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Fabio Luoni, nuovo presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano

Fonte:
CulturaCattolica.it
Intervista a Fabio Luoni, nuovo presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano

Fabio Luoni, tu sei appena diventato presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano: che cosʼè il MVA, come lavora, che rapporto ha con il Movimento per la Vita nazionale?

Il Movimento per la Vita Ambrosiano è una Associazione, basata sul volontariato, che opera a Milano nell’ambito della difesa del valore della vita. In particolare i nostri obiettivi sono Promuovere il rispetto della vita umana dal concepimento, in tutte le sue esigenze e in tutto l’arco del suo sviluppo, fino al termine naturale. Favorire, attraverso un forte impegno educativo, rivolto soprattutto ai giovani, la formazione di una mentalità di accoglienza e di rispetto della vita Informare su ciò che concerne la vita e la morte umana: amore, sessualità, procreazione responsabile, vita prenatale, adozione, famiglia, aborto, manipolazioni genetiche, procreatica, eutanasia, suicidio. Siamo federati al Movimento per la Vita Italiano insieme ad altri 300 Movimenti locali, a oltre 224 Centri e servizi di Aiuto alla Vita e a oltre 60 Case di Accoglienza per mamme e bambini.

Tu hai 31 anni. Non è consueto che un giovane della tua età si impegni a questo livello su questi temi perciò, ti chiedo, chi sei? Qual è la tua storia?

Innanzitutto, sono sposato da 5 anni con Patrizia e ho 3 bimbi, Rebecca, Benedetta e Gabriele di 4, 2 e 1 anno. Nel 2002 insieme ad altri amici ho fondato l’associazione Nuove Onde con finalità simili a quelle dell’MPV. Ho vissuto anche un’esperienza politica per 10 anni nei consigli di zona a Milano dove ho cercato di promuovere iniziative che mettessero al centro la promozione della vita e della famiglia. Ritengo importante l’impegno politico per poter incidere concretamente promuovendo leggi e iniziative a favore della vita e a sostegno della famiglia. Ho conosciuto in modo approfondito l’MVA in occasione del referendum sulla Legge 40 per la procreazione medicalmente assistita: distribuivano volantini, si partecipava a dibattiti e incontri, si attaccavano manifesti per promuovere l’astensione al referendum, in modo che non venisse peggiorata la Legge 40, che già di per se non rispetta integralmente la dignità degli esseri umani, ma quel referendum l’avrebbe peggiorata. Insomma, ho sempre considerato come centrale in ambito sociale educativo e politico, porre la centralità del tema della vita umana.

Il Movimento è dichiaratamente contrario all’aborto, ma mettere oggi in dubbio che l’aborto sia un diritto da molti è visto come mettere in dubbio il voto alle donne: semplicemente un’assurdità! Non ti sembra quindi che le battaglie condotte dal MPV siano anacronistiche, oppure pensi ci sia spazio per cercare di diffondere la cultura della vita oggi, nel XXI secolo?

E’ certamente una battaglia difficile, da combattere prima di tutto sul piano culturale, proprio perché anche in Italia il diffondersi di una cultura relativista, che trasforma in diritti ogni desiderio (capriccio) individualista ha portato al ribaltamento della realtà, anche nell’uso dei termini. In questo l’approvazione della Legge 194 sull’aborto, purtroppo è stata determinante, poiché come sempre accade le leggi fanno cultura: così l’aborto per il solo fatto di essere permesso per legge è diventato di accettazione diffusa, e poi per alcuni un diritto. Pensiamo solo all’impressionante differenza di percezione rispetto ad un possibile figlio con un handicap. Oggi si parla addirittura di diritto ad avere un figlio sano, come se il figlio fosse un’automobile, un frigorifero o un qualsiasi frutto della produzione industriale per cui, se il prodotto è difettoso si butta via perché “io ho diritto ad avere il prodotto che funziona bene!”. Bisogna quindi agire dal punto di vista culturale ed educativo. Inoltre, in questi 30 anni l’MPV si è anche “sporcato le mani” partecipando alle difficoltà concrete e alle sofferenze delle mamme, affiancando all’azione culturale dei Movimenti per la Vita (carità educativa), l’opera materiale dei Centri aiuto alla Vita e delle case di accoglienza (carità materiale). Questa combinazione tra carità educativa e carità materiale ha reso nel tempo l’MPV un autorevole interlocutore sulle questioni della vita e sono quindi fiducioso che questo porti ad un cambiamento graduale in positivo della cultura della vita. Anche perché all’opposto si propongono soluzioni che, oltre a provocare l’uccisione del bambino, lasciano le donne sole e abbandonate a se stesse, il caso della RU486 è indicativo della direzione in cui si muove la cultura della morte. Sono fiducioso quindi che alla fine la gente percepisca questa differenza nell’attenzione e nel prendersi cura dei bambini, delle mamme e delle loro difficoltà che rendono ancora più credibile il messaggio culturale positivo di apertura e accoglienza della vita.

E i rapporti del MVA con la Chiesa? Molti ritengono che la battaglia per la vita sia un tema solo cristiano, e anzi cattolico.

Chi pensa questo commette un errore, e in alcuni casi fa comodo ridurre il dibattito sul valore della vita allo scontro cattolici – laici. Certo per me, come per tante persone. la Fede Cattolica è fondamentale, ma affermare il valore della vita umana è un dato di realtà e verità comprensibile razionalmente: si tratta di un messaggio semplice, riportare al centro la questione antropologica, spiegare chi è l’uomo e quale sia la sua dignità. Il dato di realtà razionale ci dice che l’uomo è tale dal concepimento alla morte naturale, che non esistono stati in cui uno è meno essere umano, altrimenti siamo in balia delle culture, dei desideri, o delle maggioranze politiche del momento, che decidono che una certa condizione dell’uomo, il colore della pelle, una presunta malattia, l’appartenenza ad una razza, o semplicemente il fatto di essere di piccole dimensione e di non potersi esprimere, costituiscono fattori di un grado minore di dignità e quindi di diritto, da cui discende che altri esseri umani abbiano diritto di deciderne la morte. La convivenza comune di una qualsiasi comunità si basa primariamente sul fatto che un essere umano non è autorizzato a togliere la vita ad un altro. Quando questo è avvenuto nella storia abbiamo avuto le guerre e le peggiori tragedie, e l’aborto numericamente è la maggiore di tutte queste. Questo avviene perché, come al tempo della schiavitù l’occidente civilizzato diceva che i neri non erano degli esseri umani con gli stessi diritti dei bianchi, così la tragedia dei nostri giorni è che, nello stesso occidente civilizzato e non solo, si dice che ci sono degli esseri umani che siccome stanno nella pancia della mamma, sono piccoli, non possono parlare, o hanno qualche presunta malformazione non sono esseri umani con gli stessi diritti degli altri. Chissà se, come oggi a secoli di distanza diciamo “che pazzia la schiavitù”, così tra qualche generazione gli uomini capiranno e diranno “che pazzia l’aborto”.

Per concludere: quali saranno le novità che il MVA intende proporre riguardo le proprie attività nel prossimo anno?

Ritengo che sia importante proseguire la campagna di sensibilizzazione sulle questioni dell’eutanasia e del fine vita, partecipando al dibattito attuale in questo periodo. Poi mi piacerebbe fare iniziative di sensibilizzazione e informazione sulle pillole abortive “la pillola del giorno dopo” e la RU486, rivolgendoci principalmente ai giovani, le principali vittime di queste pillole. Unito a questo un concorso scolastico che si fa da quasi 30 anni, le attività del nostro centro studi sull’affettività e la sessualità, uniti alla presenza di un gruppo giovani e di un sito internet www.movimentovitamilano.it , sono segni dell’attenzione che l’MVA ha per i giovani e per le nuove generazioni: questo è il migliore investimento per la continuità della nostra azione. Poi, semplicemente, vogliamo proseguire l’azione culturale in linea con il movimento nazionale, continuando a creare le condizioni per arrivare prima ad una modifica della legge 194 e poi alla sua cancellazione. Non dobbiamo cadere nel tranello di dire “basta applicare bene la Legge 194”, dobbiamo invece ricordarci che quella legge è ingiusta e che il discorso culturale che facciamo sul valore della vita non sta in piedi se poi diciamo che comunque ci va bene che lo Stato permetta e offra strutture in cui abortire.

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