Assalto alla diligenza: omosessuali all'attacco
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Si stanno avvicinando le elezioni europee (7 giugno 2009): la legislatura 2004 – 2009, la sesta, si concluderà il 7 maggio, a Strasburgo, ma la campagna elettorale credo sia di fatto già iniziata, e chi pesca voti in ambiti “particolari” forza le posizioni per captatio benevolentiae degli elettori interessati a quel particolare settore…
Nel mondo si sta con il fiato sospeso per la guerra a Gaza, la recessione mondiale investe l’Europa, la disoccupazione è sempre più incombente, le periodiche impuntature di Putin sul gas russo, che usa come arma di pressione quando il freddo colpisce di più, preoccupano molti Paesi e l’UE, ma una nostra vecchia conoscenza, anche se è una Signora giovanile di 45 anni, l’On. Sophia in’t Veld, Eurodeputata olandese del Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, co-presidente del LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Tansgender o transessuali), l’Intergruppo più numeroso del Parlamento europeo, ha deciso di chiedere alla Commissione di intervenire in difesa di milioni di europei dalla violenza discriminatoria di Benedetto XVI. Non ho forzato alcun termine, sono tutti citati dall’Onorevole.
La Signora Sophia in’t Veld, avendo dato una scorsa al discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai membri della Curia e della Prelatura Romana per la presentazione degli auguri natalizi, pronunciato il 22 dicembre 2008, ed in particolare al passaggio riportato al termine dell’articolo per un Vostro pronto riscontro, il 5 gennaio non ha perso tempo, ha preso carta e penna (si fa per dire: oggi si dovrebbe citare tastiera e monitor, ma è meno romantico n.d.r.) ed ha inviato una lettera aperta a José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, chiedendo il Suo intervento per la grave istigazione alla violenza perpetrata dal Papa.
La tecnica è sempre quella adottata in questi casi: si travisa abilmente il testo in oggetto facendolo apparire, a chi non va a verificare la fonte, come una sobillazione alla discriminazione, quando non addirittura alla violenza. A questo punto ci si atteggia a vittime e si invoca la protezione da questi soprusi. È la tecnica costantemente applicata dagli omosessuali in Parlamento e nella loro pubblicistica. In questo caso il Papa è accusato di criminalizzare gli omosessuali, chiamando i cattolici a difendere l’umanità dalla rovina che questi potrebbero arrecare (letteralmente). Certo il Papa si è permesso di riprendere un’evidenza che è sotto gli occhi di tutti perché è scritta dall’inizio dei tempi nel libro della vita: «il matrimonio, cioè il legame per tutta la vita tra uomo e donna, come sacramento della creazione, che lo stesso Creatore ha istituito e che Cristo ... ha poi accolto.»
Bisogna riconoscere che è imputabile a “colpa” del Papa se le coppie omosessuali non sono in grado di garantire il futuro dell’umanità, e aver avuto l’ardire di ricordarlo! D’altro canto non è la prima volta che il Santo Padre viene accusato di fornire il supporto culturale all’omofobia (sic!).
Poiché qualcuno ha la sfrontatezza di dire che ciò non è più vero perché la scienza sopperisce a questa limitazione delle coppie dello stesso sesso, si deve demistificare questa gravissima violazione e la relativa forzatura delle leggi di natura, che il Papa definisce in poche semplici parole, semplici perché vere: «difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione.»
Uscendo dalla polemica contingente, occorre impedire che questa potente lobby ricorra più a questi “sotterfugi” procedurali, intellettualmente scorretti, per avvalorare posizioni altrimenti culturalmente inconsistenti ed indifendibili. Sia chiaro che nessuno di noi è tenero verso le discriminazioni e, peggio, verso le violenze, più volte abbiamo sottolineato il doveroso rispetto di queste persone. Ma il troppo storpia sempre: non si pretenda di imporre i matrimoni gay, e le adozioni da parte di coppie omosessuali come riconoscimento di «diritti naturali.» Senza parlare della ostentazione dell’orgoglio omosessuale. Nessuna discriminazione, anzi rispetto, misure legislative che agevolino talune possibilità ed aspetti relazionali, ma nessuna imposizione camuffata da riconoscimento di presunti diritti.
Aggiungo che personalmente sono offeso dalle reiterate accuse al Papa, dalle ripetute distorsioni del Suo pensiero, dai conseguenti atteggiamenti vittimistici. Per essere chiari: impedire ogni discriminazione, ma impedire che si definisca propagandisticamente discriminazione, ciò che non lo è! L’obiettivo è delegittimare la Chiesa, perché in questo relativismo imperante è rimasta l’unica vera e riconosciuta autorità morale che difende la dignità e i diritti umani autentici.
Inoltre credo sarebbe opportuno che qualcuno cominciasse a rispondere: «Abbiamo cose serie e urgenti cui pensare.» Oppure prevale l’inconfessato timore della lobby!
Dal discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, Sala Clementina, Lunedì 22 dicembre 2008
«Poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell’uomo, intesa nel senso giusto. Non è una metafisica superata, se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato. Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio. Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine “gender”, si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore. L’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda. Ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore. Le foreste tropicali meritano, sì, la nostra protezione, ma non la merita meno l’uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione. Grandi teologi della Scolastica hanno qualificato il matrimonio, cioè il legame per tutta la vita tra uomo e donna, come sacramento della creazione, che lo stesso Creatore ha istituito e che Cristo – senza modificare il messaggio della creazione – ha poi accolto nella storia della sua alleanza con gli uomini. Fa parte dell’annuncio che la Chiesa deve recare la testimonianza in favore dello Spirito creatore presente nella natura nel suo insieme e in special modo nella natura dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Partendo da questa prospettiva occorrerebbe rileggere l’Enciclica Humanae vitae: l’intenzione di Papa Paolo VI era di difendere l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione».