Down: se lo conosci, lo elimini?
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La medicina moderna, le nuove tecnologie, la ricerca scientifica, sono cose favolose quando sono a servizio dell’uomo, quando possono aiutarlo a vivere meglio, a curarsi, a soffrire meno.
Sarebbe però ipocrita fingere di credere che sempre la tecnologia e la scienza siano a servizio dell’uomo, a servizio della vita, perché sono strumenti e come tali sono nelle mani di uomini che possono farne strumento di vita o di morte
Ed è così che spesso la scienza, le conoscenze mediche, diventano una pratica inumana vestita da “medicina”
Un esempio?
E’ di questi giorni la notizia che è disponibile in Germania, Austria, Svizzera e Liechtenstein un test che permette di individuare durante la gravidanza se il feto sarà affetto da sindrome di down.
La società produttrice informa che potranno far ricorso a questo test soltanto le donne oltre la 12esima settimane di gravidanza e il cui feto presenta un rischio elevato di trisomia 21 (sindrome di down).
Il "Prenatest" - che dipende dalla cosiddetta "ordinanza riguardante i dispositivi medici" (ODmed) e non da quella sui medicamenti - ha ricevuto il certificato di conformità delle autorità sanitarie europee è stato automaticamente omologato anche in Svizzera, ed è considerato un sistema alternativo, alla tradizionale amniocentesi, che può provocare aborti spontanei.
Detta così, parrebbe quasi una buona notizia.
E’ chiaro che molti di quei figli con gli occhi a mandorla e il cuore da eterno fanciullo, non verranno al mondo, perché il test, non permette di sconfiggere la trisonomia 21, chi ce l’ha se la tiene, come gli occhi azzurri o la predisposizione alla calvizie.
Però, la madre che sa che quel figlio che porta in grembo potrebbe essere speciale, può scegliere di non metterlo al mondo, di eliminarlo, naturalmente in Italia, dovrà dimostrare che la diagnosi l’ha sconvolta, ne ha minato la psiche e che quindi l’aborto è “terapeutico” per la sua salute mentale.
Vogliamo chiamarla civiltà? Una volta la chiamavano eugenetica, selezione della razza, e tutti erano pronti a dire che si trattava di una pratica aberrante.
Ora invece si tratta di un test, anche in versione fai da te, sembra tutto più “normale” ma la dice lunga sulla deriva cui siamo approdati.
Le associazioni pro life protestano, hanno fatto presente che questo test porterà a un aumento degli aborti, ma in una società dove non esiste più il male, non c’è posto per il bene, dove è normale solo l’essere, sani, non può esserci posto per chi non lo è.
E qui verrebbe da chiedersi se sia più malato un figlio down, o l’adulto che decide di eliminarlo prima che nasca, ma per questo si attende l’omologazione di un prossimo test.