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Martini «pro domo eorum»

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Non amo le maiuscole. Cerco, scrivendo, di usarne il meno che posso. Ne diffido a ragion veduta: da quando è stata declassata a minuscola la parola “dio”»
(Oriana Fallaci)

Non era una boutade di fine estate, quella del direttore di Micromega Paolo Flores D’Arcais: «E ora approvino una “legge Martini!». Furio Colombo del Pd e Pancho Pardi dell’Idv, con il placet di Di Pietro, hanno annunciato che presenteranno in Parlamento una bozza di legge sul fine vita.
E allora la immagini, intorno al totem – Martini, la meglio intelligenza nichilista, laicista, relativista o anche cattolica (sedicentesi “adulta” nell’accezione prodiana del termine: quella, per capirci, dalle idee in fieri, spesso confuse, quasi sempre contrarie al Magistero e alla tradizione della Chiesa). In questi giorni son tutti impegnati a fare il taglia e cuci del pensiero martiniano, nella speranza di ridurlo a slogan, o a francobollo da appiccicare al loro disegno di legge. Chissà che il suo (di Martini) imprimatur post mortem, non spiani, finalmente, la strada all’eutanasia… Questo pensano, mentre fanno copia-incolla.
Tutti “amici fraterni” del Cardinale, costoro. Amici della prima, della seconda o dell’ultima ora. Devotissimi a lui, quasi mai devoti alla Chiesa. Bizzarro, ma è così.
In prima fila Micromega, che finalmente capisci perché si chiama così: perché della realtà fa quel che vuole: la rende micro o mega a piacimento. Fa diventare penosamente micro ciò che è mega e viceversa. A seconda. Un esempio? Lì, don (don???) Paolo Farinella ha più volte chiamato Martini “il Padre”, dimenticando che il Cardinale, ad un certo punto della vita, ha espresso il desiderio di essere chiamato padre (lettera minuscola) e che non basta che sia approdato alla vita eterna per poter essere considerato il Padre Eterno. Chissà se qualcuno glielo spiega, al “don”, e se, spiegatoglielo, lo capisce, uno che, pastore della Santa Romana Chiesa, sostiene, nello stesso articolo su Micromega, che «Dio non è cattolico… perché Dio è Desiderio» (?).
C’è Vito Mancuso, pronto a “tradurre” a noi comuni mortali il Martini’s pensiero.
E poi Ignazio Marino, che nei suoi pluri colloqui per la stesura a quattro mani (più o meno…) di “Credere e conoscere”, deve aver conosciuto e capito così profondamente l’amico Cardinale, che in un’idea tutta sua dell’Aldilà (… ma questi: atei, positivisti e razionalisti dalle unghie dei piedi alla radice dei capelli, non erano “quelli che l’Aldilà è solo una favoletta minacciosa/consolatoria”?…)… beh, in un’idea personalissima dell’Aldilà ipotizza, su L’Espresso: «Forse anche dove è ora (il Card. Martini, ndr) si è già messo al lavoro, ha cercato sant’Ambrogio e Sant’Agostino e con quel suo modo interrogativo, autorevole ma anche un po’ sornione, ha chiesto loro di organizzarsi per rielaborare alcuni testi e chiarire alcuni insegnamenti». Follia pura. Meglio che la puntigliosa taccia. A voi i commenti.
Ecco, dunque, da chi parte l’idea della “legge Martini”. Da gente così. Gente che sbianchetta Martini pro domo sua. Che non ha mai approfondito – perché non gli interessa a prescindere – cosa dice davvero la Chiesa cattolica sull’accanimento terapeutico, sulle cure palliative, sull’eutanasia. Gente a cui brucia che il Cristianesimo consideri la vita bene indisponibile e la difenda strenuamente dal concepimento alla morte naturale. NA-TU-RA-LE. Che significa senza accanimenti (cfr. il Catechismo della Chiesa cattolica), ma anche senza legittimare omicidi più o meno palesi, né suicidi più o meno assistiti.
Gente che, come Farinella, in barba alla verità, in-fedele alla sua Chiesa ma strenuo difensore della battaglia pro eutanasia, questo mette nero su bianco: «E’ stata dura per gli ecclesiastici corazzieri della “chiesa a loro immagine e somiglianza” apprendere che il Padre, consapevole della morte e lucido di cuore e di fede, abbia rifiutato ogni accanimento come forse avrebbero voluto e imposto i pasdaran difensori a oltranza della vita di Eluana Englaro (tanto non era la loro!), con tubi, tubicini, sonde e macchine di ogni genere per allungare la parvenza di vita disumana».
Gente che, come Scalfari, ricordando il Card. Martini scrive: «Noi lo rimpiangiamo come maestro e amico, dal quale molto abbiamo imparato sul Figlio dell’uomo che per lui era il Figlio di Dio».
Gente che ha capito tutto. O così crede. C’è proprio da fidarsi.
Vade retro.

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