“Mister Gay Italia 2012”
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Avete presente la pubblicità-progresso contro l’omofobia: quella “non ci importa sapere se l’autista dell’ambulanza assomiglia al padre o alla madre; se il barelliere porta il 42 o il 43 di scarpe; se i medici sono etero o omosessuali…” Beh, quel messaggio lì l’abbiam capito tutti (per la verità anche senza bisogno della pubblicità, che chissà quanto ci è costata!) tranne, evidentemente, quelli dell’Arcigay e del portale Gay.it, che hanno promosso il concorso “Mister Gay Italia 2012” e, omofobi all’ennesima potenza, alle selezioni han fatto l’unica domanda che non si può fare: «Scusa, sei gay o sei etero?» (Dato che non è roba da scriversi – almeno per ora – sulla carta d’identità, come poi gli organizzatori abbiano verificato l’orientamento sessuale dei concorrenti non è dato sapere, né ci interessa approfondire).
A contendersi la fascia, ieri, a Torre del Lago, c’erano ad ogni modo una quindicina di gay, con una giuria che, fatti due conti, dev’essere stata più numerosa dei giovani in gara, se è vero che era composta da “personalità del mondo della cultura, del giornalismo, della politica, dello spettacolo”. (Piatto ricco, mi ci ficco: chi, tra i rappresentanti del politically correct, non sgomiterebbe, oggi, per poter dire: “Quel giorno c’ero anch’io!»).
Oltre alla fascia più ambita dagli omosessuali d’Italia, ieri ne sono state assegnate anche altre: Mister Gay Giovani, Mister Gay Convinto (perché gli altri, invece? N.d.r.), Mister Gay Sorriso… e via di specialità in specialità.
“Mister Gay Italia” quest’anno è Alessio Cuvello, 24 anni, palermitano di nascita e milanese di adozione, personal trainer di giorno e ragazzo immagine la notte. Da un paio di mesi convive con il fidanzato, ma è stato sposato quattro anni ed ha un figlio di tre.
Senza nulla togliere all’aitanza del giovanotto, deve essere stato questo a colpire la giuria che – come ha spiegato Alessio De Giorgi, direttore del portale Gay.it – cerca, neanche dirlo, non solo corpi statuari, ma «esperienze e storie straordinarie».
Eccola, la storia straordinaria che diventa immediatamente uno spot per il mondo Lgbt e le sue arcibattaglie “culturali”: un giovane papà gay, «sostenuto in questa avventura dalla ex-moglie». Praticamente… perfetto! Così perfetto, che quando il giornalista chiede ad Alessio come spiegherà un giorno, a suo figlio, di essere diventato “Mister Gay 2012”, ecco la risposta: «Premesso che mio figlio sa già della mia omosessualità e anche la mia ex moglie, sicuramente non sarà un problema. Sarà una gioia da condividere anche con loro». Gaiezza per tutti.
Mentre ascolto la breve intervista, provo ad immaginarla questa “riunione di famiglia” in cui ad un bimbo di due anni, due anni e mezzo, forse tre, han spiegato (?) cosa significa che il suo papà è “gay”. Provo, ma giuro che non ce la faccio. E non so se mi viene più da ridere o da piangere…
P.S.: Ad Alessio il giornalista ha detto “in bocca al lupo” per il concorso. Io gli dico in bocca al lupo per la vita, che vale infinitamente di più del concorso, della fascia che ha ricevuto, dei 5000 euro di premio, ed anche di come usa – o non usa – il suo pene (cosa che, come detto, non interessa nessuno). Ma vale anche infinitamente di più di quanto l’Arcigay e il portale Gay.it usano Alessio e tanti giovani come lui, puntandogli telecamera e microfono in mezzo alle gambe.
Alla faccia della “pubblicità-progresso”, pagata con i soldi di tutti i contribuenti.