Pellegrini a Loreto
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Trovo nell’ultimo numero del mensile della Fraternità di San Carlo Borromeo un’osservazione che vado sperimentando: “Il ritiro implica una posizione personale più matura. Il pellegrinaggio invece nella sua semplicità chiede soltanto di aderire. In un ritiro i concetti possono rimanere astratti, in un pellegrinaggio li vivi…”. I giovani missionari raccontano dei lunghi giorni del ‘Camino di Compostela’, mentre invece noi qui più semplicemente stiamo per iniziare il pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. In realtà, il pellegrinaggio comincia e termina con l’affidarsi di un mendicante. Fin da subito ti affidi alla variegata compagnia che trovi in corriera e all’autista che conduce il mezzo. Nell’ampio stadio di Macerata stai alle indicazioni del servizio d’ordine che indica gli spazi e i tempi dell’attesa e ti offre l’essenziale necessario: il cappellino e la corona del Rosario. L’affluire della gente dà una prima percezione visiva del grande popolo nel quale la vita cristiana ci innesta; qualcosa di simile si percepisce in piazza San Pietro; alla fine ci diranno che il numero dei partecipanti ai pellegrinaggio avrà raggiunto gli ottantamila. Anche la presenza autorevole della Chiesa, con alcuni vescovi tra cui l’iniziatore del pellegrinaggio Monsignor Giancarlo Vecerrica e il cardinal Bagnasco, allarga l’orizzonte. Dopo la Messa, subito la strada si apre all’immensa fila dei pellegrini che di passo in passo volgono alla meta. Riconosci il privilegio di essere accompagnato da chi ti offre il senso del cammino e ti sostiene con la preghiera, i canti, le parole, le testimonianze. “Sono solo un uomo, ho quindi bisogno di segni visibili… Capisco però che i segni possono essere soltanto umani. Desta quindi un uomo, in un posto qualsiasi della terra, e permetti che guardandolo io possa guardare Te”, dice il poeta polacco Milosz in una citazione che commenta un mistero del Rosario durante il cammino.
A tratti avverti in modo più vivo la grazia nella quale sei immerso: come sarebbe possibile avanzare nel percorso della vita senza amici e senza guida, senza qualcuno che chiarisce lo scopo e testimonia l’esistenza del bene e la sua grandezza? Mi ha sempre colpito, fin dall’antico tempo in cui ho camminato per dieci giorni da Lublino a Czestochowa, che al pellegrino basta esattamente il suo povero equipaggiamento, basta il sostegno dell’ideale e della compagnia. La fatica, il sonno, la pesantezza della lunga strada, vengono riscattate da una parola, un volto, uno sguardo. Presto arriva il primo chiarore del giorno, ed è facile indovinare l’oriente dalla parte del cielo che si apre alla luce. Così si approda all’ultimo affidamento, davanti alla Madonna di Loreto, in mezzo alla calca che diventa più fitta perché, proprio mentre arriviamo in piazza, comincia a piovere. Andremo ad affidare noi stessi e le persone che si sono consegnate al nostro pellegrinaggio, nella casa di Nazaret, lì dove una nuova vita, feconda per tutti, è germogliata nel ventre di una giovane donna di nome Maria.