Aborto, RU486, le donne non si amano
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Queste sono riflessioni politicamente scorrette, su un tema che mette a disagio molti.
Bando alla retorica, ho sentito e letto in questi giorni un sacco di chiacchiere sulla RU486, dico chiacchiere, perché ho avuto la sensazione che solo una cosa fosse chiara.
A parte i proclami, a nessuno interessa davvero delle donne, né della loro salute fisica, né tanto meno di quella mentale, spiace dirlo, ma spesso non interessa nemmeno alle donne.
Tutti a difendere le proprie posizioni.
Quasi che parlare della Legge 194 equivalga a volerla abolire.
O che affermare che è una Legge dello Stato, equivalga ad essere favorevoli all'aborto.
Ma sarà permesso, sarà non solo lecito, ma anche doveroso, dopo 30 anni dall’entrata in vigore di una legge, fare una riflessione sui cambiamenti portati da questa legge. Non solo sui numeri degli aborti praticati, ma anche la ripercussione che la Legge ha avuto sulla società, sul modo di concepire la vita, sulle donne, sulla loro salute, sulle modalità con cui le donne affrontano le gravidanze successive ad un aborto, su quali ripercussioni vi siano sul rapporto di coppia.
Forse non è un’indagine facile, forse le donne non amano parlarne, ma anche questo è indice di qualcosa, se guardato senza gli occhiali dell’ideologia, racconta il disagio di chi su quell’argomento non vuole tornarci.
Ora c’è La pillola RU486.
La RU 486 non è un’aspirina, evita l’intervento chirurgico, ma lascia sole le donne per tre giorni ad aspettare l’espulsione del frutto del concepimento. DICONO ALCUNI.
No, La RU486 non lascia sola la donna, passa le ore dell’espulsione in ospedale, ed evita il trauma di un aborto chirurgico. DICONO ALTRI.
E la bagarre continua. La verità è che anche con l’aborto chirurgico le donne firmano una liberatoria e sotto la loro responsabilità vengono dimesse dall’ospedale il giorno stesso in cui è stato praticato l’aborto. Riprendono la loro borsa e se ne tornano a casa, chissà se c’è una statistica sul numero delle donne che davvero attendono tre giorni in ospedale il decorso post aborto.
E con la pillola RU486 sarà la stessa cosa. La donna andrà in ospedale a prendersi la pasticca e poi a casa ad aspettare i dolori, l’espulsione.
Diciamola tutta, aborto chirurgico o RU486 la verità che le prime a non volersi bene sono le donne. Sono loro le prime a illudersi che la libertà assoluta, anche quella su un figlio, sia il massimo dell’autodeterminazione.
Gli uomini, oggi più di ieri, con la scusa di non ledere la libertà delle donne, se ne stanno da parte, chi non lo fa è una mosca bianca.
E tra una discussione e l’altra, nessuno si premura di dire cosa possiamo fare perché chi non vuole abortire sia LIBERA di fare la madre, perché i figli non vengano visti come una malattia, un impedimento, ma per ciò che sono, il frutto dell’amore tra un uomo e una donna, santo cielo, non lo dice più nessuno, ma un figlio non è un impiccio, è un’assicurazione sul futuro è il segno di una speranza.
Dovremo fare qualcosa perché le nuove generazioni di donne imparino a volersi bene.
Invece impegniamo energie e risorse a insegnare loro a proteggersi dalla gravidanza, a usare il preservativo, la pillola anticoncezionale, e la pillola per abortire, magari sapendo che, l’Inghilterra insegna, spesso i risultati di questo tipo di approccio alla sessualità di tipo medico nozionistico, sono scarsi se non deleteri.
E nessun insegna a queste nuove generazioni a stimarsi, a valorizzarsi in quanto femmine, ad apprezzare la capacità e l’unicità delle donne di generare altre vite, nessuno insegna loro a guardare al mondo del lavoro, alla famiglia, alla società con uno sguardo FEMMINILE, dovremo insegnare alle donne a pretendere che la politica faccia leggi perché la società non penalizzi la maternità e non insegnare loro a mortificare il lato femminile per assomigliare agli uomini.
Insomma, la Legge che consente l’aborto c’è da 30 anni, è un fatto, e ora c’è anche la RU486 che farà risparmiare agli ospedali i costi che inevitabilmente ha un aborto chirurgico, le femministe gridano alla vittoria delle donne, e le donne restano sole a grattarsi questa PIAGA, nessuno chiederà loro come si sentono, se dopo un aborto si sentono sole, svuotate, depresse, sconfitte, nessuno lo chiederà perché troppi temono le loro risposte.
Sia chiaro, nessuno può e vuole abolire nulla. Ma la Legge non viene applicata interamente, viene disattesa e nessuno sembra accorgersene, chi si adopera perché la libertà delle donne sia INTERA, libertà di non volere un figlio, ma anche di decidere di accoglierlo e crescerlo.
Sono passati trent’anni e abbiamo finito per non porci più la domanda su quali sono le cause che portano a questa scelta. Semplicemente ce ne stiamo adagiati in un torpore, qualcuno alza la testa quando una novità s’affaccia sul mercato, ma è per poco, perché non è contro una pasticca che si può lottare, sono la cultura, la famiglia, la scuola, la politica che non sono più a favore della vita, quindi siamo noi.
Quindi? Quindi bisogna ripartire dall’educazione, dalla riscoperta di quello che un vero femminista* chiamava “il genio femminile”, le donne devono per prime riprendere a scoprire e ad amare la loro unicità che le rende uniche in tutti i campi.
Lettera alle donne di Giovanni Paolo II