Questione di coscienza - Quasi un editoriale

Un nostro carissimo amico ha partecipato alla assemblea di Urbino (il 16 marzo 2010) con Beppino Englaro. E ha saputo porre la questione fondamentale. Questa è la cronaca – ed anche di più – di questo terribile incontro.
Non possiamo che fare nostra la sua amara conclusione: «Ma in tutto ciò pesa più di tutto il resto l’assenza di Eluana rimpiazzata dalle idee»
Autore:
Maffei, Emanuele
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Beppino Englaro ha appena terminato di scrivere il suo libro ma è in viaggio perché all’occorrenza non vuole rimanere senza i suoi legittimi esecutori di morte. Il relatore, che lo affianca in uno dei dibattiti che lo vede protagonista nelle città italiane, è contento di essere d’accordo, non per coerenza, ma perché dopo una visita guidata ad uno dei tanti RSA ha capito che così la vita non è dignitosa. Pure il bioeticista che ai lettini d’ospedale immagina sopraggiungere l’autospegnimento dell’uomo cyborg. No problem, la questione è molto semplice: possiamo scegliere di morire come di acquistare l’ultimo modello di I-pod reclamizzato. Chi non lo capisce è un clericale infettato dall’ideologia che violenta le coscienze o dalla politica antidemocratica che tratta i diritti come suole delle scarpe. Le idee altrui fanno sorridere ma nessuno di questi “signori della libertà” (come amano definirsi) vuole imporre il proprio punto di vista. Libertà, fraternità e uguaglianza e nient’altro. Ciascuno ha il sacrosanto diritto di morire; è fraterno assistere piuttosto che far desistere dal tentativo di darsi la morte; l’uguaglianza deve servire ad estendere a tutti tale principio, indistintamente. L’adagio è capovolto: Dio per sé e ciascuno per tutti. La Chiesa non oltre il recinto del privato, il singolo incaricato del diritto perfetto ad amministrare i suoi spazi senza intromettersi negli affari che non lo riguardano. La società in vitro è fatta. Sotto la cenere del laissez-faire viene soffocato ogni ragionevole dubbio.

Eclissata dai massimi sistemi, Eluana si fa piccina piccina e diviene una parentesi in mezzo alle sentenze, ai giudici, alle Corti d’Appello. Le date che segnano gli ultimi 17 anni della sua vita si affastellano. Dopo avere cercato di metterle in fila chiedo aiuto a Wikipedia. Leggo che “Eluana Englaro è stata una donna italiana che, a seguito di un incidente stradale, ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni, fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale”. Qualcosa mi blocca: ma come «morte naturale sopraggiunta a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale»? Lasciar morire di fame qualcuno non c’entra dunque con la società? Ma chi se ne importa di Wikipedia? Ben più grave però è la disattenzione di Beppino: è lui a citare (ahimè oramai macchinalmente) il primato della coscienza, lo stato di diritto, il rispetto della persona, le scelte e volontà personali. Di nuovo il pasticcio fra espressione della volontà e il caso di Eluana. A questo punto è difficile pensare che sia casuale. Se c’è un diritto e non un dovere di morire allora nessuno può rivendicare questo diritto al posto di altri. La volontà di questa ragazza invece è stata ricostruita in base ad alcuni indizi, alcune opinioni espresse prima dell’incidente che l’ha costretta all’immobilità. Ammesso e non concesso ovviamente che la disponibilità della vita umana venga riconosciuta come principio dirimente. A nulla valgono allora i richiami all’art. 32 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Ora la domanda è la seguente: come si fa ad interpretare la volontà altrui? Su questo non ci sono dubbi. Eluana – dice Beppino – era un purosangue della libertà, anzi “era ribelle quando non veniva trattata come persona responsabile rispetto ai problemi di coscienza”. Dunque la scelta di morire (come quella di vivere) è innanzi tutto una scelta di coscienza. Direttamente a Beppino pongo un interrogativo sopra ogni sospetto, che non gli conceda di replicare l’affondo alle istituzioni: che cos’è la coscienza? Per dovere di cronaca annoto la reazione dei santi laici(sti): la domanda è mal posta o meglio pretenziosa. Segue qualche sorriso beffardo. Beppino dice di non capirne il senso, ma non può non rispondere; si lancia subito in un tira e molla di affermazioni contraddittorie. Tuttavia il latte è versato, la “coscienza – ribadisce con veemenza, pensando di doversi difendere da qualcuno o qualcosa – è i-n-a-c-c-e-s-s-i-b-i-l-e”. Poi ritratta: “in famiglia avevamo verificato le nostre coscienze”. Il “re” è nudo, e suoi sudditi non si distraggono solo quando c’è da tessere elogi allo splendore del regno. Se cade lo share però può sempre attaccare col motivetto che tutti sanno canticchiare e sono compiaciuti nel farlo. Parte l’applauso. Di eutanasia (a sentirla pronunciare Beppino si arrabbia!), stato vegetativo persistente, fine vita, accanimento terapeutico, alimentazione, nutrizione non se ne sa più di prima. E soprattutto di Eluana non traspira nulla, nulla che non sia stato detto o fatto nelle aule di tribunale. Poiché lo spessore umano dell’esperienza viene prudentemente evitato il dramma diventa letterario. Ci sono i crismi dell’eroe senza limiti, fermo nelle proprie idee indubitabili, artefice frenetico di una legalità assoluta di cui lui stesso è giudice. L’estetizzazione trionfa nella penna “canonizzata” di Oscar Wilde: “Nessuno può essere libero se è costretto ad essere simile agli altri”. Un retroscena di anticonformismo che ci auguravamo risparmiato in momenti così delicati. Questa pornografia del sacrificio invece è ben accolta e quasi nessuno arrossisce. Il miraggio dell’etica al televoto fa presa sui più assetati di democrazia. E la coscienza in difesa diventa qualcosa di imperscrutabile, mentre nella fase propositiva viene ridotta a qualche pallida dichiarazione.

Ma in tutto ciò pesa più di tutto il resto l’assenza di Eluana rimpiazzata dalle idee.