“Basta canzonette in Chiesa!”
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“Basta canzonette in Chiesa!”. Sono passati più di sei mesi dall’appello di Riccardo Muti, eppure il monito del grande direttore d’orchestra napoletano risuona ancora nelle nostre orecchie e scatena dibattiti. Dalla stampa ai conservatori; dai vecchi ai giovani, fin dentro le parrocchie.
La questione della musica in chiesa è di fondamentale importanza. Perché la musica è espressione della cultura umana, è espressione di chi siamo noi. Di più: è espressione della nostra fede!
Musicofili e artisti della musica spingono nella direzione indicata dal maestro; molti altri, invece, contestano questa concezione e continuano a suonar “canzonette” liturgiche. Ognuno ha la “sua” verità, il “suo” gusto: evviva il relativismo! Forse, però, trattandosi di materia ecclesiastica, ci si dovrebbe comportare meno da “cattolici adulti” e lasciarsi guidare. Non dimentichiamo (qualcuno l’ha fatto) che la Chiesa Cattolica è guidata dal successore di Pietro. Che dice il Papa in tal senso? Ebbene, innumerevoli sono state le circostanze in cui Benedetto XVI ha espresso il suo “parere” (nel 2009 è stato pubblicato un libro con i suoi interventi sulla musica). E ogni volta che il Papa parla della musica, un altro termine, come fosse inscindibilmente legato, emerge: cuore! “La musica del cuore”, “L’orecchio del cuore”, “La musica che fa vibrare le corde del cuore”. In questo breve pensiero ad alta voce, chi vuole capire e seguire questo Papa, è arrivato ad un bivio: o pensa che Benedetto XVI ci stia parlando del “cuore romantico” e allora giudica a seconda del numero di stelline che appare nei suoi occhi ogni volta che ascolta qualcosa, oppure che il Papa si riferisca al “cuore biblico”: in questo caso, più che stelline, lacrime e sorrisi, ci aiuta molto San Paolo quando, nella Lettera ai Romani (2, 14-15), scrive:
“Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori”. Attenzione alla trappola relativistica: la legge del cuore è universale. È uguale per ogni uomo!
Ecco: dovremmo dare un giudizio solo partendo da questo criterio.
Adesso propongo un raffronto partendo proprio dalle parole di Muti, perché come è vero che il cuore è universale e anche vero che esso va educato!
‘‘La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che è strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le chiese, tra l’altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette. Probabilmente questo è stato apprezzato all’inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma è un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone. Perché allora mettere quattro o cinque ragazzi di buona volontà a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento? E poi - continua Muti riferendosi proprio al “cuore” - se si sente l’Ave Verum di Mozart in chiesa, sicuramente anche la persona più semplice, più lontana dalla musica può essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette è come stare in un altro posto’’.
ESEMPIO 1
VOI SIETE DI DIO
Balduzzi/Casucci/Savelli
Tutte le stelle della notte
le nebulose e le comete
il sole su una ragnatela
è tutto vostro e voi siete di Dio.
Tutte le rose della vita
il grano, i prati, i fili d’erba
il mare, i fiumi, le montagne
è tutto vostro e voi siete di Dio.
Tutte le musiche e le danze,
i grattacieli, le astronavi
i quadri, i libri, le culture
è tutto vostro e voi siete di Dio.
Tutte le volte che perdono
quando sorrido, quando piango
quando mi accorgo di chi sono
è tutto vostro e voi siete di Dio.
E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.
Tutte le volte che perdono
quando sorrido, quando piango
quando mi accorgo di chi sono
è tutto vostro e voi siete di Dio.
E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.
Tutte le stelle della notte,
Le nebulose e le comete,
Il sole su una ragnatela,
E’ tutto vostro e voi siete di Dio!
Tutte le rose della vita,
Il grano, i prati, i fili d’erba,
Il mare, i fiumi, le montagne,
E’ tutto vostro e voi siete di Dio!
Tutte le musiche e le danze,
I grattacieli, le astronavi,
I quadri, i libri, le culture,
E’ tutto vostro e voi siete di Dio!
Tutte le volte che perdono,
Quando sorrido e quando piango,
Quando mi accorgo di chi sono
E’ tutto vostro e voi siete di Dio
E’ tutto nostro e noi siamo di Dio.
ESEMPIO 2
ALZATI E RISPLENDI
Alzati e risplendi ecco la tua luce
e su te la gloria del Signor.
Volgi i tuoi occhi e guarda lontano
che il tuo cuore palpiti di allegria.
Ecco i tuoi figli che vengono a te,
le tue figlie danzano di gioia.
Gerusalem, Gerusalem, spogliati della tua tristezza.
Gerusalem, Gerusalem, canta e danza al tuo Signor.
Marceranno i popoli alla tua luce
ed i re vedranno il tuo splendor.
Stuoli di cammelli ti invaderanno
tesori dal mare affluiranno a te.
Verranno da Efa, da Saba e Kedar
per lodare il nome del Signor.
Figli di stranieri costruiranno le tue mura
ed i loro re verranno a te.
Io farò di te una fonte di gioia
tu sarai chiamata città del Signore.
Il dolore, il lutto finiranno,
sarai la mia gioia fra le genti.
Ora, invece, la musica di cui parla Muti
ESEMPIO 3
AVE VERUM (W. A. Mozart)
Ave verum Corpus
natum de Maria Virgine,
vere passum, immolatum
in cruce pro homine.
Cujus latus perforatum
unda fluxit et sanguine,
esto nobis praegustatum
in mortis examine. Ave, o vero corpo,
nato da Maria Vergine,
che veramente patì e fu immolato
sulla croce per l’uomo,
dal cui fianco squarciato
sgorgarono acqua e sangue:
fa’ che noi possiamo gustarti
nella prova suprema della morte.
ESEMPIO 4
JESU REX ADMIRABILIS (G. P. Da Palestrina)
Jesu Rex Admirabilis
et triumphator nobilis,
dulcedo ineffabilis,
totus desiderabilis.
Mane nobiscum Domine
et nos illustra lumine,
pulsa mentis caligine,
mundum reple dulcedine.
Traduzione
Gesù Re Ammirabile
e Nobile trionfatore,
dolcezza inesprimibile,
tutto desiderabile.
Rimani con noi Signore
e illuminaci con la luce,
manda via il buio dalla mente,
riempi il mondo di dolcezza.
Questi gli esempi, da una parte e dall’altra. Muti ha ragione? Al vostro cuore “l’arduo” giudizio. Permettemi solamente di aggiungere una piccola “postilla” a mo’ di aiuto. Ecco cinque articoli tratti dalla “Sacrosantum Concilium”:
112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne.
Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura, sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino.
Perciò la musica sacra sarà tanto santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. [...]
114. Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le scholae cantorum in specie presso le chiese cattedrali. [...]
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come il canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale.
Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonica, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica.
118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.
120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti.
Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, [...], purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli.