No Vasco, io non ci casco…
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Per Vasco, il matrimonio è una sconfitta, un dente da togliere e non pensarci più, in questo mondo ingiusto dove la burocrazia obbliga a responsabilità poco romantiche, lui che sino a qualche anno fa si è sentito un quindicenne, dire di sì, non solo davanti alla madre del suo terzo figlio, ma anche a un’autorità, dev’essere stata una capitolazione.
Vasco Rossi poeta dannato, chi ama la sua musica gli perdona tutto, del resto in fondo la sregolatezza o porta alla disfatta o porta al trionfo, bandite le mezze misure e i rocker sono forse rimasti gli ultimi a cui si perdonano eccessi, sproloqui, debolezze, cadute e ricadute, in virtù dei sogni che la loro arte ci concede di vivere. Forse se sapessero farci sognare, perdoneremo anche le intemperanze dei politici, ma questo è un altro articolo.
Racconta Vasco: “Ne ho fatte di tutti i colori, ho vissuto tutte le esperienze possibili che mi sono capitate a tiro o mi venivano in mente senza pensare molto alle conseguenze, sempre inseguendo un sogno e sicuro di uscirne comunque indenne o con qualche ferita superficiale (…). Non consiglierei mai a nessuno – continua il Blasco – di ripetere quello che ho fatto. (…) Fino a pochi anni fa ho sempre avuto 15 anni”. Non capivo niente, non sapevo niente e non mi interessava niente altro che la musica e le canzoni.
Uno così che non rispetta le regole per principio, che va al massimo, che convive da venticinque anni con la stessa donna, potresti immaginare che decide di convolare a nozze, per dire anche al mondo, – questa è la donna che mi ama, mi sostiene, è la madre del mio ultimo figlio, colei che mi è stata vicina, quando i miei eccessi da adolescente sessantenne e incosciente non hanno di certo mostrato la parte migliore dell’uomo Vasco, quando ai miei figli serviva qualcuno su cui contare, mentre io – Non capivo niente, non sapevo niente e non mi interessava niente… – insomma, la donna che amo.
Invece, figurati se si sposa per libera scelta, no, lui, si sposa per obbligo, e non si sente obbligato da regole civili, no, si sente obbligato dal Papa e dai politici che non capiscono il valore delle unioni di fatto.
Beccati questa. Un altro che vorrebbe un’unione dove si è liberi di andarsene senza conseguenze burocratiche e noiose, dove se domani il ciel non voglia, ma Vasco dovesse terminare la sua vita sul palcoscenico di questa terra, senza che nulla sia stato scritto, chi resta a calcare il suolo di questo mondo, dovrebbe dividersi il “Vasco-patrimonio” con equità, senza rancori.
Recita il Vasco pensiero: "In questo paese le leggi sono poco chiare, sempre confuse e interpretabili non si sa mai cosa può accadere – continua il cantante – e comunque non sono regolamentate chiaramente le coppie di fatto perché al Vaticano non sono simpatiche e anche ai nostri politici non piacciono tutte queste novità". Oggi le coppie di fatto, domani le coppie di uomini e poi magari le coppie di pecore e pastori".
In attesa delle coppie di pecore e pastori, che regolarizzino l’unione e si dividano il pascolo, a Zocca, Vasco e Laura hanno detto “SÌ” –
L’officiante avrà dato la lettura degli articoli del Codice Civile: art.143 c.c. ‘Diritti e doveri reciproci dei coniugi’, art.144 c.c. ‘Indirizzo della vita familiare e residenza della famiglia’ art.147 c.c. ‘Doveri verso i figli’
A seguire la tradizionale domanda di rito ‘Vuoi tu’… lo scambio degli anelli, la lettura dell’atto matrimoniale e la dichiarazione del regime patrimoniale scelto dagli sposi (comunione o separazione dei beni), firma dei registri da parte degli sposi e dei loro testimoni.
Vasco assicura che trattasi di una formalità, ma chissà, forse gli sposi saranno obbligati a guardare per un attimo al cammino fatto, ai figli che hanno cresciuto, a come un matrimonio non sia un affare privato, perché sancisce un’unione che è “buona per il mondo”, la famiglia non è un’isola, nemmeno quella di Vasco.