relazioni che consenta a tutti gli uomini quell’anelito naturale alla libertà, alla giustizia, al benessere?
Dopo le iniziative brillanti e promettenti dell’ex Patriarca di Venezia, Angelo Scola, con la pubblicazione della rivista Oasis, edita anche in arabo e in hurdu, strumento di comunicazione tra culture cristiane e islamiche, e le relazioni avviate tra il Marcianum e le Università islamiche, ecco che si muovono anche le istituzioni.
Qualche tempo fa, l’Amministrazione provinciale di Venezia ha organizzato una interessantissima conferenza sul tema: “Pensare l’Islam oggi”, insieme con l’ ICeSD (International Center for Subsidiarity and Development), Centro di ricerca e formazione nato dalla collaborazione tra la Fondazione per la Sussidiarietà e la Venice International University.
Relatore un importante filosofo dell’Università del Cairo, il prof. Hassan Hanafi, Vicepresidente della Società Internazionale di Filosofia.
In questo contesto ho incontrato il relatore e quanto segue è il testo dell’intervista.
Trabuio: Professor Hanafi, cosa significa “pensare l’Islam oggi”?
Hanafi: È arrivato il momento del dialogo tra le culture, e, oggi vi descrivo come pensano i filosofi arabi-musulmani.
Vede, noi musulmani viviamo oggi lo stesso periodo storico della fine del vostro Medioevo.
La filosofia emerge quando si pongono le domande su: “chi sono io?” e “qual è il mio destino?”, e le risposte a questi quesiti generano le filosofie della discontinuità, come è successo da voi alla fine del Medioevo.
Noi filosofi musulmani contemporanei ci poniamo il problema di creare una nostra nuova filosofia. Ma ci sono anche correnti di misticismo come via di fuga dalla complessità.
Studiamo come trovare delle concordanze tra spirito e corpo. Tra lo spirito antico e il corpo che vive nella modernità.
Trabuio: Quali relazioni evidenzia tra il fondamentalismo antioccidentale e la filosofia islamica contemporanea?
Hanafi: L’origine del fondamentalismo è nel popolo e il laicismo è il frutto della contiguità con l’Occidente.
Noi filosofi stiamo tentando di pensare la modernità con le radici nella tradizione.
Nella nostra filosofia non abbiamo ancora avuto un Cartesio o un Bacone o uno Husserl con la sua fenomenologia. Noi, oggi, siamo nella situazione di quel tempo, non abbiamo ancora avuto il nostro Rinascimento.
Ci sono intellettuali che guardano all’Occidente come a un modello. Ma non è del popolo questo atteggiamento, e questo ha creato la reazione del fondamentalismo.
Però, ci sono anche altri che hanno cercato di selezionare ciò che era utile, hanno tentato una sincresi tra le due culture.
Io mi pongo questo problema: “è possibile cambiare il mio atteggiamento nei riguardi dell’Occidente considerandolo come oggetto di studio, di conoscenza?”
Io voglio creare la “Occidentologia” per poter studiare l’Occidente come oggetto e non come un maestro cui fare riferimento. L’Occidente come oggetto di conoscenza, quindi.
Trabuio: Come vivono gli orientali, i musulmani, questa distanza tra le due culture?
Hanafi: L’orientale, da due secoli ha il complesso di inferiorità, mentre l’Occidente ha il complesso di superiorità. C’è stata un’alternanza culturale in passato, tra Oriente e Occidente. Prima l’Oriente è stato maestro e l’Occidente scolaro, poi è stato viceversa.
Io cerco di sviluppare un pensiero che contemporaneamente preveda che uno sia scolaro e anche maestro.
Trabuio: È possibile che nella cultura occidentale ci sia l’infiltrazione della cultura musulmana? Ovvero, sarà possibile una contaminazione tra le due culture?
Hanafi: Visto che l’Europa ha ormai rinunciato ad una filosofia dei valori per l’uomo, è forse possibile che i mediterranei siano fautori di un nuovo Rinascimento.
Io sogno che ci sia uno scambio di ruoli. L’Occidente è stato maestro due volte, mentre l’Islam è stato maestro solo una volta. Può essere che l’Islam ritorni ad essere per la seconda volta, maestro.
Trabuio: Qual è la sua opinione sul suo collega Nasr Hamid Abu Zayd che è dovuto fuggire in Occidente a causa delle sue posizioni filosofiche sull’ermeneutica del Corano?
Hanafi: Il mio collega ha commesso un errore, ha divulgato sulla stampa le sue proposte di ricerca intorno all’attualizzazione delle Sure del Corano, e questo gli è costato una condanna a morte per apostasia.
È disarmante la semplicità con la quale il filosofo Hassan Hanafi spiega la condanna a morte, di un suo collega, per aver manifestato un’ipotesi di lavoro sul Corano. Dal tempo dell’intervista a oggi, intanto, il professor Nasr Hamid Abu Zayd è deceduto per morte naturale (anno 2010) esule in Olanda, dove si era rifugiato con la moglie per sfuggire alla condanna a morte, e dove l’Università di Utrecht gli aveva offerto la cattedra di “Ibn Rushd’s Chair of Islam and Humanism”. (Ibn Rushd è il nome del filosofo musulmano, vissuto nel Medio Evo, e noto in Europa col nome di Averroé. È importante evidenziare che Averroé non era arabo, essendo nato e vissuto in Spagna ai tempi dell’occupazione islamica della penisola iberica).
Nasr Hàmid Abu Zayd è stato un intellettuale musulmano in grado di cogliere le sfide della modernità e di tradurle nella sua cultura. Al centro del suo progetto una lettura ermeneutica, storica e umanistica del Corano e l’affermazione di un pensiero critico in grado di intrecciare l’Islam con la cultura della libertà e del pluralismo. Nel libro: “Testo sacro e libertà - Per una lettura critica del Corano”, edito da Marsilio nel 2012, sono raccolti gli scritti per la maggior parte inediti, è un omaggio ai temi più attuali del dibattito su Islam e diritti umani che l’autore ci ha lasciato: la questione di genere (rapporti tra uomo e donna), le pene corporali, la sharia, la finanza islamica, la relazione con altre confessioni e culture, l’apostasia, la poligamia. Un grande rigore scientifico si accompagna a una profonda religiosità al servizio della comprensione di quei versetti più critici, meno chiari o nei quali sembrano dominare i concetti di violenza e ingiustizia, spesso considerati all’origine della dicotomia tra pensiero islamico e modernità.