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Eluana e una lista di contraddizioni

Fonte:
CulturaCattolica.it

Caso Eluana Englaro. Adesso che si è trovato il lager e i carnefici che daranno la morte alla donna, dopo aver scritto fiumi di parole (persino in musica), non ci resta che riassumere alcune pesanti contraddizioni della vicenda. Contraddizioni reperite a livello laico e razionale, per piacere a coloro che in casi come questo non vogliono sentire argomenti di tipo religioso.

FARMACI. Finora Eluana è stata tenuta in vita principalmente idratandola e nutrendola. Come si idrata e si nutre un qualsiasi bambino. Niente medicine. I farmaci saranno necessari d’ora in poi, per “aiutarla” a morire.

CERTEZZE 1. Il padre e il medico che farà il lavoro sporco non hanno dubbi: Eluana è morta diciassette anni fa (abbiamo tutti sentito la dichiarazione alla stampa). E’ un falso: Eluana non è morta. E’ viva e sarà portata alla morte. Se barano con le parole è solo per mettersi a posto con la coscienza.

CERTEZZE 2. Eluana, essendo morta, secondo costoro non soffrirà. Ne sono certi. Ma allora vuol dire che non soffre nemmeno adesso. E dunque, per quale dannato motivo bisogna farla morire prima del tempo?

CERTEZZE 3. Quelle che l’ineffabile Presidente della Camera, on. Fini, dice di non avere. Ovviamente si riferisce alle certezze del partito anti-eutanasia. Ma se non ci sono certezze, non sarebbe proprio il caso di lasciare tutto come sta?

PAROLE. Come suonano strane, in questo contesto! Un giornalista parla del medico che ha “in cura” Eluana. Tragico lapsus. Un’altra pesa meglio le parole: il medico che si “occuperà” di Eluana. Lessico evasivo, nel secondo caso; amaramente contraddittorio nel primo. In ogni caso, le parole non riescono più ad adattarsi alla figura di un medico. Occorrerà trovare un nuovo lessico, che attenui le atroci ed evidenti contraddizioni.

TESTAMENTO BIOLOGICO. Non c’è stato alcun testamento di questo tipo (d’altro canto non ancora previsto dalle legge italiana). Pare che Eluana, allora minorenne, abbia espresso il proprio parere davanti al caso di un suo amico. Unica fonte attendibile: il signor Englaro. In Italia una minorenne non ha il diritto di firma (a scuola, per esempio, quando fa un’assenza), né quello di condurre un’autovettura, né il diritto di voto. Ma in questo caso, in questo unico caso, ci si appella alla sua “decisione”. In realtà per lei deciderà il padre. Che confusione!

ACCANIMENTO TERAPEUTICO. Questo non è un caso di accanimento terapeutico (Eluana non è tenuta in vita artificialmente). Semmai è un caso di accanimento necrofilo. Eluana deve morire perché è già morta. E il padre non sente ragioni. Nemmeno quelle delle suorine, che l’hanno pregato e ripregato: la lasci a noi! Per quelle suorine, che l’hanno accudita fino ad oggi, Eluana non è una morta. Perché non possono continuare a vegliare su di lei?

PROSPETTIVE. Lasciamo stare la retorica mistica di quelli che tirano in ballo la religione quando fa comodo a loro, e che poeticamente ripetono “Lasciamola tornare alla casa del Padre!”. Noi non siamo Rosy Bindi, e abbiamo deciso di tenere fuori la fede. Tra due settimane Eluana andrà sotto terra, preda dei vermi e della decomposizione. Fino ad oggi è stata nutrita e accudita, nella speranza di un risveglio. Quale condizione, quale prospettiva è migliore?

SILENZIO. E’ il ritornello pietoso. Tutti zitti di fronte al dolore della famiglia. Troppo facile, farisaico, pilatesco. Quella famiglia sta combattendo con ogni mezzo per condannare a morte un essere umano. Questa è eutanasia e (con tutta la comprensione per gli Englaro) la cosa non può passare sotto silenzio. Altrimenti passa il principio che al dolore soggettivo di una persona tutto è consentito. Provate voi a declinare in tutti i casi possibili ed immaginabili un tale principio. E’ devastante!

MAGISTRATI. Giusto dire che non ce la possiamo prendere con i magistrati, perché la colpa reale è della politica che non fa le leggi. Ma questa vicenda è comunque esemplare: il sonno della politica genera mostri!

SANITA’. Le strutture sanitarie, per la prima volta nella storia dell’umanità, sono legalmente autorizzate e quasi istigate a dare la morte al paziente, invece che le cure per la vita. Purchè lo facciano con tutta la delicatezza possibile. Ad Eluana toglieranno l’alimentazione e l’idratazione, ma la sentenza prevede che ogni tanto le si bagnino le labbra. Al condannato sul patibolo non si nega la spugna imbevuta d’aceto. Non si sa se ridere o piangere!

E qui mi fermo. Ma la lista potrebbe continuare. Ai nostri lettori il compito appassionante di trovare altre laiche e razionali obiezioni a questa vicenda paradossale e disumana.

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