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Il dono prezioso dell’intelligenza del cuore

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il libro dei Re racconta che il Signore apparve in sogno a Salomone e gli disse: “Chiedimi ciò che io devo concederti”. La richiesta del giovane Salomone sembra sorprendere Dio stesso. Egli, infatti, non chiede lunga vita o ricchezze, ma che gli sia concesso “un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. Alcune traduzioni parlano di cuore capace di ascoltare, attento; altre di cuore pieno di giudizio. La risposta che Dio dà a Salomone ci permette, nella sua profondità, di comprendere tutte le sfumature di significato di cui l’espressione è densa. Dice Dio: “faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente; come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te”. Nella saggezza e nell’intelligenza sono comprese la capacità di ascolto e l’apertura del cuore, l’umiltà e la docilità. Sapienza è capacità di giudizio, intelligenza e retta coscienza di sé come creatura, cui tutto è stato donato e niente possiede di sua esclusiva proprietà. Da una coscienza saggia e da un cuore docile si può sperare l’esercizio della giustizia e il bene per il popolo. A ben guardare, l’attualità della richiesta del re Salomone è sconcertante. Come negare che la presenza nella nostra società, nelle istituzioni politiche nazionali ed europee, di uomini dal cuore intelligente potrebbe portare grande giovamento? La situazione in cui viviamo è molto difficile e quando si vivono difficoltà, di qualsiasi genere, è importante porre le domande giuste, scegliere un punto di vista adeguato per affrontare la realtà. Così, per vincere l’incertezza del futuro, per contrastare l’ insicurezza che permea la vita di tutti i giorni, anche noi siamo chiamati a porre una domanda forte. E a far nostra la domanda del Re: donaci l’intelligenza del cuore. In una sua poesia, Alda Merini scrive: “Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia/ legalo con l’intelligenza del cuore. / Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie./ Fa delle tue mani due bianche colombe/ che portino la pace ovunque e l’ordine delle cose”. Scoperta appropriata per ogni età della vita, dono prezioso e irrinunciabile, l’intelligenza del cuore contribuisce alla pace. La vera e buona intelligenza rifugge la superbia e l’orgoglio perché riconosce la sua natura di dono. Scrive ancora la Merini: “Le più belle poesie/ si scrivono sopra le pietre/ coi ginocchi piagati/ e le menti aguzzate dal mistero”. Sede dei nostri sentimenti, il cuore dell’uomo è esigenza di significato. Il 22 febbraio ricorre il settimo anniversario della morte di mons. Luigi Giussani, uno dei più grandi educatori del secolo scorso. In un suo testo, Il Senso Religioso, ha lasciato un insegnamento interessante sul cuore e sul rapporto cuore-ragione. Nel cuore, dice don Giussani, sono radicate le esigenze fondamentali dell’esistenza umana: bontà, verità, giustizia, amore. Esse sono i termini di paragone per la formulazione di un giudizio sull’ esperienza. Il loro rispetto è un’esigenza insopprimibile. “L'uomo è quel livello della natura in cui la natura prende coscienza di se stessa, è quel livello della realtà in cui la realtà comincia a diventare coscienza di sé, comincia cioè a diventare ragione”. Il problema della ragione è, per don Giussani, una posizione giusta del cuore, cioè una moralità, un amore alla verità più che se a stessi. Un cuore intelligente è espressione sintetica di un binomio virtuoso in cui l’uomo esprime la sua dignità e la sua grandezza.

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