I metodi s-conci della Concia

“La tenera fata della stupidità è discreta e s’adatta meravigliosamente al bene e al male, al sapere e all’ignoranza, all’uno e all’altra… La ragione è in grado di smascherare il male che si cela perfidamente dietro la bella menzogna. Ma di fronte ala stupidità la ragione è impotente. Non ha nulla da smascherare. La stupidità non porta maschere. E’ innocente. Sincera. Nuda. E’ indefinibile.”
(Milan Kundera, Il sipario)
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ma com’è conciata male la Concia!
Ebbene sì. Sono rimasta letteralmente basita, ieri sera. Senza parole. (E ce ne vuole perché la puntigliosa resti senza parole!). Stavo seguendo con interesse la trasmissione <em>Indaco, in onda alle 22.05 su San Marino Rtv. Diversi gli ospiti, che si sono confrontati su un tema scottante al quale, anche come sito, prestiamo molta attenzione: la famiglia e i suoi cambiamenti.
Ognuno ha detto la sua, partendo dall’esperienza che ha, dal ruolo svolto nella vita (genitore, psicologo, sacerdote, preside, avvocato, politico…), argomentando le proprie riflessioni e dando ragione delle proprie convinzioni. Collegato telefonicamente, anche il parlamentare del Pdl Carlo Giovanardi, che ha riflettuto sulla famiglia tradizionale e sui problemi che sta attraversando; ha ricordato il diritto dei figli ad avere come riferimento un padre e una madre, e poi il ruolo importante svolto dalle diverse agenzie educative; ha toccato scottanti temi di bioetica, come la “compravendita dei fattori della produzione per assemblare i bambini”; ha poi detto di non essere d’accordo con l’idea che le coppie omosessuali aspirino ad essere definite “famiglie”.
A circa un’ora dall’inizio della trasmissione, dopo una serie di interessanti contributi, il conduttore ha passato la parola all’onorevole Paola Concia, del Pd, affinché esprimesse le sue considerazioni sui temi sino a quel punto affrontati.
Trascrivo il suo intervento telefonico, perché il metodo di CulturaCattolica.it è guardare la realtà tenendo conto di tutti i suoi fattori. E di raccontarla, quando merita.
Siccome ciò che è accaduto “merita”, lo raccontiamo (e diamo la possibilità agli increduli di sentirne anche la versione audio: con la sua spiccata cadenza romanesca, il registro informal-volgarotto stile “eravamo quattro amici al bar” – e non in una trasmissione televisiva –, e gli strafalcioni suindicati. Che non si insinui che la puntigliosa esagera…).


“Pronto? Eccoci. Che dico? Che c’è un articolo di legge che dice che esiste la famiglia anagrafica che è composta anche da persone conviventi, cioè il fatto che c’è nella legge italiana la famiglia anagrafica che non corrisponde a quella cosa arcaica di un’altra era geologica di Giovanardi. Lo dice la legge italiana, non è che lo dico io. E poi sa, francamente, a me mi pare abbastanza inutile parlare con Giovanardi, non so come dire… E’ diventato per quanto mi riguarda un esercizio inutile di uno che vuole soltanto farsi pubblicità e io sono stufa di parlare con Giovanardi e di confrontarmi con uno come Giovanardi. E’ perfettamente inutile. Non ho niente da dire a Giovanardi. Io non ho niente da dire ripeto. Siccome Giovanardi dice delle cose che sono fuori dalla realtà io… Francamente Giovanardi si fa pubblicità sulla pelle degli omosessuali, si fa pubblicità sulla pelle degli omosessuali e quindi io mi sono stufata di dargli il fianco. Tutto qua. Pazienza. Io mi sono stufata di dare la possibilità a Giovanardi di farsi pubblicità sulla pelle degli omosessuali. Punto. Poi, guardi, non è una cosa irriverente. E’ semplicemente che non ho voglia di dargli il fianco a uno sopra la pelle degli omosessuali. Punto. Non credo che sia una cosa irriverente. Se lo facesse dare da qualche altro il fianco, non da me. Non è irriverente, è un dato di realtà.
Io non litigo con nessuno. Non c’ho voglia di confrontarmi con Giovanardi. Punto. Non c’ho nessuna voglia. E’ uno che usa gli omosessuali pro domo sua. No. Usa l’omofobia pro domo sua. Se la facesse da solo ‘sta roba qua. No con me.
Quale governo? quale governo? Ma di che cazzo parla? Quale governo? quale parlamento? Giovanardi non sta più al governo, non fa più il ministro! Ma di che cosa sta parlando…
Buonasera anche da parte mia, guardi. Io non so proprio…”.


Ognuno, della telefonata, pensi ciò che crede, ma se questo è “il nuovo che avanza”; se questi sono i modelli con cui non solo dobbiamo imparare a convivere, ma che in modo tamburellante il mondo politically correct ci indica come quelli “giusti” perché moderni, democratici (?), aperti (?), dialoganti (?), tolleranti (?), includenti (?), mi dispiace – lo scrivo a nome di tutta la redazione – no grazie.
Siamo abituati a confrontarci con tutti, in atteggiamento di ascolto e di rispetto reciproco, dando ragione delle nostre convinzioni e della nostra posizione a chi, legittimamente, ha ragioni diverse dalle nostre. Dei metodi s-conci della Concia non sappiamo che farcene. (E scusate se non ho scritto “onorevole”. I titoli non sono pinzillacchere: sono cose serie. Bisogna meritarseli…).

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  • La telefonata della Concia