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"Chiamami ancora amore"

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it

Dopo aver ascoltato la canzone vincitrice del festival di Sanremo:"Chiamami ancora amore", mi è venuto spontaneo paragonarla al bellissimo film, che penso molti abbiano visto: "Ortone e il mondo dei chi", storia di un simpatico elefante che scopre che dentro un granello di polvere si nasconde un intero popolo.
Ortone è il simbolo dell'uomo attento al reale, anche ai più piccoli segni.
Ortone è il simbolo dell'uomo che si oppone all'idea di ragione che oggi va per la maggiore e che domina in Europa da più di tre secoli, secondo la quale è ragionevole ritenere che esista solo ciò che io vedo, che tocco, che posso misurare, calcolare.
Tutto il resto è il frutto della fantasia, della soggettività, del sentimento, ma non ha nessun fondamento oggettivo. Fra tutte queste cose rientra naturalmente anche l'esistenza di Dio. Invece, Ortone semplicemente afferma che la realtà è più grande della mia misura, dei miei calcoli, e la ragione è lo strumento che Dio mi ha dato per spalancarmi ad essa, per starci di fronte, cogliendo quel che mi suggerisce, il suo significato più profondo e misterioso.
L'uomo di oggi, sempre più schiavo del potere, rappresentato nel film dalla cangura, ormai si è rassegnato a questa visione ridotta, limitata del reale, vive uno scetticismo sempre più totale, come emerge dalla canzone di R. Vecchioni : "Chiamami ancora amore", quando dice: "Questa maledetta notte dovrà pur finire, perchè la riempiremo noi da qui di musiche e di parole". Anche Ortone scopre che esistono delle parole, delle musiche, ma non sono quelle di cui parla Vecchioni e che dovrebbero riempire il vuoto pneumatico della realtà e della vita, sono altre parole, altri suoni, sono i segni del Mistero che la realtà ci offre, ci dona ogni giorno, purtroppo ridotti dalla nostra "cecità "e dalla nostra "sordità" a un batuffolo di polvere, da cui escono suoni e parole impercettibili, come appare nel film. Ci vogliono allora occhi desiderosi di vedere, orecchie desiderose di sentire, occhi e orecchie che non si accontentano di quel che vedono e sentono immediatamente o di quel che il potere ci vuol far vedere e sentire, ma desiderano andare più in là; perchè come dice E. Montale: "Tutte le immagini portano scritto: più in là". Ci vogliono uomini e donne semplici di cuore che non ritengono come il prof. Vecchioni che la vita sia "un disperato sogno" che abbia bisogno di vane ed effimere consolazioni: "Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore in questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono", che non hanno bisogno, per consolarsi, di comperare e ascoltare i CD del prof Vecchioni. Tanto, dopo qualche emozione, tutto rimane come prima!
E' menzognera una nube (e ce ne sono tante in giro, come questa canzone) che non ti fa vedere la realtà, perché la realtà c'è, non si può ridurre a zero, ridurre a incantesimo, a illusione. La realtà che emerge nella coscienza umana secondo la totalità dei fattori, compresi quelli non misurabili, non calcolabili, è questo l'oggetto della nostra autocoscienza. Per coglierla devo osservarmi quando sono impegnato con tutti gli aspetti del reale, anche i più piccoli, i più semplici: come il sorriso della piccola Daniela, una bambina in affido a una famiglia di amici, una bambina sfortunata, abbandonata, piena di difetti fisici e che pertanto potrebbe bestemmiare la vita, il suo stesso essere nata e invece sorride gioiosa di fronte a uno sguardo amoroso, a un abbraccio accogliente, perché intuisce che la realtà è un dato positivo, è parte di un disegno positivo e quindi per questo la vita è degna di essere vissuta, altro che "sogno disperato". Certo ci vogliono dei rapporti in cui uno si sente abbracciato, stimato, un ambito educativo, una dimora in cui fare esperienza di questa positività, altrimenti il nulla e lo scetticismo possono prevalere.
Persone come il personaggio di Ortone devono lottare contro un potere oggi sempre più disumano che per riuscire a trasformare la gente in utili idioti ha bisogno che un numero sempre maggiore di persone rinunci ad usare la propria ragione, con tutta la sua potenzialità, tanto è il potere che pensa per noi e dice (vero prof. Vecchioni!) che cosa è la vita, come va la vita: "Un sogno disperato da riempire da qui di musica e parole", cioè delle nostre vuote e vane costruzioni. Contro questo potere disumano c'è bisogno di persone che credono e amano di più quel che c'è, quel che esiste, di quel che hanno in mente, di quel che il potere con tutte le sue agenzie afferma. Certo testimoniare l'amore alla realtà, alla verità è una sfida piena di rischi e di pericoli (Ortone per questo rischia la vita) ma è ciò che dà gusto all'esistenza e offre agli uomini, alle donne e soprattutto ai giovani che incontriamo la speranza che i profondi desideri del loro cuore e le grandi domande che si fanno non siano delle illusioni, dei sogni, ma la promessa del compimento che il Mistero reso Presenza umana ha realizzato al di là di ogni nostra aspettativa. Allora non ci serve il grido disperato a un anonimo interlocutore: "Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore", ma quel che cantava il grande e indimenticato amico Claudio Chieffo, il grido a una Presenza: "Io vorrei volerti bene, come ti ama Dio con la stessa passione, con la stessa forza, con la stessa fedeltà che non ho io".

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