E quindi uscimmo a riveder le stelle
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Le stelle appunto! Così concludevo la mia precedente riflessione… la mancanza delle stelle, la lontananza dalle stelle, il bisogno delle stelle… nulla può estirpare dal cuore umano questo desiderio (de sidera, siamo attratti dalle stelle e nello stesso tempo ne siamo lontani), nessuna filosofia può prevalere sulla struttura del nostro cuore, del nostro animo. Così al nichilismo imperante nella cultura giovanile si oppone un’unica forza, quella di una purezza sorgiva dell’animo, che lo riempie di inquietudine, di domande, della malinconia di cui parlava Guardini: “Proprio l’uomo malinconico è profondamente in rapporto con la pienezza dell’esistenza. (…) L’infinito testimonia di sé nel chiuso del cuore. La malinconia è espressione del fatto che noi siamo creature limitate, ma viviamo porta a porta con l’assoluto; viviamo porta a porta con Dio. Siamo chiamati da Dio, eletti ad accoglierlo nella nostra esistenza. La malinconia è il prezzo della nascita dell’eterno nell’uomo. La malinconia è l’inquietudine dell’uomo che avverte la vicinanza dell’infinito” [R. Guardini, Ritratto delle malinconia, Morcelliana, Brescia, 1952].
Non toglieremo mai dalla nostra natura quel motore, che spinge i ragazzi ad affermazioni come le seguenti, tratte da loro testi:
“Voglio innamorarmi ed essere amata da qualcuno che possa dare la sua vita per me”
“Non sono normale, non c’è niente che mi dia realmente soddisfazione”
“Mi sento sola, anche quando sono insieme con tante persone”.
Finché il cuore vi suggerirà queste parole sarete vivi, come brace che arde sotto la cenere: benvenuto amico, benvenuto nella compagnia degli anormali, nella compagnia di chi vuole vivere mordendo la vita, perché dalla natura gli è dato il dono del gusto.
Siamo tutti figli del nostro tempo e ne subiamo quindi inevitabilmente il “clima” ma posso dire - stando ormai da oltre venti anni in mezzo ai ragazzi - che nella natura umana c’è una sorta di purezza nativa, una nativa esigenza di felicità che fa muovere un giovane, che lo rende in qualche modo sempre “uguale”, amante della vita, ricercatore instancabile di soddisfazione, inquieto e non rassegnato di fronte ai tanti inviti alla saturazione dell’assurdo che il mondo offre.
L’invito allora è ad un impegno: occorre passare dal desiderio alla volontà, dal desiderio delle stelle, che fa sospirare per la loro bellezza e la loro distanza, alla volontà delle stelle, che fa tendere ad esse, fa camminare o volare per poterle raggiungere, gridando le parole del salmo 26:
Di te ha detto il mio cuore:
“Cercate il suo volto”;
il tuo volto Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto…
Oppure, con le parole di Sant’Anselmo d’Aosta: “Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti”.
La paura, la non accettazione, la mancanza di volontà nel perseguire e sperimentare le proposte offerte loro: questo è il punto debole, il rischio dei ragazzi di oggi. Quante volte li ho visti percepire l’aprirsi di un orizzonte di senso, di impegno vero della propria esistenza e subito dopo rinunciare a questa possibilità, ritrarsi nel solito mondo che non li soddisfa, accettare il compromesso di una quotidianità sicura rispetto all’avventura dell’ignoto. Per paura, per comodità, perché la strada alternativa verso il vero, anche se luminosa, appare di fatto la più tortuosa, viene percepita come la scelta più impegnativa…
La libertà, intesa come capacità di aderire, di volere ciò che si è presentito come vero e come bene per sé: in questo cammino presentiamo di doverli accompagnare, di non poterli lasciare soli, con la percezione che si tratti di un percorso troppo difficile e arduo rispetto alle proprie forze, affinché tra le sagome confuse delle cose possano individuare ciò che il cuore attende, possano “tornare a riveder le stelle”.