«Ciò che è grande in noi è la vita»!
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Ho seguito la nostra iniziativa dell’“Uomo dell’anno” vivendo in vacanza con più di 200 ragazzi delle medie, e – tra i vari momenti che hanno segnato la proposta di un’esistenza “bella e conveniente” – cresceva in me lo stupore leggendo e scrivendo sul sito i nomi dei vari firmatari (sono quasi mille, e crescono continuamente).
È l’evidenza di un popolo che si è mosso, che si sta muovendo, che ha espresso la propria consapevolezza di vivere per un ideale, capace di mobilitare il cuore di uomini e donne delle più svariate età, di ogni condizione (economica, sociale, professionale …). Quando tra i primi firmatari ho riconosciuto il nome di un grande amico ebreo, ho avuto la conferma che quanto abbiamo proposto poteva superare schieramenti, posizioni religiose, e andare al cuore di tutti coloro che cercano la verità, perché, come diceva don Giussani, tra chi cerca veramente e chi ha sinceramente trovato c’è una comunanza di vita, quasi una “parentela”.
Questi sono stati giorni in cui si è visto un popolo diventare protagonista, capace di manifestare il desiderio che la vita esprima quanto ci sta a cuore, vincendo la tentazione di credere che non possa valere per tutti ciò a cui teniamo di più.
Tempo fa un manifesto che mostrava il passaggio del Mar Rosso da parte degli Ebrei diceva «Le peuple passe – il popolo cammina», e questo si è puntualmente realizzato. Nel suo camminare questo popolo ha reso evidente la sua capacità di riconoscere i maestri: coloro che sanno dare voce alle profonde intenzioni. Tanti, tra i firmatari che hanno voluto scrivere anche un breve commento, hanno espresso la soddisfazione di avere trovato la possibilità di comunicare ciò che ci è maggiormente caro, ciò che rende degna la vita di ogni uomo! Sono questi, certamente, i «grandi»: coloro che sanno riconoscere quello che conta veramente, superando schematismi e ideologie.
Shahbaz Bhatti con la sua vita e la sua morte ha ridato coraggio e dignità a un popolo che esiste, e che cerca maestri di verità; che sa dare il nome alle cose, che non tollera più di essere guidato da uomini che maestri non sono. Un popolo, come si diceva una volta, che sa dire «pane al pane…»
Siamo lieti e fieri di avere dato occasione al cuore di molte persone di potersi esprimere e di aver fatto diventare “carne”, e un volto, il pensiero di tanti. Siamo consapevoli della responsabilità nuova che anche con il sito CulturaCattolica.it ci siamo ritrovati a vivere e ringraziamo tutti coloro che, con la loro firma, ci hanno fatto capire che non ci si può tirare indietro. «Ci è dato un compito e un posto che non possiamo disertare». Grazie a tutti voi!