“Cos’è un uomo, perché tu te ne prenda cura”?
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I pro vita e i pro morte, o eutanasia, in realtà il caso di Eluana per cui un giudice ha detto si sospenda l'alimentazione, non deve lasciarci tranquilli, perchè ci sono tanti casi "Eluana" dove la vita viene accudita, valorizzata, celebrata direi, perchè ogni istante di vita non vada perduto, che dire di loro?
La domanda, che un autore di 2500 anni fa ha lasciato scritto in un salmo, è ancora attuale. Cos’è un uomo? E’ da questa risposta che si può poi decidere cosa farne quando quest’uomo non riesce più a camminare, parlare, agire.
Esistenza deriva da ex + sistentia, che vuol dire avere l'essere da un altro. Dipendere. Se non si vuole dipendere, allora è appena normale che si voglia eliminare chi può solo dipendere.
Spesso chi ha potere pensa allora di potere dire cos’è un uomo – o cosa non è un uomo, di avere in mano la sua e-sistenza. Può essere un giudice, un politico, e possiamo essere anche noi.
Ma la nostra e-sistenza, dipende veramente solo da altri uomini? Vorremmo veramente che l’essere, o non essere, uomini dipenda solo da altri uomini? Cos’è l’uomo, perchè noi ne abbiamo cura?
Di seguito troverete lettere che ripropongono domande sul caso Englaro. Perché la domanda è per tutti noi.
SamizdatOnLine
e-mail inviata ad Avvenire e Il Foglio 15 luglio:
Caro direttore,
Quando la morale si trasforma in moralismo inevitabilmente è costretta a tagliare pezzi interi di realtà dal proprio orizzonte; un moralismo che si alimenta di un mortifero nichilismo è spesso costretto a cadere in contraddizione.
Come ha affermato Eugenia Roccella, in una recente intervista, «nessuno permetterebbe che un bene materiale, una casa, ma anche solo un'auto, passasse in eredità senza un testamento scritto, con tanto di bollo notarile, mentre per lasciar morire una persona bastano un paio di frasi dette davanti a qualcuno»: se non è ideologia nichilista questa, non si capisce cosa possa esserlo.
E' terribile il senso di impotenza che si prova dinnanzi a quella che viene sentita come un'evidente ingiustizia, perpetrata proprio da coloro che la giustizia dovrebbero amministrarla in nome del popolo e del bene comune. Fatti tutti gli scongiuri del caso, se Eluana morirà nel modo atroce che le è stato prospettato un fatto imponente e tragico s’imporra ai nostri occhi: chi potrà considerarsi al sicuro dinnanzi all’uomo che si sostituisce a Dio? Nel caso specifico: chi potrà evitare di divenire una potenziale vittima di giudici i quali, smettendo di curare l'applicazione delle leggi, sempre più si stanno ponendo come forza che vuole egemonizzare, nel senso di guidare, la società andando proprio contro di essa e il suo sentire comune?
Sono proprio questi i motivi che giovedì 17, aderendo all’appello lanciato da Il Foglio e da Tempi, non potranno non spingerci ad essere tutti presenti, almeno idealmente, in piazza Duomo a Milano: consegniamo una bottiglia d’acqua perché la povera Eluana Englaro non muoia di sete e per gridare a gran voce che né un giudice, né nessun altro può sostituirsi alla sua volontà e alla volontà di ogni singolo essere umano
Tempi duri e di instancabile preghiera ci aspettano.
Nicola Currò
Quante Englaro nelle corsie
Sul caso di Eluana Englaro segnalo il lucido comunicato stampa di Medicina e Persona. Chi volesse approfondire il tema può trovare molti altri spunti. Sono un po' in imbarazzo perché le cose vere e serie sono già state dette meglio di quanto non possa fare io; ma ci sono delle domande che mi rodono dentro.
Eluana è una signora in coma vegetativo, ma le motivazioni addotte per giustificare l'interruzione dell'alimentazione nel suo caso potrebbero valere per molti altri. Nelle corsie degli ospedali e delle case di riposo ci sono moltissime persone anziane affette da demenza all'ultimo stadio; rattrappite, piene di decubiti, non riconoscono più nessuno, sono alimentate e idratate con il sondino nasogastrico o con la "PEG" (un tubicino che esce direttamente dallo stomaco attraverso la parete addominale). Tutti casi di "accanimento terapeutico" da interrompere? ...
Insieme per Costruire
Le spine di Eluana
Si fa presto."Staccate la spina". In gergo l'espressione si riferisce alla interruzione della ventilazione meccanica relativa a dun paziente in rianimazione. Si può, legalmente, staccare la spina? SI, se si é accertata la morte cerebrale (con la cessazione di tutte le funzioni dell'encefalo) e il paziente, ad esempio, non é potenziale donatore di organi.
Ma Eluana Englaro respira da sola, autonomamente, adeguatamente. "senza ingombro tracheobronchiale" come si legge nella sentenza dei giudici di Corte di appello di Milano (pag 15).
Si fa presto. "Stop alle macchine". Neanche fossero le rotative di un quotidiano ...
Vino e Mirra