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"Schifidol puzz" l'antidoto alla bellezza

Fonte:
CulturaCattolica.it

La notizia risale alla scorsa settimana, in una scuola elementare di Torino 16 alunni sono stati intossicati, il colpevole? Un album di figurine - lo 'Schifidol Puzz' - lo hanno appurato i funzionari dell'Asl, intervenuti alla scuola europea Altiero Spinelli per accertare le cause del bruciore agli occhi e del mal di gola che aveva colpito gli alunni della 5/a elementare A e la loro insegnante.

Ci pensate? I nostri bambini cresciuti a merendine e cellulare, che inorridiscono ai racconti dei nonni che non avevano il bagno in casa, ma dormivano con il pitale (o vaso da notte) sotto al letto, i nostri pargoli che si schifano davanti all’odore dei cavolfiori, che se transitate in autostrada nei pressi dei campi concimati da poco si lamentano “che schifo”, proprio loro, sembrano impazzire per le figurine puzzolenti che riproducono l’odore di vomito, escrementi e altre cose simili…
Sulle figurine c’è scritto ‘Strofina e svieni’, ma il suo ideatore spiega che si tratta di una trovata pubblicitaria, le figurine sono sicure, prodotte con tutte le certificazioni necessarie, sono realizzate completamente in Italia, insomma sono un prodotto altamente disgustoso, ma non pericoloso per la salute, un prodotto acquistato si stima, da circa 600/700 mila ragazzi.
Caspita, chi l’avrebbe detto, il business del disgusto.
Come sempre, il problema è un problema di adulti.
Noi le acquistiamo per loro, magari lamentandoci, ma le acquistiamo e comperiamo queste schifezze perché non sia mai che il piccolo si senta inferiore di fronte al compagnuccio che ne ha dieci bustine da portare in classe, e come per il cellulare a 6 anni, o il game boy, ci giustifichiamo dicendo “ce l’hanno tutti”, incapaci di essere veri adulti, di giudicare cosa davvero è buono per loro e insegnare loro che c’è un’età in cui c’è bisogno di un adulto, di un maestro che ci aiuti a distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è, perché è falso che non c’è distinzione, che va bene tutto, che quello che per il momento non ammazza non fa male.

Ci lamentiamo delle generazioni di giovani senza gusto, senza amore per le cose buone e belle e ci scordiamo che quei giovani li abbiamo cresciuti noi, siamo noi i loro maestri.
I 7 milioni di figurine puzzolenti le hanno comperate con i nostri soldi, con il nostro permesso, lo stesso permesso o la stessa disattenzione che permette loro di passare ore davanti alla tv a guardare programmi ameni senza un adulto accanto che li aiuti a dare un giudizio, a fare una critica, la stessa distrazione educativa che fa in modo che anziché accompagnarli a guardare le bellezze che li circondano, si tratti di un fiore che sboccia, o di un quadro al museo dietro casa, li scorda davanti alla tv, o li parcheggia ai baby club dove insegnano loro ad imitare gli adulti ballando la macarena.

Chi si rivolge all’infanzia deve avere la coscienza che si sta rivolgendo agli adulti di domani, non ad un segmento di marketing, ad una fascia di consumatori, ma alla pianta fragile e preziosa dell’albero del domani, chi dimentica questo ha una grande responsabilità, sia esso un genitore, un insegnante, un giornalista, un autore o un imprenditore.

Non esistono scuse.
Chi offre ai giovani brutture d’ogni tipo non può autoassolversi, giustificandosi perché in fondo non è l’unico a farlo, c’è già la cattiva televisione, la cattiva pubblicità, la cattiva musica, la cattiva educazione, non sarà certo la cattiva figurina a far la differenza, in fondo se le comperano vuol dire che piacciono.

Ma chiediamoci come potrà amare la musica chi non l’ha mai ascoltata, la storia chi non ha mai incontrato un maestro innamorato della storia che la sappia raccontare, si è tornati ad amare Dante quando Benigni l’ha recitato in tv, e si son riempite le piazze e i teatri per sentire Benigni e i ragazzi dei Cento Canti e il professor Nembrini declamare il canto 33 della Divina Commedia.
Questo vuol dire che il bello piace, ma ci vuole qualcuno che lo sappia indicare.
Quando a scuola si racconta la bellezza della musica, la magia del violino, la poesia del pianoforte, c’è sempre qualcuno a cui vien voglia di suonare.
Se si ricominciasse a trasmettere l’entusiasmo per la matematica, per le scoperte scientifiche, forse non ci sarebbe il calo delle iscrizioni alle facoltà scientifiche universitarie.
Insomma, siamo alle solite, ci lamentiamo delle nuove generazioni che non sanno guardare al futuro e ci scordiamo che siamo noi ad averle cresciute

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