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Buona Pasqua di Risurrezione

Fonte:
CulturaCattolica.it

“Io canto la canzon di primavera,/ andando come libera gitana,/ in patria terra ed in terra lontana, con ciuffi d’erba ne la treccia nera./ E con un ramo di mandorlo in fiore/ a le finestre batto e dico: Aprite,/ Cristo è risorto e germinan le vite/ nove e ritorna con l’April l’amore!/ Amatevi fra voi, pei dolci e belli/ sogni ch’oggi fioriscon su la terra,/ uomini della penna e de la guerra/ uomini de le vanghe e dei martelli./ Schiudete i cuori: in essi erompa intera/ di questo dì l’eterna giovinezza;/ io passo e canto che vita è bellezza,/ passa e canta con me la primavera”. La poesia di Ada Negri, Pasqua, ripropone i temi tradizionalmente attribuiti alla festa che stiamo per celebrare: il rinascere della natura nella bellezza fiorita della primavera e la giovinezza della vita, entrambe rese eterne dalla risurrezione di Cristo. Senza la Sua risurrezione non ci sarebbe possibilità di durata per la bellezza e per l’attrattiva suscitate dalla realtà, per ciò che amiamo. Tutto sarebbe destinato a un ciclico decomporsi, a un perdersi inesorabile nello scorrere del tempo. Il fatto storico della risurrezione di Cristo, invece, ha mutato la storia, l’ha trasformata dall’interno e l’ha restituita alla sua verità di realtà buona, creata per il bene e per l’eternità. Essa ci assicura sul “per sempre” cui aspira il nostro cuore, “dà forza e significato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa, desiderio, progetto”. Come disse Benedetto XVI nel messaggio pasquale dello scorso anno, la risurrezione “è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile”. Un’impronta impressa nel nostro presente, che non ci lascia soli nel vuoto ma ci permette di appoggiarci su una solida certezza. “Se Gesù sia soltanto esistito nel passato o invece esista anche nel presente, ciò dipende dalla risurrezione” (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, pag. 270 e sgg). “Se nella risurrezione di Gesù, continua il Papa, si fosse trattato soltanto del miracolo di un cadavere rianimato, essa ultimamente non ci interesserebbe affatto. Non sarebbe, infatti, più importante della rianimazione, grazie all’abilità dei medici, di persone clinicamente morte”. Tuttavia, “le testimonianze neotestamentarie non lasciano alcun dubbio che nella risurrezione del Figlio dell’uomo sia avvenuto qualcosa di totalmente diverso. La risurrezione di Gesù è stata l’evasione verso un genere di vita totalmente nuovo, verso una vita non più soggetta alla legge del morire e del divenire, ma posta al di là di ciò – una vita che ha inaugurato una nuova dimensione dell’essere uomini. Per questo la risurrezione di Gesù non è un avvenimento singolare, che noi potremmo trascurare e che apparterrebbe soltanto al passato, ma è una sorta di “mutazione decisiva”, una nuova possibilità di essere uomo, una possibilità che interessa tutti e apre un futuro, un nuovo genere di futuro per gli uomini”. Festeggiare la Pasqua è accettare il dono che oggi Gesù Cristo introduce nella nostra vita, è aprirci alla nuova prospettiva aperta alla nostra ragione e alla nostra libertà. Non restiamo chiusi nel nostro limite e nei nostri calcoli che si fermano alla prevedibilità delle cose, prendiamoci il coraggio di sfondare l’apparenza del reale domandando a Dio di mostrare i segni della sua Risurrezione in ciò che abbiamo di più caro. Facciamoci aiutare da Colei che è stata dentro la terribile prova della crocifissione, Colei che ha dovuto penetrare l’atrocità di vedere il proprio Figlio in croce. “Vergine, o natura sacra/ piena di bellezze/ tu sei l’isola della speranza./ Sei la terra che passa/ carica di luce/ nella nostra notte./ Noi ti abbiamo ucciso il figlio,/ ma ora sei nostra Madre,/ viviamo insieme la resurrezione.” (David Maria Turoldo, Ora sei nostra madre)

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