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La crisi siriana 1 - Una pregiudiziale scelta di campo

Autore:
Ricci, Patrizio
Fonte:
CulturaCattolica.it
Una voce "fuori dal coro" per un aiuto alla comprensione di quanto accade in Siria.

I media italiani sapevano già dall’inizio con certezza da che parte stare: subito hanno dato per buono tutto ciò che veniva messo a disposizione dall’opposizione siriana su You-tube e dal famigerato ‘Osservatorio siriano per i diritti umani’ con sede a Londra.
Fin da subito avevano adottato il gergo già varato con la guerra di Libia: “il rais”, il regime, i lealisti, gli “assadiani”, i “pro Assad” e, dall’altra parte, l’esercito libero siriano, i partigiani, i ribelli, gli amici della Siria…, cosicché qualsiasi cosa dicesse l’opposizione è stata sempre considerata vera, mentre, quando i fatti maldestramente lasciati non manipolati hanno scagionato Assad, ugualmente per lui sono stati usati toni sprezzanti e appellativi infamanti.
Quando Assad ha tentato di fare qualcosa di buono, subito è arrivata la replica del Segretario di Stato USA: “non credibile”. E’ accaduto tutto ad un tratto. Cosa fosse cambiato da prima, quando Assad veniva ricevuto e riverito ovunque, non ci è dato sapere. Assad aveva cominciato a fare le riforme che aspettava la popolazione, ma è come se “tutto” fosse già stato deciso a tavolino.
Ciò che più sgomenta è comunque l’allineamento delle maggiori testate cattoliche con i criteri adottati dai media mainstream. Sulla maggior parte delle testate cattoliche si sono infatti susseguiti, alternandosi, articoli che riportano il giudizio sugli avvenimenti dato dalle autorità della Chiesa siriana (in conformità con il giudizio espresso dal documento CCEE: il Consiglio della Conferenza Episcopale Europea) e nello stesso tempo articoli che vanno in tutt’altra direzione, che, in sintesi, è la seguente: “Quella in corso in Siria è una guerra dolorosa ma necessaria per il cambiamento, la democrazia, l’emancipazione degli oppressi”.

Il documento CCEE del 19 luglio 2012 sostiene tutta un’altra cosa: “Questo conflitto non può che portare con sé inevitabilmente lutti, distruzioni e gravi conseguenze per il nobile popolo siriano. La guerra è una via senza uscita. La felicità non può che essere raggiunta insieme, mai nella prevaricazione degli uni contro gli altri”. E’ un giudizio chiaro, che non dà adito a fraintendimenti: http://www.eurocathinfo.eu/ccee/allegati/874/Dichiarazione%20CCEE%20SITUAZIONE%20IN%20SIRIA%2019.07.2012%20IT.pdf
La tesi generalmente sostenuta è invece quella della “guerra giusta”. Nonostante il divieto delle Nazioni Unite, la 'Comunità internazionale' (Usa e petrolmonarchie del Golfo) sta fornendo ai ribelli logistica, intelligence, armi, appoggio diplomatico, soldi e uomini ben addestrati (sono presenti combattenti di molti paesi, ad esempio la famigerata brigata “Liwaa al-Umma”, forte di 6.000 uomini, è formata quasi esclusivamente da stranieri. http://edition.cnn.com/2012/07/28/world/meast/syria-libya-fighters/index.html e anche: http://www.ilpost.it/2012/07/29/la-brigata-internazionale-in-siria/.)
Di fatto, qualsiasi atto finalizzato al cambio di governo è legittimato, inclusi gli attentati e i sabotaggi alle infrastrutture civili. In questo contesto l'embargo è nient'altro che un blocco economico fatto contro un intero paese e non, come si vorrebbe far intendere, uno strumento di pressione pro diritti umani e pro democrazia. Tutto il mondo non aspetta che festeggiare la cacciata di Assad e della moglie ‘sperperona’. Quanto era stato pianificato non è ancora avvenuto per il veto posto da Russia e Cina, memori della guerra di Libia.

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