Giovani, sacerdozio, vocazione
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Nel momento in cui si getta fango e discredito sul sacerdozio cristiano, dimenticando gli innumerevoli esempi del suo esercizio eroico e di santità cristiana che la storia della Chiesa documenta, il Papa, primo bersaglio di questa campagna mediatica, esorta i giovani a essere attenti “se il Signore invita qualcuno di loro a un dono più grande nella via del sacerdozio ministeriale”. Si rivolge loro nell’annuale messaggio della Giornata mondiale della Gioventù. Colpisce la fermezza della Chiesa quando l’attacco si fa duro e spietato. La consapevolezza della propria natura è, evidentemente, più forte e viva delle polemiche vocianti che l’attraversano e gridano allo scandalo. La linea della fermezza è stata confermata dal Papa che ha annunciato l’imminente pubblicazione di una lettera alla chiesa irlandese. Ha invitato ciascuno a leggerla con cuore aperto e spirito di fede. Nella confusione che molta stampa vuole alimentare, un dato è certo. Tutti sono pronti a esprimere la loro opinione su qualsiasi argomento, anche senza sapere di cosa si stia parlando, mentre l’affronto di una problematica implica una leale documentazione su di essa. Esattamente ciò di cui si difetta. L’opinione sostituisce la conoscenza documentata. Nel discorso al Convegno teologico sul tema “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote” e in quello rivolto alla Penitenzieria Apostolica, Benedetto XVI ha invitato a stare in guardia da pericolosi riduzionismi per cui si considera il sacerdote come “un operatore sociale, rischiando di tradire lo stesso sacerdozio di Cristo … misconoscendo così l’opera di Dio che incide nella identità profonda della persona del sacerdote”. Ma “la comprensione del ministero sacerdotale è legata alla fede”. Questo è il nodo fondamentale: non si riconosce alla fede il valore di una conoscenza e si vuole secolarizzare la figura del sacerdote che, invece, è “uomo del sacro, sottratto al mondo per intercedere a favore del mondo”. In questo travagliato conflitto, l’odierna secolarizzazione subisce una penosa contraddizione ben descritta da una frase di Chesterton: “Se c'è qualcosa di peggio dell'odierno indebolirsi dei grandi principi morali, è l'odierno irrigidirsi dei piccoli principi morali”. Si richiede che la vita degli altri sia morale, mentre ci si arrogano per sé deroghe in nome della libertà individuale. Ai giovani, così spesso privi di una prospettiva, ha detto di “non aver paura delle domande del futuro”. “Vi esorto a non dimenticare questa prospettiva nel vostro progetto di vita: siamo chiamati all’eternità. Dio ci ha creati per stare con Lui per sempre.” A questa scoperta si arriva implicando la propria umanità, ponendosi le domande che “esprimono le grandi aspirazioni del cuore”. E Dio, che “è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1.Gv3,20) non mancherà di rispondere.