Spending Review e Chiesa
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Non è che Wikipedia sia il «verbo», ma qualche volta vale la pena darle un’occhiata. Così mi è capitato di leggere quello che scrive a proposito dell’8‰ e rinfrescare un po’ di nozioni storiche. Così dice: «Con i Patti Lateranensi del 1929, che codificavano i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica, lo Stato si impegnava a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico tramite il meccanismo della Congrua. Tale meccanismo si fondava sul riconoscimento del pregiudizio economico subìto dai cattolici a causa delle molteplici confische di beni ecclesiastici nel corso del secolo XIX, fra cui in particolare le leggi Siccardi del 1850, le leggi Rattazzi del 1854 e 1855, quelle che istituirono l’eversione dell’asse ecclesiastico del periodo 1866-1867 e l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia».
Forse, se si avesse a mente un po’ più la storia e ci si ricordasse di queste considerazioni, si potrebbe parlare e discutere dell’8‰ senza ripetere il solito refrain rancoroso dello Stato laico, dei “privilegi” alla Chiesa cattolica ecc…
Ascoltando la trasmissione di sabato 5 maggio «Uomini e profeti» su Radio Rai3 mi è parso invece che questo aspetto – la storia e le ragioni di questa scelta – sia stato completamente dimenticato o almeno tralasciato. E così, quello che lo Stato ha pensato come un atto di giustizia e di riparazione è stato presentato come l’espressione del solito cedimento alla invadenza della Chiesa cattolica nelle questioni italiane, per ottenere in cambio chissà quali benefici. Il tutto – guarda caso! - in occasione della giornata nazionale del sostentamento, indetta dalla CEI.
«Erudire il pupo», così che non cada nelle sgrinfie del lupo vorace e cattivo.
Beninteso, di critiche se ne possono fare e tutto si può migliorare. Ma sottolineare che – in presenza della questione dello «Spending Review» – la questione sia di ridurre (se non cancellare) quanto lo Stato riconosce alle varie confessioni religiose, beh, sa tanto di «accanimento» contro la Chiesa; quello stesso accanimento che nelle nostre pagine continuamente documentiamo. Non c’è infatti giorno in cui non arrivino segnali inequivocabili che la Chiesa è ritenuta “ingombrante”, che ogni occasione è buona per togliere di mezzo la fede, che non è il Papa a dover essere seguito, ma l’ultimo filosofo o teologo à la page, che sale in cattedra per insegnare ai cristiani come si sta al mondo.
A questa guerra subdola noi ripetiamo, instancabilmente, il nostro «No, non ci sto». Ma soprattutto vogliamo documentare che la presenza della Chiesa in Italia e nel mondo è stata da sempre e continua ad essere un insostituibile fattore di civiltà e di libertà.