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Brixia fidelis

Fonte:
CulturaCattolica.it

Lasciarsi colpire dalla realtà è proprio di un uomo libero, aperto alla conoscenza. Possiamo conoscere qualcosa di nuovo dalla visita di Benedetto XVI a Brescia? Cosa ci può venire dalla memoria di un Papa del secolo scorso, quale fu Paolo VI, di certo poco compreso? Ci può essere qualcosa di nuovo in una piazza gremita, sotto una pioggia che si infila tra gli ombrelli e le cerate colorate? Non è una domanda retorica, soprattutto per i più giovani che non hanno direttamente vissuto anche solo gli ultimi trenta anni del secolo scorso. La prima evidenza, dopo i saluti del sindaco e del vescovo locale, è che ci sono momenti particolari in cui una città prende coscienza di sé, della sua storia e della tradizione che ancora la informano. Monumenti, chiese, palazzi sono il segno di una coscienza che si è espressa nei secoli ma troppo spesso restano muti ai cittadini. Avvenimenti eccezionali li ridestano e riannodano il filo interrotto di un dialogo fecondo che era stato sopraffatto dal peso di una modernità che ci impoverisce, in primo luogo nella coscienza di appartenere a una storia. Domenica è stato un tuffo nella storia della “Brixia fidelis” e in quella della Chiesa attraverso la figura del bresciano Papa Montini. Benedetto XVI ce ne ha restituito un ritratto luminoso, soprattutto nel discorso per l’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto Paolo VI e per l’assegnazione del premio internazionale a lui dedicato, e ha mostrato l’attualità del suo pensiero. Un Papa che capì molto del suo tempo e seppe vedere più in là, che “avvertì la necessità di una presenza cristiana qualificata”, in cui fede e cultura, scuola e Chiesa siano integrate nell’unità che è la vita. Gli scritti d Paolo VI sono stati presentati come un contributo prezioso all’affronto dell’odierna questione educativa, all’esercizio di quella che Paolo VI definì “carità intellettuale” da tenere sempre unita alla presenza sociale. Brescia, città di forte immigrazione, può trovare nelle parole di Paolo VI un indirizzo per un’azione volta al bene comune. E la chiesa bresciana, in primo luogo, ha visto risplendere il legame che attraversa la storia sua e dell’Italia, da Papa Montini a Papa Ratzinger. Siamo stati incoraggiati ad amare la Chiesa che Paolo VI ha amato, che ha invitato a essere “povera e libera” per riuscire a parlare all’umanità contemporanea che ha così bisogno di un dialogo con chi sa pronunciare parole di vita, sa dare speranza e fiducia.

Angelus del Papa a Brescia

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