Il fuoco del giorno dopo

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Stamattina, 26 dicembre, non so perché, mi sono alzato prima del solito: forse avevo qualcosa da smaltire dalla festa di ieri. Non che si siano fatti bagordi, abbiamo passato la vigilia e il Natale a Padova con figli e nipoti. Ci siamo finalmente riuniti dai quattro angoli della terra nell'unico punto possibile, poiché abbiamo il piccolo Tommaso in ospedale per bronchiolite (ha appena un mese). Si doveva essere tutti da noi genitori e avevamo predisposto ogni cosa per bene: la legna bella secca per il fuoco di Natale, le cose sfiziose preparate dalle abili mani di Luisa. Poi ha comandato la realtà: tutti a Padova da Simona e Francesco. Lì abbiamo fatto i regali a piccoli e grandi. A notte fonda si è andati a dormire da Lorenzo consentendogli così libertà di movimento per visitare Chiara sua sposa in ospedale. Il giorno dopo si è stati lietamente insieme ai piccoli andando a Messa da San Leopoldo Mandic e giocando con loro fin sera a Minotaurus. A notte finalmente son tornato a casa con Luisa, stanco. Stamattina cercavo di fissare qualcosa per afferrare per la coda la cometa di questo Natale che passa. Trovo l'editoriale di Carròn mandatomi da Gigi, amico carissimo sempre di vedetta, che mi riporta la verità del sussulto della Visitazione. Qualcosa che non può più cambiare per noi: permanente, definitivo; non come siamo definitivi noi ma come è definitivo Lui. Poi i saluti degli amici, e, man mano che leggo, è come mangiare il giorno dopo le cose buone della festa. Quelle che noi in dialetto chiamiamo “seccole” hanno un sapore più intenso, come se la pausa di 24 ore ne avesse esaltato le proprietà.
Mi son detto: ma se questi mi scrivono anche il giorno dopo, gli è proprio successo qualcosa!
Non sono i soliti auguri in ritardo, sono conferme del Fatto accaduto. Mi son messo a rileggere proprio queste cose, ed è come se il Mistero di quella notte mi si squadernasse nella vita d'oggi, in questo mattino del giorno dopo che è sempre un giorno particolare.
Lo ricordo fin da bambino, il giorno dopo: stare davanti ai tuoi giocattoli che non funzionano già più, chiedersi perché tutto passa e quasi orma non lascia, una nostalgia e allo stesso tempo una gioia perché è stato possibile guardare la festa, attenderla, prepararla, intuendo che la festa porta altro che scoprirai più avanti. Ecco, oggi è più avanti, oggi è la pacata ragionevole permanente gioia di una presenza amata, voluta - càpiti quel che càpiti -, abbracciata per sempre, fissata. Ma, caspita!, ha bisogno di noi…
Ha bisogno di uomini e donne commossi, ha bisogno degli uomini del giorno dopo. Di una Luisella che torna subito all’attacco (forse non sa neppure cosa vuol dire difesa…) con l’ “Uomo dell’anno” di Gabriele Mangiarotti: Shabhaz Bhatti. Ma certamente! Chi più del politico martire, con quel suo testamento che somiglia tanto ad una lettera a noi, oggi, la lettera del giorno dopo. Luisella mi dice di far girare la proposta ed eccola girata.
Io che volevo un giorno-dopo di riflessione e meditazione spirituale sono già al computer. Ma prima accendo sul mio camino un fuoco ardente con tutta la legna che non ho potuto usare il Natale per via della malattia di Tommasino. Non accendo mai il fuoco di mattina e mio genero Donato che scende dalla mansardina dove ha dormito si meraviglia del caldo calore del fuoco ardente e mi chiede spiegazioni.
Io gli rispondo che è il famoso fuoco del giorno dopo.
So che capirà…