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«Chi salva una persona salva il mondo»

Autore:
Guastalla, Guido
Fonte:
CulturaCattolica.it

Solo gli ingenui o gli sprovveduti potevano illudersi che il caso Eluana avrebbe potuto concludersi, dopo la sentenza della Corte di Cassazione al di fuori dei riflettori dei media. Non lo volevano coloro che questa sentenza fortemente auspicavano, non lo potevano coloro che per motivi etici e/o religiosi la contrastavano: i primi perché attraverso questa sentenza passa il principio della legittimità dell’eutanasia, i secondi perché di fronte ad un essere umano, considerato persona, creatura divina, sempre fine e mai mezzo, deve essere fatto valere il principio della sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale.
Lascerei da parte le proteste, spesso rumorose, di chi accusa la Chiesa e le religioni in generale per voler, si dice, “imporre” soluzioni in ambito giuridico che sono prerogative della statualità secolare.
Proporre soluzioni che non intersecano il consenso degli altri è comunque lecito anche se non possono essere trasformate in leggi per tutti. Ma allo stesso tempo, citando Habermas: “La neutralità del potere statale per ciò che concerne la visione del mondo, garanzia di eguali libertà etiche per ogni cittadino, è inconciliabile con la generalizzazione politica di una visione del mondo secolaristica”. In buona sostanza la permanenza del dibattito e delle proposte etiche e religiose nell’ambito della società civile garantisce la neutralità dello stato ed evita i pericoli di uno stato etico, così come abbiamo conosciuto nel ’900 con l’esperienza degli stati totalitari di destra e di sinistra; è esattamente il contrario di ciò che temono i laicisti.
Mentre tutte le religioni, più o meno si schierano dalla parte della vita, vorrei qui, nello spazio breve di un intervento, presentare alcune riflessioni della tradizione ebraica, al cui interno le posizioni non sono, né mai sono state univoche ma sempre dialettiche e dialogiche.
Già nella Bibbia, nei Profeti Anteriori, libro di Samuele si racconta che il re Saul, ferito in battaglia,
per non cadere prigioniero dei nemici si rivolga al suo scudiero con queste parole: «Sfodera la spada e uccidimi», ma lo scudiero si rifiutò perché temeva assai, e allora Saul afferrò la spada e vi si gettò sopra (1 Samuele, 31,4): Sembra quindi che già nell’antichità, nella tradizione ebraica, non fosse consentito farsi dare la morte, anche se esplicitamente richiesta.
Le problematiche che nel frattempo si sono sovrapposte, con lo sviluppo della medicina contemporanea, hanno dato luogo a discussioni estremamente complesse, per le quali evidentemente le soluzioni proposte, non sempre coincidenti, tengono conto dell’estrema varietà dei casi: in linea di massima si può dire che mentre l’uccisione attiva (cioè l’eutanasia) è sempre proibita, su quella passiva (cioè l’accanimento terapeutico) la discussione può portare in alcuni casi a decisioni diverse.
Ma quale è il caso di Eluana? Lo stato di coma vegetativo irreversibile non comporta la necessità di cure, né tantomeno di accanimento terapeutico. Per inciso, ben diverso lo stato clinico di Papa Giovanni Paolo II per il quale ulteriori terapie mediche non avrebbero potuto far continuare la vita, ma solo ritardare, magari di poco, la morte. Si tratta di fornire, sia pure con la sonda, il cibo e i liquidi per far continuare una vita che, pur apparentemente non cosciente, ha una sua normalità, di cui non possiamo conoscere con precisione stati di sofferenza e di gioia, e gli esiti finali. Inoltre, anche nel caso che venisse promulgata una legge sul testamento biologico, in questo caso mancherebbe il presupposto fondamentale, e cioè l’esplicita dichiarazione di consenso da parte del diretto interessato. Anche l’interpretazione del comma dell’art. 32 della Costituzione quando afferma “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della vita umana”, sembra andare nella direzione di un diritto naturale, prepolitico e non contrattuale, secondo il quale il rispetto della vita umana è un limite che non può essere valicato. Il pensiero religioso indica a quello non religioso la necessità di limiti invalicabili, la cui violazione porterebbe inevitabilmente a forme di relativismo etico, le cui conseguenze, purtroppo, hanno devastato la storia dell’umanità, fino alle aberrazioni del XX secolo. Ecco perché il caso di Eluana è così emblematico. Nella tradizione ebraica, nelle Massime dei Padri si dice che “chi salva una persona salva il mondo”: salvare Eluana e il suo diritto alla vita può, oggi, contribuire a salvare il mondo.

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