Educare = avere cura
“Come la madre non può dimenticare suo figlio, nemmeno Io ti dimenticherò mai. Ti amo. Ho scritto il tuo nome sul palmo della mia mano" (Is 49,16).- Autore:
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E’ stata una parola a svegliarmi, stamattina. Una parola che mi ha svegliata più della sveglia, perché il bip-bip della sveglia scuote il corpo, lei è riuscita a dare uno scossone alla vita tutta intera.
“Curatore”. Stamattina mi sono alzata, ho acceso il computer e, nel sito che mi ospita, mi sono ritrovata “curatore” di un amico che, come me, quando può scrive per CulturaCattolica.it.
Non lo sapevo e dapprima ho sorriso; poi però mi sono detta che è la vita a darci e, dunque, a dirci le persone di cui dobbiamo prenderci cura. Non le scegliamo noi!
Ho sentito questa parola come la più cor-rispondente al mio essere “donna”, e così quelle otto lettere sono uscite dallo spazietto in cui le avevo trovate scritte ed hanno cominciato a riecheggiarmi nelle orecchie, in tutte le loro sfumature. “Curatore”… “prendersi cura”… “curare”… “pre-occuparsi di”…
“Avere cura” anche graficamente è solo a un passetto da “avere a cuore, avere nel cuore”. Mi è bastato pensare a questo perché la giornata, e la vita, prendessero la giusta direzione.
Oggi è il primo giorno della nostra presenza in piazza per la “campagna tende” di AVSI; sono uscita di casa e ho deciso di portare in piazza con me questa parola, perché è esattamente questo che fanno i volontari AVSI nel mondo: si prendono cura del destino (e del Destino) di chi hanno di fronte. Ce l’hanno a cuore. Si impegnano per far crescere il fattore da cui scaturisce lo sviluppo: il fattore umano.
E’ con questo stesso atteggiamento che, oggi, in piazza, ho incontrato le persone. Non per “chiedere soldi”, non per filantropismo, ma per… prendermi cura di me, consapevole che, educata da questo gesto, posso imparare che la dimensione giusta del vivere, ogni giorno, (in famiglia, a scuola, con le persone che incontro…) è la gratuità.
E per prendermi cura di loro: delle persone che camminavano veloci, prese dalle mille cose che tutti crediamo indispensabili prima di Natale; prese dalla crisi e dalla manovra e distratte, spesso, rispetto a ciò che conta davvero.
Ho visto tanta gente, oggi. Volti noti e sconosciuti. Qualche contatto è stato veloce, sfuggente. Altre volte c’è stato modo e tempo per parlare un po’, per dare ragione della nostra presenza. Qualcuno si è stupito nel vedere lì in piazza l’insegnante del figlio. Fermavo i genitori e dicevo, con un sorriso, che… è scuola anche questa. Sì, perché possiamo prenderci cura di chi la vita ci fa incontrare lungo il cammino solo se siamo educati ad uno sguardo diverso. Solo se abbiamo la consapevolezza di quanto, da sempre, siamo amati e trattati con cura infinita.
Solo così. Solo con questa certezza nel cuore. Perché nemo dat quod non habet.