Il «tributo»
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Non guardo la tv (e quindi non pago il “Tributo” anche se per anni la RAI mi ha tempestato di ingiunzioni a pagare un canone per un servizio che non avrei neanche potuto avere, non possedendo, come detto alcun apparecchio televisivo). Non condivido tutte le scelte di Famiglia Cristiana (e la recente campagna per nominare Shahbaz Bhatti uomo dell’anno, in contrapposizione alla scelta – per me scriteriata – di Napolitano) lo testimonia.
Però non condivido affatto la scelta di Celentano di usare il palcoscenico di Sanremo e della TV di stato per esternare le sue critiche (senza peraltro il diritto di replica – ma dove è finita quella par condicio che tanto serviva per tacitare Berlusca e i suoi?) a Avvenire e a Famiglia Cristiana, rei secondo lui di non parlare di Dio e del Paradiso.
Condivido le riflessioni, che ho trovato in rete, di Francesco Belletti, e mi auguro che questo stile da pettegolezzo e da bar finisca finalmente. Non se ne può più di predicatori irresponsabili (letteralmente che non rispondono a nessuno, se non – forse – al politically correct di oggi) che sembra che non abbiano a cuore (a parte le boutades populistiche) del bene del popolo. Veleni nella Chiesa, veleni nella vita politica, veleni nel mondo della informazione e dello spettacolo.
Forse sarebbe meglio dare spazio a chi costruisce realmente, e non nei salotti buoni, per il bene dell’uomo.
Oltre alla crisi, anche Celentano: davvero ci meritiamo tutto questo?
Riflessioni in libertà di Francesco Belletti *
Non ho visto Sanremo, e non ho ascoltato Celentano: meglio scambiare due parole in famiglia, o addirittura meglio “guardare le altre cazzate” trasmesse da altre reti, come provocatoriamente diceva lo stesso Molleggiato nella martellante campagna pubblicitaria Rai dei giorni scorsi.
Oggi però i giornali sono pieni di Celentano, e mi sento costretto a dire anche io “la mia”: in particolare mi mette tristezza sentire Adriano che per un dissenso reale, pubblico e trasparente, per giudizi assolutamente fondati sul suo cachet e sulla sua “beneficenza gridata ed arbitraria”, tra le altre sue invettive invocava addirittura la chiusura di due giornali.
Anzitutto, quindi la mia solidarietà ai due direttori e alle redazioni di Avvenire e FamigliaCristiana a cui mi sento anche personalmente legato; nella già difficilissima battaglia per raccontare la vita vera delle famiglie nel nostro Paese, senza queste due libere voci, quanta parola in meno avrebbe la famiglia e la società civile in Italia?
Ma soprattutto: davvero triste quel profeta che per sostenere le proprie ragioni invoca la cancellazione delle ragioni e della voce di chi non la pensa come lui: davvero triste quella società che invoca meno libertà di stampa. A Celentano suggerisco di usare le ore di oggi per ripensare a ciò che ha detto (anche lui può sbagliare, o no?), e i prossimi minuti di servizio pubblico a sua disposizione per correggersi.
Dovevamo proprio dare la ribalta dell’Ariston e 50 minuti di servizio pubblico a queste provocazioni? Ripensiamoci bene, perché io il canone Rai lo pago tutti gli anni, e questo “tributo” mi fa sentire la Rai un po’ anche mia. Sbaglio?
* Presidente del Forum delle associazioni familiari, Direttore del Cisf