I politici non li porta la cicogna!
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Ho letto la prolusione del cardinal Bagnasco, e, come al solito, mi è parso che i commenti siano stati tutti a senso unico. Peccato che, per poter far valere questa interpretazione (quella unicamente in senso anti-Berlusconiano) è stato necessario cancellare altre parti significative del suo intervento. In particolare mi riferisco a queste affermazioni: «Tornando allo scenario generale, è l’esibizione talora a colpire. Come colpisce l’ingente mole di strumenti di indagine messa in campo su questi versanti, quando altri restano disattesi e indisturbati. E colpisce la dovizia delle cronache a ciò dedicate. Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi. La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano.»
Quello però che mi preme sottolineare è la giusta richiesta del cardinal Bagnasco di una classe politica di cattolici che sappiano, proprio in politica, far valere le ragioni del bene comune, così come la Chiesa ci insegna continuamente.
Una volta si pensava che i bambini li portasse la cicogna… o che spuntassero sotto i cavoli: abbiamo imparato che un lungo processo, fatto di amore, di attesa, di impegno genera nel mondo nuove vite, che poi vanno amate, curate ed educate.
Neanche i politici li porta la cicogna! Forse bisogna imparare il metodo che li sappia generare ed educare. Metodo che non è certo quello indicato da Rosy Bindi né da tante “scuole di impegno politico” che sembrano seguire più il “magistero parallelo” di tanti intellettuali che non l’unico magistero autorevole, quello della Chiesa e del pontefice.
Oggi più che mai dobbiamo dare spazio a chi sa creare occasioni di presenza, a tutti i livelli della società, a partire dalla scuola, dai quartieri, nel mondo della comunicazione… perché la vita che nasce dalla fede sia riconosciuta come un autentico bene sociale.
Benedetto XVI ricordava ai politici tedeschi che: «Questa è una situazione drammatica che interessa tutti e su cui è necessaria una discussione pubblica; invitare urgentemente ad essa è un’intenzione essenziale di questo discorso». Noi accettiamo questa sfida e invitiamo tutti a promuovere e rendere incontrabile quella esperienza di salvaguardia del bene comune che abbiamo imparato dalla Chiesa e da tanti uomini di buona volontà.
E ci ritroviamo in quel giudizio di Origene, ancora riproposto dal Papa: «Se qualcuno si trovasse presso il popolo della Scizia che ha leggi irreligiose e fosse costretto a vivere in mezzo a loro … questi senz’altro agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verità che presso il popolo della Scizia è appunto illegalità, insieme con altri che hanno la stessa opinione, formasse associazioni anche contro l’ordinamento in vigore…». Lo abbiamo fatto nel caso di Eluana Englaro, lo faremo in ogni altra situazione che chiedesse il nostro impegno. Abbiamo imparato dagli uomini del dissenso, nei paesi dell’Est europeo (cito Havel, Patočka, e poi Solženicijn, per indicarne solo alcuni), ad «amare la verità più della vita», e siamo certi che la politica nuova inizia là dove gli uomini sanno rischiare così, e creare punti di incontro dove si possa «vivere senza menzogna». Questi saranno i momenti di una «vita nella bellezza» che saprà ricostruire l’uomo.
Ci piace ricordare quello che scriveva Karl Marx, nei suoi Manoscritti economico-filosofici del 1844 : «Quando gli operai comunisti si riuniscono, essi hanno primamente come scopo la dottrina, la propaganda, ecc. Ma con ciò si appropriano insieme di un nuovo bisogno, del bisogno della società, e ciò che sembra un mezzo, è diventato scopo. Questo movimento pratico può essere osservato nei suoi risultati più luminosi, se si guarda ad una riunione di «ouvriers» socialisti francesi. Fumare, bere, mangiare, ecc. non sono più puri mezzi per stare uniti, mezzi di unione. A loro basta la società, l’unione, la conversazione che questa società ha a sua volta per scopo; la fratellanza degli uomini non è presso di loro una frase, ma una verità, e la nobiltà dell’uomo si irradia verso di noi da quei volti induriti dal lavoro.» Vogliamo anche ricordare quanto diceva uno dei fondatori della Rosa bianca , uno dei gruppi giovanili che osò, pagando con la vita, opporsi al nazismo: «Del gruppo che qui ho messo assieme hai già sentito parlare. Gioiresti di questi volti, se tu li potessi vedere . L’energia che uno dedica a questi rapporti rifluisce tutta intera nel proprio cuore.»
Non la cicogna, ma questo impegno farà nuova la politica!