Forget Newsweek – Follow Jesus vs Forget the Church – Follow Jesus
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Ho sempre ammirato questa poesia di Boris Pasternak, “In ogni cosa”. Ne riporto l’incipit: «In ogni cosa ho voglia di arrivare / sino alla sostanza. / Nel lavoro, cercando la mia strada, / nel tumulto del cuore. / Sino all’essenza dei giorni passati, / sino alla loro ragione, / sino ai motivi, sino alle radici, / sino al midollo. / Eternamente aggrappandomi al filo / dei destini, degli avvenimenti, / sentire, amare, vivere, pensare, / effettuare scoperte».
Perché non c’è nulla che mi senta estraneo. «Vagliate ogni cosa» ricorda San Paolo. E così, quando mi imbatto nelle notizie di ogni tipo e di ogni provenienza, non riesco a rimanere fermo, senza reagire, lasciando che si dica tutto e il contrario di tutto. Beninteso: quel che mi interessa non è fare cambiare idea ad alcuno. Se ha la ragione, però, la usi e la applichi alla realtà, con onestà intellettuale. E poi non mi va proprio che sputi sentenze su quello in cui credo, sulle mie ragioni e sulle mie convinzioni.
Anche sul sito, continuamente mi sento provocato, e, tra i mille argomenti che incrociano il mio sguardo e la mia vita, cerco di esprimere un solo giudizio, dettato dalla ragione e dalla fede.
Capita ad esempio che, ascoltando la radio, una notizia ti colpisca particolarmente, e non puoi fare finta di niente. Oggi, ad esempio, al Giornale radio, hanno detto di uno chef che, animalista convinto, non solo non serve ai suoi clienti carni di animale, ma ha comprato una gran quantità di agnellini (erano ancora nel ventre della madre, e li ha pagati 50 €) per venderli a persone che si impegnavano a custodirli, trattandoli bene, «fino alla morte naturale». Sì, per gli agnellini si parla di assassinio e a difesa della loro vita si scende in piazza (per gli esseri umani no); per gli agnellini non vale quello che si chiede per gli uomini come un diritto: l’ eutanasia, o una “morte dignitosa”. Nessuna proposta di legge al vaglio del Parlamento. Forse perché gli agnelli, come il lupo Navarre, hanno una «disperata voglia di vivere».
Poi capita di leggere su «Europa» che «A gridare “il re è nudo” è Andrew Sullivan, giornalista e blogger tra i più letti d’America. Sullivan riassume in sé una trinità eterodossa – cattolico, repubblicano e gay (nel 2007 ha legalmente sposato al suo partner in Massachusetts) – che è rappresentativa della questione del ruolo pubblico delle chiese e della religione in un paese, l’America, “nazione-chiesa” che include le diversità in nome di una libertà che è sempre intesa teologicamente perché deriva direttamente dalla libertà di religione». Il tutto sintetizzato dalla frase del settimanale Newsweek «Dimentica la chiesa, segui Gesù» a cui fa eco, in America, l’altra: «Dimentica Newsweek, segui Gesù».
Non ci stiamo a questo «sdoganamento» politically correct della omosessualità; a questo quotidiano bombardamento mediatico che vuole fare passare ogni critica al comportamento omosessuale da parte della Chiesa come un atto che contraddica (notizie sempre da internet) il comandamento di Gesù «Ama il prossimo tuo», perché Gesù mai avrebbe parlato di omosessuali, lesbiche, contraccezione, aborto… e chi più ne ha più ne metta. Come se nelle Scritture (eppure è così facile verificare!) non ci fosse scritto «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento» e anche: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio».
Ciascuno faccia ciò che ritiene della propria vita, ma non imponga agli altri di ritenerlo giusto, né getti fumo negli occhi proponendo un Cristianesimo a sua immagine e somiglianza e facendo credere che nella Sacra Scrittura non ci siano le frasi sopra trascritte.
Infine, un articolo francamente conturbante. Quando ho letto ciò che si trova nel libro-dialogo tra il Card. Martini e Ignazio Marino ero rimasto impressionato dal fatto che mi pareva che il Cardinale fosse trascinato in affermazioni sostanzialmente forzate, come se lo si volesse usare per un progetto di cui era sì del medesimo avviso, ma con i dovuti distinguo. Affermazioni apodittiche, dimentiche di ogni tipo di prudenza (quella «gesuitica», ancora abituale nel Nostro). E poi ecco svelato l’arcano. Ci voleva il sublime Mancuso a farcelo capire. Ecco che cosa scrive su Repubblica: «Per il legame personale e spirituale che dal 1980 ho con il cardinale Carlo Maria Martini non temo di fargli torto affermando che il vero protagonista del libro Credere e conoscere appena pubblicato da Einaudi a firma sua e di Ignazio Marino, non è lui, il cardinale, ma è Marino, il chirurgo». Sì, il libro ha come protagonista Marino. Ma allora il senatore ha «usato» il Cardinale? Non si tratterà di plagio, certamente, ma forse ci siamo vicini. E’ chiaro chi ha “condotto il gioco”, e pazienza se ancora una volta la correttezza nel metodo è un’opinione: si sa - lo diceva Machiavelli - «il fine giustifica i mezzi».
Dimentichiamo Marino, dimentichiamo gli animalisti, dimentichiamo Sullivan e compagnia, e attacchiamoci a Gesù che – lo ha promesso – sarà con noi fino alla fine del mondo. Nella sua Chiesa!